Teramo, il Ruzzo: dall’Istituto di fisica frasi poco chiare e allarmistiche
Il Cda replica ai dubbi del direttore Ragazzi sulla rete che attraversa i laboratori. Forlini: «Abbiamo le planimetrie dell’Anas, venga e ci spieghi qual è il problema»
TERAMO. «A lo parlare agi mesura è un motto che molti dovrebbero tenere a mente». Antonio Forlini, presidente del Ruzzo, esordisce citando il motto impresso sulla pietra simbolo di Teramo per esprimersi sui dubbi evidenziati dal direttore dei laboratori dell’Istituto di fisica nucleare del Gran Sasso. Stefano Ragazzi, nella visita ai laboratori effettuata martedì da un gruppo di sindaci e dal presidente della Provincia Renzo Di Sabatino, è tornato a ribadire un concetto già espresso più volte: «Dormirei più tranquillo se l’acqua fosse prelevata altrove».
Ma è andato anche oltre, questa volta: «Manca una mappa dettagliata della rete che attraversa i laboratori. Non sappiamo quale acqua arriva: questa sarebbe un’informazione da condividere per garantire la massima sicurezza del sistema Gran Sasso, non solo dei laboratori».
Delle dichiarazioni di Ragazzi si è discusso, fra l’altro, ieri in una riunione del consiglio di amministrazione del Ruzzo. All’analisi delle dichiarazioni ha partecipato anche il direttore Domenico Giambuzzi. «Noi abbiamo tutte le planimetrie del laboratorio», osservano Forlini, i consiglieri Alessia Cognitti e Alfredo Grotta e Giambuzzi, «così come ce le ha consegnate l'Anas che realizzò i lavori. Nessuno ha quelle dei lavori fatti successivamente dal commissario, per la messa in sicurezza: abbiamo sentito dire che pare che le carte diano siano segretate. Se qualcosa è stato modificato non lo sappiamo, ma immaginiamo che comunque qualsiasi modifica sia in meglio per quanto riguarda la sicurezza. Comunque lo invitiamo a venire qui a vedere insieme le planimetrie, così si informa meglio prima di parlare».
Il consiglio di amministrazione dice di non capire che cosa il direttore abbia voluto dire con quelle frasi sibilline.
«Se non è documentato fa un'affermazione oggettivamente grave che crea un ulteriore allarme», osserva Forlini, «se è documentato ci dicesse con chiarezza di che parla. Sull'acqua non si scherza, bisogna parlare in maniera circostanziata e documentata. Invece in tutta questa storia molti parlano a sproposito». Peraltro dal 1° maggio i 90 litri al secondo che provengono dal laboratorio sono messi “a scarico”, cioè non finiscono nell’acquedotto.
Intanto sul giro nei laboratori, a cui hanno partecipato una decina di sindaci appena, interviene anche Robin Hood, l’associazione dei consumatori coordinata da Pasquale Di Ferdinando. «Non serve a nulla la visita guidata al laboratorio dell'Infn del Gran Sasso effettuata dai politici», sostiene, «i cittadini non sono affatto rassicurati, necessita una commissione tecnica di esperti che valuti una volta per tutte la messa in sicurezza dei laboratori e delle gallerie della A24. Le gite non servono, quale competenze tecniche hanno questi politici? Si nomini subito la commissione tecnica che può effettuare prove tecniche, verificare ed analizzare dati», conclude Robin Hood, «e si dia ad una corretta e definizione e risposta alla domanda: “il sistema idrico della presa del Ruzzo del Gran Sasso è in sicurezza da eventuali sversamenti?”».
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