Teramo, gli ex alleati non corrono in soccorso di Brucchi
Morra (FdI-An): «Non siamo noi i responsabili di quello che è successo». Di Giovangiacomo (Al centro per Teramo): «Facciano discorsi seri, poi vediamo»
TERAMO. Gli appelli al senso di responsabilità e alla ricostruzione politica del centrodestra per superare la crisi che ha portato alle dimissioni il sindaco Maurizio Brucchi lasciano freddi gli ex alleati della maggioranza. Sia Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale che "Al centro per Teramo" al momento non offrono spiragli alla riapertura del dialogo con il primo cittadino e con la coalizione da cui sono usciti sbattendo la porta. «Se mi chiamano a Roma, vado», scandisce Giandonato Morra, coordinatore regionale di Fdi-An, «a Teramo no». I rimandi a tavoli romani del centrodestra sui sarebbe approdato il caso teramano lo lasciano quasi sbigottito. «Il tavolo nazionale del centrodestra è composto da Forza Italia, Fdi-An e Lega», chiarisce l'ex assessore regionale nonché ex vicesindaco, «non ci sono né l'Ncd né tanto meno le varie espressioni civiche che ci sono a livello comunale».
Si parla, insomma, di due realtà diverse e Morra non usa giri di parole per ricordare ai fautori del dialogo, Brucchi in testa, che a Teramo c'è una giunta «ex di centrodestra indirizzata verso il neopopolarismo, il centrismo e il civismo». È inutile, di conseguenza, scomodare paragoni con altre realtà, fino ad arrivare a Roma, prospettando scenari che in città sono ben diversi. «Chi sta nel fortino è più responsabile di chi sta fuori», fa notare il coordinatore di Fdi-An, «noi siamo andati via due anni fa: tutto quello che è successo dopo non l'abbiamo fatto noi».
Morra si stupisce della rinnovata attenzione nei confronti del suo partito che in consiglio è rappresentato da Raimondo Micheli. «Scopro che siamo diventati baricentrici», insiste, «ma quando abbiamo posto una serie di questioni ci hanno preso per pazzi». A rispondere all'invito di sedersi al tavolo teramano dovrà essere in particolare Micheli, a cui l'ex assessore regionale attribuisce un ruolo chiave nella vicenda, ma per quanto lo riguarda la ripresa del dialogo non può prescindere da «un atto di forza e di autonomia» da parte del sindaco.
Non si discostano molto da queste le considerazioni di Giorgio Di Giovangiacomo, ex assessore che segue gli sviluppi della crisi per il gruppo "Al centro per Teramo". «Gli appelli alla responsabilità sono patetici», afferma, «finora non ho sentito una parola di quell'autocritica che sarebbe stata necessaria quando siamo usciti dalla maggioranza». Anche il rappresentante di “Al centro per Teramo”, lista civica legata a Mauro Di Dalmazio, evidenzia che l'addio del suo gruppo alla maggioranza è stato salutato nella primavera scorsa come «una liberazione dai guastafeste» che, però, si rivelata tutt'altro che salutare per l'amministrazione. «Non hanno capito o hanno fatto finta di non capire», insiste Di Giovangiacomo, «ma in ogni caso i giochi di potere e gli interessi politici di qualcuno non c'interessano: facciano un discorso serio e di lunga gittata, poi vediamo».
Gennaro Della Monica
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