Teramo, crac di Pietro e fondi da CiproDi Anastasio al pm: non so nulla di Tancredi

Sentito l'ex manager indagato di una società fallita. La Procura vuole chiudere presto

TERAMO. Marco Paolo Di Anastasio, l'ex gioielliere teramano di 52 anni implicato nel crac Di Pietro, è comparso ieri in Procura insieme al suo avvocato Renzo Di Sabatino. Al pm Irene Scordamaglia ha detto, in sintesi: sì, sono stato amministratore fittizio di una delle società fallite, ma in un periodo nel quale gli imprenditori arrestati per bancarotta non avevano ancora rapporti con lo studio Chiodi-Tancredi. Né so nulla dei movimenti di denaro avvenuti all'estero.

Di Anastasio è uno dei sette indagati per il crac: una serie di bancarotte di società edilizie o immobiliari che avrebbe sottratto ai creditori (compreso lo Stato) almeno 15 milioni di euro. Per la vicenda sono in carcere gli imprenditori teramani Maurizio Di Pietro e Guido Curti, agli arresti domiciliari Nicolino Di Pietro (fratello di Maurizio) e sotto inchiesta Loredana Cacciatore (moglie di Curti), l'albanese Arjan Istrefi, irreperibile, e i teramani Antonio Zacchei e, appunto, Di Anastasio. Il principale testimone della vicenda è Carmine Tancredi, commercialista di Maurizio Di Pietro e Curti, ex assessore comunale nonché socio di studio del presidente della Regione Gianni Chiodi.

Nella vicenda ha avuto solo un ruolo professionale, com'è emerso finora? Gli arrestati sostengono di no, il pm cerca di accertarlo. L'audizione di Di Anastasio da questo punto di vista non è stata utile, né poteva esserlo. L'ex gioielliere infatti è stato amministratore di diritto della Dft Grafiche Srl - società che trasportava materiali inerti, fallita nel 2009 - dal 2002 al 2005. Un periodo antecedente a quello in cui i Di Pietro e Curti si sono affidati alla consulenza dello studio Chiodi-Tancredi.

A Di Anastasio è succeduto come amministratore della Dft Antonio Zacchei, che ha accompagnato la società fino al fallimento. A quanto pare, il nome di Zacchei venne fatto ai Di Pietro e a Curti proprio da Di Anastasio. Quest'ultimo ha detto di non sapere nulla del denaro che, dalle società fallite, è stato fatto transitare in banche svizzere e inglesi prima di rientrare in Italia tramite due Srl controllate da società cipriote con sede legale nello studio Chiodi-Tancredi, le cui quote sono state sequestrate.

Il pm Scordamaglia attende l'esito delle rogatorie internazionali avviate in Svizzera e Gran Bretagna, poi potrebbe chiudere l'inchiesta. Intanto, altre persone vengono ascoltate come testimoni dalla guardia di finanza. (d.v.)

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