Tassati anche i tubi dell'acqua
La Provincia chiede soldi a cittadini e Comuni per una legge del '66
TERAMO. «Mi sono visto arrivare questa richiesta di pagamento per una tassa davvero anacronistica. Mi chiedono oggi di pagare 77 euro per una concessione che mia madre chiese nel 1966. E' assurdo». A denunciare questo nuovo balzello che scava nel passato è Gaetano Grandoni, insegnante residente a San Benedetto del Tronto ma con un terreno di proprietà a Controguerra. E' proprio qui che la Provincia è andata a "scavare" per applicare la nuova tariffa sull'attraversamento interrato del suolo demaniale, vale a dire una tariffa che si applica per aver attraversato con tubature o condotte dei terreni pubblici.
IL CASO. Nel caso del signor Grandoni si tratta di una vera e propia tassa sul tubo dell'acqua visto che le 77 euro a lui richieste dalla Provincia sono per il passaggio dei tubi dell'acquedotto sotto la strada provinciale, richiesta fatta dalla madre 45 anni fa per l'allacciamento dell'acqua. «Mi è arrivata pochi giorni fa la lettera della Provincia che mi chiede di pagare la somma entro dieci giorni», spiega, «vogliono che paghi gli ultimi cinque anni, poichè gli altri sono andati in prescrizione, sono poco più di 15 euro l'anno, ma non è tanto la cifra che è esigua, più che altro è una questione di principio, tassare qualcosa di primario come la fornitura d'acqua è ingiusto».
PAGANO TUTTI. Una nuova tariffa, quindi, che la Provincia sta calcolando in questi giorni chiedendo ai cittadini i relativi pagamenti per ultimi cinque anni. La stessa richiesta sta arrivando in questi giorni non solo ai privati ma anche e soprattuto agli enti pubblici. «Chiedendo informazioni sul pagamento che mi è arrivato ho scoperto, ad esempio, che al Comune di Controguerra è giunta la stessa richiesta di pagamento per la cifra di 15mila euro», spiega ancora Grandoni, «che, per un piccolo ente di questi tempi, non sono pochi. Immaginiamo quanto costerà ai Comuni più grandi».
PERCHE' LA TASSA. Da dove spunta fuori questo nuovo balzello? Questo genere di concessioni veniva un tempo pagato una tantum ma una sentenza della Corte Costituzionale del 2008 ha stabilito che venisse trasformato in una tariffa annuale. «Siamo costretti ad adeguarci perché la sentenza è stata poi recepita dal ministero delle Finanze in una circolare del 2009», si giustifica Davide Calcedonio Di Giacinto, assessore provinciale al Bilancio con delega anche ai Tributi, «il cambiamento è stato votato all'unanimità a giugno dal consiglio provinciale e adesso stiamo applicando la tariffe. Ma presto anche gli altri enti, come i Comuni, dovranno farlo».
CHI PAGA DI PIU'. Stando a quanto riferito dall'assessore a pagare di più saranno gli enti e le società di distribuzione di energia e acqua: cioè i soggetti che più di frequente richiedono questo genere di concessioni. «Di solito è raro che siano ancora i proprietari, cioè i privati, a chiedere direttamente la concessione», aggiunge Di Giacinto, «Ma, ripeto, noi non abbiamo potuto far niente per evitarla. Dobbiamo applicarla perché è entrata nel regolamento. Abbiamo però scelto la fascia più bassa da applicare, cioè di circa un euro al metro, e la tariffa sarà richiesta solo per gli ultimi cinque anni e non per i precedenti».
Quanti sono i soldi che potrebbero così entrare nelle casse dell'ente? Difficile dare una risposta secondo Di Giacinto: «E' molto complesso calcolare il gettito», dice infine l'assessore, «così stiamo andando indietro nel tempo a rivedere ogni pratica e calcolare di volta in volta quanto ci è dovuto».
IL CASO. Nel caso del signor Grandoni si tratta di una vera e propia tassa sul tubo dell'acqua visto che le 77 euro a lui richieste dalla Provincia sono per il passaggio dei tubi dell'acquedotto sotto la strada provinciale, richiesta fatta dalla madre 45 anni fa per l'allacciamento dell'acqua. «Mi è arrivata pochi giorni fa la lettera della Provincia che mi chiede di pagare la somma entro dieci giorni», spiega, «vogliono che paghi gli ultimi cinque anni, poichè gli altri sono andati in prescrizione, sono poco più di 15 euro l'anno, ma non è tanto la cifra che è esigua, più che altro è una questione di principio, tassare qualcosa di primario come la fornitura d'acqua è ingiusto».
PAGANO TUTTI. Una nuova tariffa, quindi, che la Provincia sta calcolando in questi giorni chiedendo ai cittadini i relativi pagamenti per ultimi cinque anni. La stessa richiesta sta arrivando in questi giorni non solo ai privati ma anche e soprattuto agli enti pubblici. «Chiedendo informazioni sul pagamento che mi è arrivato ho scoperto, ad esempio, che al Comune di Controguerra è giunta la stessa richiesta di pagamento per la cifra di 15mila euro», spiega ancora Grandoni, «che, per un piccolo ente di questi tempi, non sono pochi. Immaginiamo quanto costerà ai Comuni più grandi».
PERCHE' LA TASSA. Da dove spunta fuori questo nuovo balzello? Questo genere di concessioni veniva un tempo pagato una tantum ma una sentenza della Corte Costituzionale del 2008 ha stabilito che venisse trasformato in una tariffa annuale. «Siamo costretti ad adeguarci perché la sentenza è stata poi recepita dal ministero delle Finanze in una circolare del 2009», si giustifica Davide Calcedonio Di Giacinto, assessore provinciale al Bilancio con delega anche ai Tributi, «il cambiamento è stato votato all'unanimità a giugno dal consiglio provinciale e adesso stiamo applicando la tariffe. Ma presto anche gli altri enti, come i Comuni, dovranno farlo».
CHI PAGA DI PIU'. Stando a quanto riferito dall'assessore a pagare di più saranno gli enti e le società di distribuzione di energia e acqua: cioè i soggetti che più di frequente richiedono questo genere di concessioni. «Di solito è raro che siano ancora i proprietari, cioè i privati, a chiedere direttamente la concessione», aggiunge Di Giacinto, «Ma, ripeto, noi non abbiamo potuto far niente per evitarla. Dobbiamo applicarla perché è entrata nel regolamento. Abbiamo però scelto la fascia più bassa da applicare, cioè di circa un euro al metro, e la tariffa sarà richiesta solo per gli ultimi cinque anni e non per i precedenti».
Quanti sono i soldi che potrebbero così entrare nelle casse dell'ente? Difficile dare una risposta secondo Di Giacinto: «E' molto complesso calcolare il gettito», dice infine l'assessore, «così stiamo andando indietro nel tempo a rivedere ogni pratica e calcolare di volta in volta quanto ci è dovuto».
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