Teramo, il 53% dei laureati non trova lavoro
Giurisprudenza e Scienze politiche guidano la classifica dei disoccupati
TERAMO. Più della metà degli universitari teramani non trova lavoro entro l'anno successivo alla laurea. E' questo il dato principale che emerge dall'indagine annuale sulla condizione occupazionale dei laureati in Italia. Lo studio, realizzato e pubblicato sul proprio sito internet da AlmaLaurea, ha coinvolto quasi 400mila neo dottori di 57 atenei su tutto il territorio nazionale.
Ed ha evidenziato la loro situazione lavorativa, i compensi e l'utilità del famoso "pezzo di carta". Il quadro che ne viene fuori, sia a livello nazionale che per quanto riguarda l'università di Teramo, non è incoraggiante per gli ex studenti freschi di laurea.
LA FONTE. AlmaLaurea è un servizio innovativo che rende disponibili online i curriculum dei laureati creando un collegamento tra atenei e aziende. Attivato nel '94 dall'osservatorio statistico dell'università di Bologna, ha raccolto oltre un milione e mezzo d'informazioni relative a giovani che hanno ottenuto la laurea in 64 università. Il servizio attualmente è gestito da un consorzio a cui aderiscono 57 atenei con il sostegno del ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca.
IL CAMPIONE. I risultati dell'indagine per quanto riguarda Teramo traggono spunto da interviste a 862 dei 970 laureati nel 2011, con un tasso di risposta dell'88.9%. La ripartizione degli intervistati è quasi in perfetto equlibrio tra uomini (47,7%) e donne (52,3%). L'identikit tracciato da AlmaLaurea evidenzia che l'età media dei neo dottori è di poco superiore ai 29 anni, che il voto di laurea medio è 102 e che la durata degli studi è di quattro anni e tre mesi.
DISOCCUPATI. Le interviste evidenziano criticità soprattutto per la condizione occupazionale dopo un anno dalla laurea. Il 18,2% dei neo dottori non ha lavoro e non lo cerca, mentre il 35,3% non trova un'occupazione. A conti fatti, il 53,5% dei laureati a dodici mesi di distanza dalla conclusione degli studi non ha ancora iniziato a lavorare. Altro dato significativo è quello degli ex studenti che non hanno mai lavorato dopo la laurea: sono il 40,8%. Il tasso di disoccupazione, secondo quanto riportato nello studio, tra i laureati l'anno scorso si è attestato al 27.7%.
LE FACOLTA'. Il maggior numero dei disoccupati si registra tra i neo dottori in Giurisprudenza con il 36,3% rispetto al totale, ma va considerato che oltre 70% di loro è impegnato nel tirocinio. I laureati delle altre facoltà sotto attestati su livelli simili di disoccupazione: 26,3% per Scienze politiche, 26% per Scienze della comunicazione, 25,8% per Agraria e 24,2% per Veterinaria.
PRECARI. Non va molto meglio a chi ha trovato lavoro. Lo studio chiarisce che il 53,1% ha un'occupazione che risulta stabile ma solo il 38% di questi può contare su un contratto a tempo indeterminato, mentre Il 15% rientra tra i lavoratori autonomi. Il ricorso al part-time coinvolge il 28,9% dei neo laureati, dei quali il 16,2% risulta"non standard", quindi precario. Significativo il dato dei lavoratori "senza contratto", che ammontano al 9.7% del totale.
I SETTORI. Quasi il 70% dei neo laureati occupati lavora nel privato, mentre il 28,2% ha un posto pubblico e il 2,5% è impegnato nel "no profit". Per quanto riguarda i singoli settori, poi, l'86,3% è occupato nei servizi, con prevalenza di forze armate e pubblica amministrazione al 20%, seguite dal commercio al 17,7%. Nell'industria lavora il 9,5% dei giovani laureati e solo il 3,2% opera nell'agricoltura.
GLI STIPENDI. La laurea, almeno all'inizio, non rende molto dal punto di vista economico. I giovani laureati teramani in media guadagnano 1.116 euro al mese. L'indagine evidenzia un netto sbilanciamento nel confronto tra i due sessi. Gli uomini incassano sensibilmente di più rispetto alle loro colleghe donne. Il rapporto tra gli stipendi è di 1.336 euro a 861 euro mensili.
L'UTILITA'. Lo studio pubblicato da AlmaLaurea sfata anche il mito dell'importanza del "pezzo di carta". Solo il 29,5% degli intervistati dichiara di aver notato un miglioramento nel proprio lavoro dovuto al conseguimento della laurea. A questo dato se ne aggiunge un altro molto significativo per questo aspetto. La laurea è ritenuta molto efficace nel lavoro svolto da appena il 26,2% degli interpellati, mentre per il 36,6% non ha alcuna utilità pratica.
Ed ha evidenziato la loro situazione lavorativa, i compensi e l'utilità del famoso "pezzo di carta". Il quadro che ne viene fuori, sia a livello nazionale che per quanto riguarda l'università di Teramo, non è incoraggiante per gli ex studenti freschi di laurea.
LA FONTE. AlmaLaurea è un servizio innovativo che rende disponibili online i curriculum dei laureati creando un collegamento tra atenei e aziende. Attivato nel '94 dall'osservatorio statistico dell'università di Bologna, ha raccolto oltre un milione e mezzo d'informazioni relative a giovani che hanno ottenuto la laurea in 64 università. Il servizio attualmente è gestito da un consorzio a cui aderiscono 57 atenei con il sostegno del ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca.
IL CAMPIONE. I risultati dell'indagine per quanto riguarda Teramo traggono spunto da interviste a 862 dei 970 laureati nel 2011, con un tasso di risposta dell'88.9%. La ripartizione degli intervistati è quasi in perfetto equlibrio tra uomini (47,7%) e donne (52,3%). L'identikit tracciato da AlmaLaurea evidenzia che l'età media dei neo dottori è di poco superiore ai 29 anni, che il voto di laurea medio è 102 e che la durata degli studi è di quattro anni e tre mesi.
DISOCCUPATI. Le interviste evidenziano criticità soprattutto per la condizione occupazionale dopo un anno dalla laurea. Il 18,2% dei neo dottori non ha lavoro e non lo cerca, mentre il 35,3% non trova un'occupazione. A conti fatti, il 53,5% dei laureati a dodici mesi di distanza dalla conclusione degli studi non ha ancora iniziato a lavorare. Altro dato significativo è quello degli ex studenti che non hanno mai lavorato dopo la laurea: sono il 40,8%. Il tasso di disoccupazione, secondo quanto riportato nello studio, tra i laureati l'anno scorso si è attestato al 27.7%.
LE FACOLTA'. Il maggior numero dei disoccupati si registra tra i neo dottori in Giurisprudenza con il 36,3% rispetto al totale, ma va considerato che oltre 70% di loro è impegnato nel tirocinio. I laureati delle altre facoltà sotto attestati su livelli simili di disoccupazione: 26,3% per Scienze politiche, 26% per Scienze della comunicazione, 25,8% per Agraria e 24,2% per Veterinaria.
PRECARI. Non va molto meglio a chi ha trovato lavoro. Lo studio chiarisce che il 53,1% ha un'occupazione che risulta stabile ma solo il 38% di questi può contare su un contratto a tempo indeterminato, mentre Il 15% rientra tra i lavoratori autonomi. Il ricorso al part-time coinvolge il 28,9% dei neo laureati, dei quali il 16,2% risulta"non standard", quindi precario. Significativo il dato dei lavoratori "senza contratto", che ammontano al 9.7% del totale.
I SETTORI. Quasi il 70% dei neo laureati occupati lavora nel privato, mentre il 28,2% ha un posto pubblico e il 2,5% è impegnato nel "no profit". Per quanto riguarda i singoli settori, poi, l'86,3% è occupato nei servizi, con prevalenza di forze armate e pubblica amministrazione al 20%, seguite dal commercio al 17,7%. Nell'industria lavora il 9,5% dei giovani laureati e solo il 3,2% opera nell'agricoltura.
GLI STIPENDI. La laurea, almeno all'inizio, non rende molto dal punto di vista economico. I giovani laureati teramani in media guadagnano 1.116 euro al mese. L'indagine evidenzia un netto sbilanciamento nel confronto tra i due sessi. Gli uomini incassano sensibilmente di più rispetto alle loro colleghe donne. Il rapporto tra gli stipendi è di 1.336 euro a 861 euro mensili.
L'UTILITA'. Lo studio pubblicato da AlmaLaurea sfata anche il mito dell'importanza del "pezzo di carta". Solo il 29,5% degli intervistati dichiara di aver notato un miglioramento nel proprio lavoro dovuto al conseguimento della laurea. A questo dato se ne aggiunge un altro molto significativo per questo aspetto. La laurea è ritenuta molto efficace nel lavoro svolto da appena il 26,2% degli interpellati, mentre per il 36,6% non ha alcuna utilità pratica.
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