Teramo, copiano lo stilista delle Vip Angelozzi: a giudizio
Tre negozianti rinviati a giudizio perché vendevano abiti da sposa non originali con il marchio della maison teramana
TERAMO. A Milano e dintorni, ovvero nella capitale della moda, copiano gli abiti dello stilista teramano Alessandro Angelozzi. Li vendono contraffatti come se fossero originali, al punto da finire rinviati a giudizio per frode in commercio e contraffazione. E’ il caso di tre commercianti di ColognoMonzese. Oppure li copiano e basta e li spacciano per propri, finendo con l’essere costretti a ritirarli. E’ il caso di una nota azienda concorrente di Milano.
A vederle dal lato buono, queste spiacevoli vicende giudiziarie made in Lombardia potrebbero essere considerate come una consacrazione definitiva per il 45enne Angelozzi, stilista di Sant’Egidio alla Vibrata, che grazie al suo estro e ad anni di lavoro duro si è fatto un nome a livello mondiale (la sua azienda vende abiti da sposa e da cerimonia e accessori in tutta Europa, Stati Uniti, Canada e Giappone) e che, a testimonianza dell’importanza e del successo del suo marchio, vanta come testimonial bellissime e famose donne di spettacolo: da Megan Gale a Valeria Mazza, da Aida Yespica a Manuela Arcuri, da Belen Rodriguez a Cristina Chiabotto e tante altre. Non più di un mese fa, l’inaugurazione del suo nuovo punto vendita a Garrufo di Sant’Omero ha visto un’impressionante sfilata di bellezze Vip.
E’ stato invece grazie a due clienti qualunque che Angelozzi, nel 2010, ha scoperto la contraffazione del proprio marchio. Le due giovani donne prossime al matrimonio hanno acquistato abiti da sposa targati Alessandro in un negozio specializzato di Cologno Monzese, poi hanno chiesto chiarimenti via telefono alla casa madre. Che si è subito insospettita, perché non aveva venduto quei modelli a quel negozio (che, pure, era regolarmente autorizzato a commercializzare il marchio). Con l’ausilio di foto inviate dalle clienti si è scoperto che non erano abiti originali. Di qui la denuncia, che ha portato all’apertura di un’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Monza e al rinvio a giudizio dei tre titolari del negozio per due capi d’imputazione: vendita di prodotti industriali con segni mendaci e contraffazione di marchi. Il processo comincerà a settembre davanti al tribunale di Monza. Parti offese, oltre alla ditta di cui è titolare Angelozzi, sono anche le due future spose. Ulteriori indagini sono in corso da parte della maison di moda teramana per scoprire il laboratorio nel quale materialmente si producevano i vestiti contraffatti, che – secondo quanto è emerso dall’inchiesta penale – si troverebbe in Puglia.
Non è questo l’unico caso di “copia” illegale dell’opera dello stilista santegidiese. A domanda del Centro il legale di Alessandro Angelozzi, l’avvocato teramano Luca Pilotti, risponde infatti: «No, non è un caso isolato. L’anno scorso ho presentato un ricorso dinanzi alle sezioni specializzate di diritto industriale del tribunale di Milano nei confronti di un’affermata azienda concorrente, che aveva riprodotto degli abiti delle collezioni del mio cliente, giungendo poi ad un accordo stragiudiziale con la ditta contraffattrice. Questa ha dovuto ritirare dalla vendita gli abiti oggetto di contestazione, impegnandosi a cessarne la produzione e la commercializzazione».
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