Tecnica innovativa salva paziente non operabile
All’ospedale di Atri primo trattamento del genere in Abruzzo: in endoscopia messa una protesi che fa scaricare la bile dalla colecisti piena di calcoli
TERAMO. E’ arrivata all’ospedale di Atri in preda a dolorossisime coliche, causate da calcoli a colecisti e coledoco. Ma per lei la chirurgia tradizionale era da scartare. Le condizioni cliniche della paziente, che ha 84 anni, sono troppo compromesse: ha fra l’altro uno scompenso cardiaco e un’embolia polmonare. Quindi la prospettiva sarebbe stata continuare a entrare e a uscire dall’ospedale in preda a coliche biliari sempre più frequenti.
Ma la settimana scorsa sulla paziente di Pineto, C.D.F., è stata applicata una nuova tecnica, per la prima volta in Abruzzo, con un trattamento per via endoscopica della calcolosi su entrambi gli organi. Il chirurgo che aveva in cura la donna, Alfonso Prosperi, ha discusso del complesso caso con il gastroenterologo endoscopista del servizio di endoscopia di Atri, Carmelo Barbera. «La paziente non sarebbe mai stata dichiarata idonea ad affrontare un intervento chirurgico», spiega Barbera, «ma era candidabile al trattamento endoscopico». In particolare il medico ha applicato una tecnica che da più di un anno praticava – fra i primissimi in Italia – all’ospedale di Carpi, da dove proviene.
La particolarità del trattamento eseguito al San Liberatore riguarda la colecisti, sebbene nella stessa seduta siano stati tolti anche i calcoli nel coledoco. La colecisti è stata messa in comunicazione, tramite una protesi metallica, con lo stomaco, in modo da “scaricare” direttamente la bile e gli stessi calcoli nello stomaco. La piccola protesi metallica è in Nitinol (una lega di nichel e di titanio rivestita di silicone) e consente un drenaggio diretto della bile dalla colecisti. L’inserimento della protesi, in gergo tecnico “lumen apposing metal stent”, è stato effettuato interamente con la tecnica ecoendoscopica, che è decisamente meno invasiva della tradizionale tecnica chirurgica la quale, in questo caso, avrebbe avuto insuperabili controindicazioni. L’intervento per quanto riguarda la colecisti è durato una decina di minuti, a cui vanno sommati i tempi per quello sul coledoco. «E’ il primo intervento del genere in Abruzzo, utile a chi non può subire una colecistectomia perchè molto a rischio», spiega Barbera, che l’ha eseguito insieme al collega Candeloro Baldassarre, «si tratta infatti di un intervento puramente palliativo in pazienti ad altissimo rischio chirurgico. Non è un'alternativa alla colecistectomia».
Di norma, infatti, i calcoli in quest’organo si trattano l’asportazione della colecisti per via laparoscopica o laparotomica (cioè con la chiurgia tradizionale).
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Ma la settimana scorsa sulla paziente di Pineto, C.D.F., è stata applicata una nuova tecnica, per la prima volta in Abruzzo, con un trattamento per via endoscopica della calcolosi su entrambi gli organi. Il chirurgo che aveva in cura la donna, Alfonso Prosperi, ha discusso del complesso caso con il gastroenterologo endoscopista del servizio di endoscopia di Atri, Carmelo Barbera. «La paziente non sarebbe mai stata dichiarata idonea ad affrontare un intervento chirurgico», spiega Barbera, «ma era candidabile al trattamento endoscopico». In particolare il medico ha applicato una tecnica che da più di un anno praticava – fra i primissimi in Italia – all’ospedale di Carpi, da dove proviene.
La particolarità del trattamento eseguito al San Liberatore riguarda la colecisti, sebbene nella stessa seduta siano stati tolti anche i calcoli nel coledoco. La colecisti è stata messa in comunicazione, tramite una protesi metallica, con lo stomaco, in modo da “scaricare” direttamente la bile e gli stessi calcoli nello stomaco. La piccola protesi metallica è in Nitinol (una lega di nichel e di titanio rivestita di silicone) e consente un drenaggio diretto della bile dalla colecisti. L’inserimento della protesi, in gergo tecnico “lumen apposing metal stent”, è stato effettuato interamente con la tecnica ecoendoscopica, che è decisamente meno invasiva della tradizionale tecnica chirurgica la quale, in questo caso, avrebbe avuto insuperabili controindicazioni. L’intervento per quanto riguarda la colecisti è durato una decina di minuti, a cui vanno sommati i tempi per quello sul coledoco. «E’ il primo intervento del genere in Abruzzo, utile a chi non può subire una colecistectomia perchè molto a rischio», spiega Barbera, che l’ha eseguito insieme al collega Candeloro Baldassarre, «si tratta infatti di un intervento puramente palliativo in pazienti ad altissimo rischio chirurgico. Non è un'alternativa alla colecistectomia».
Di norma, infatti, i calcoli in quest’organo si trattano l’asportazione della colecisti per via laparoscopica o laparotomica (cioè con la chiurgia tradizionale).
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