Tentato omicidio Presutti: il mandante è un pentito della 'ndrangheta
Il consigliere regionale Bracco ricostruisce la vicenda: questo dimostra che l'Abruzzo non è più un'isola felice
L'AQUILA. «La tesi della Procura non lascia spazio a interpretazioni: il mandante del tentato omicidio avvenuto l'8 giugno 2016 a Silvi ai danni del direttore della motorizzazione civile di Chieti è un pentito di 'ndrangheta da tempo inserito in un programma di protezione. L'ennesimo tassello di un articolato puzzle che dimostra come l' Abruzzo tutto sia tranne che un'isola felice dove le mafie non avrebbero interesse a penetrare. La realtà purtroppo è ben differente». È questo il commento che il Consigliere Leandro Bracco ha reso noto dopo che la magistratura ha formalmente incriminato due persone per il tentato omicidio ai danni di Mario Nino Presutti, direttore della motorizzazione civile di Chieti che poco più di un anno fa, mentre si recava in auto al posto di lavoro, venne affiancato da una persona che in sella a uno scooter 125 esplose un colpo di arma da fuoco che andò a conficcarsi nella portiera dell'autovettura, frantumò un finestrino ma fortunatamente non raggiunse lo stesso Presutti. «La vicenda è complessa - rileva l'esponente di Sinistra Italiana - Il pentito di 'ndrangheta è un 50enne nativo di Tropea, in provincia di Vibo Valentia. Grazie alle proprie rivelazioni ha permesso di scardinare i loschi affari di matrice mafiosa che negli anni sono stati portati avanti proprio a Tropea e a Capo Vaticano, incantevole località balneare che si trova nella frazione San Nicolò del Comune di Ricadi, sempre nel Vibonese. Da ciò che D.C. , queste le iniziali delle generalità del pentito, disse nelle aule di giustizia - spiega Bracco - nacque l'operazione "Odissea" che fece registrare ben 41 ordinanze di custodia cautelare emesse dalla DDA di Catanzaro ai danni di altrettanti affiliati alla cosca Mancuso di Limbadi e La Rosa di Tropea».