Teramo, chiesti 2 anni e mezzo per Robimarga

Il pm: l’urologo-assessore va condannato per peculato, falso e truffa e il dirigente comunale Mariotti merita sei mesi

TERAMO. Il giorno della verità sul caso Robimarga-Mariotti sarà il 18 luglio. Quel giorno è fissata l’ultima udienza, e certamente ci sarà la sentenza, del processo con il rito abbreviato che vede imputati l’urologo della Asl, già assessore comunale del Pdl all’urbanistica, e l’architetto che da anni è il dirigente comunale del settore urbanistica. Ieri davanti al gup Domenico Canosa si è svolta la discussione finale delle parti. Il pubblico ministero Davide Rosati al termine della sua requisitoria ha chiesto due anni e sei mesi di reclusione per Corrado Robimarga, al quale ha ritenuto applicabili le attenuanti generiche, e sei mesi per Stefano Mariotti. I difensori dei due imputati – Fabrizio Acronzio e Antonio Valentini per Robimarga, Pietro Referza per Mariotti – hanno chiesto l’assoluzione dei propri assistiti da tutte le ipotesi di reato ad essi contestate.

Le accuse sono molto pesanti per l’urologo, meno per l’architetto. Robimarga da solo è accusato di peculato, falso ideologico e truffa aggravata ai danni dello Stato. Nel 2011, a seguito di queste accuse, per due mesi è stato sospeso dal servizio in ospedale su ordinanza del gip Guendalina Buccella. Secondo l'accusa Robimarga avrebbe fatto visite a pagamento in ospedale (cinque gli episodi) senza versare il dovuto alla Asl. I magistrati, inoltre, contestano al medico di aver falsificato la cartella clinica di un paziente per coprire presunte irregolarità. Il professionista è inoltre imputato per essersi assentato dal posto di lavoro presentando, secondo l’accusa, falsi documenti alla Asl che attestavano la sua presenza negli uffici comunali come assessore. Nel corso di una perquisizione in uno studio di Robimarga i carabinieri hanno trovato uno dei moduli, firmati in bianco, necessari per ottenere il permesso di assentarsi dal lavoro per questioni legate alla sua carica di assessore. «Tali certificazioni», scriveva il gip Buccella nel suo provvedimento, «venivano compilate al solo fine di giustificare i permessi chiesti e fruiti dal dipendente, indipendentemente dal concreto espletamento di attività connessa all'assessorato». Robimarga è indagato per truffa in concorso con Mariotti proprio per i permessi, firmati in bianco dallo stesso dirigente, che secondo l’accusa facevano risultare falsi impegni legati al proprio incarico di assessore per permettergli di assentarsi dal lavoro.

Robimarga ha risarcito la Asl con quattromila euro per il danno d'immagine causato dall'inchiesta a suo carico, ma questa in realtà ha portato ai vertici dell’azienda sanitaria guai ben più gravi del semplice danno d’immagine. Quando infatti l’urologo, nel bel mezzo dell’inchiesta che lo coinvolgeva, è stato promosso responsabile dell’unità operativa semplice dipartimentale di urologia endoscopica a Giulianova, la procura ha indagato per abuso d’ufficio i massimi dirigenti della Asl (il direttore gerenerale Giustino Varrassi, quello sanitario Camillo Antelli e quello amministrativo Lucio Ambrosj) e i componenti della commissione disciplinare Asl (Gabriella Palmeri, Corrado Foglia, Maurizio Di Giosia e Vittorio Scuteri), che avrebbe indebitamente sospeso la procedura disciplinare a carico di Robimarga. Varrassi e gli altri andranno davanti al gup Canosa l’11 luglio, sette giorni prima della sentenza su Robimarga.

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