Teramo, ex funzionario dell’università deve risarcire 480mila euro
La Corte dei conti dell’Aquila condanna il teramano Di Giuseppe: arrestato per peculato avrebbe sottratto i soldi dell’ateneo
TERAMO. Arrestato due anni fa, licenziato dall’Università e oggi condannato dalla Corte dei Conti dell’Aquila a risarcire 480mila euro. E’ l’ultimo capitolo della vicenda giudiziaria del teramano Tiberio Di Giuseppe, ex funzionario dell’Ateneo accusato di peculato. Ha già patteggiato due anni, beneficiando della sospensione della pena, e restituito parte dei soldi il funzionario dell'università. Di Giuseppe, 47 anni, teramano, all'epoca dei fatti era responsabile dei trattamenti economici dell'ateneo. L’arresto, avvenuto nel 2010, gli era costato il posto di lavoro. Nel corso di un interrogatorio, l’ex impiegato era scoppiato a piangere confessando l’appropriazione di oltre 400 mila euro, pare in quattro anni. Aveva spiegato al giudice anche i meccanismi usati per accreditare sul suo conto corrente il denaro, gonfiandosi lo stipendio.
Con sistemi informatici, che non risultavano sulla carta e quindi sfuggivano ai controlli che periodicamente vengono fatti dall'ateneo, avrebbe trasferito i soldi da un conto all’altro. All'epoca il suo conto corrente venne sequestrato, così come il computer di casa e quello dell'ufficio.
Il procedimento era partito all'inizio del 2010 dopo la denuncia fatta direttamente dagli uffici del rettorato. Alcuni funzionari, infatti, avevano notato degli ammanchi e per questo avevano avviato delle verifiche interne.
Le indagini, affidate ai carabinieri, scattarono immediatamente utilizzando anche accertamenti bancari.
Secondo l'accusa il funzionario, che tra le altre cose si occupava degli stipendi del personale all'università, negli ultimi quattro o cinque anni si sarebbe appropriato dei 400mila euro con mandati a suo nome di importi sempre diversi. L'uomo venne arrestato nei primi giorni di maggio di due anni fa nella sua abitazione teramana a seguito di un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Buccella. Di Giuseppe venne rinchiuso nel carcere di Castrogno dove rimase qualche giorno. Ottenne gli arresti domiciliari dopo l'interrogatorio di garanzia e le lacrime di pentimento. E ad agosto del 2010 tornò il libertà.
A due anni di distanza da quelle lacrime, la giustizia contabile ha emesso il verdetto che tira in ballo anche l’istituto di credito teramano dove l’ex funzionario aveva il conto. Secondo il presidente della Corte dei Conti abruzzese la banca non avrebbe rispettato il principio secondo il quale «l’effettuazione di pagamenti che incidono sul patrimonio di enti pubblici dev’essere garantita da particolare attenzione e rigore». Così la condanna contabile si è estesa anche alla banca che dovrà risarcire altri 40 mila euro all’Università di Teramo.
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