bancarotta preferenziale
Teramo, inchiesta Tercas bis, gli indagati sono trentasette
Conclusa l’indagine della procura di Roma sul crac Dimafin che coinvolge gli ex vertici della banca teramana
TERAMO. Sono 37 le persone indagate che compaiono nell’avviso di conclusione delle indagini della cosiddetta inchiesta bis sulla Tercas, firmato alcuni giorni fa dai sostituti procuratori Francesca Loy e Giuseppe Cascini della procura presso il tribunale di Roma. Un’inchiesta che verte quasi interamente sul crac della Dimafin, la finanziaria del costruttore molisano Raffele Di Mario, uno dei principali indagati nell’altra inchiesta, quella sul crac della Tercas. Insieme a lui nell’inchiesta bis risulta indagato l’ex direttore generale della Tercas Antonio Di Matteo, l’ex presidente Lino Nisii, alcuni componenti del consiglio di amministrazione della Tercas dell’epoca (la vicenda copre un arco di tempo dal 2008 al 2011), dirigenti di altre banche coinvolte nel crac Dimafin, come Unicredit e Italease. Tra i reati contestati agli indagati vi è quello di bancarotta preferenziale: secondo le accuse ci sarebbe stato un piano delle banche, in vista del crac della Dimafin, per erogare finanziamenti alla società di Di Mario in modo da tenerla in vita e avere più tempo per recuperare l’enorme esposizione che il costruttore molisano aveva con gli istituti di credito. In tal modo – sempre secondo le accuse – le banche coinvolte nell’inchiesta avrebbero favoriti i loro interessi ai danni degli altri creditori della Dimafin, in primis dipendenti, fornitori e Fisco. All’inizio dell’inchiesta lo stesso Di Mario avrebbe riferito ai magistrati che le banche, pur conoscendo i gravi problemi finanziari del suo gruppo, avrebbero imposto alla Dimafin tutta una serie di operazioni in perdita a loro esclusivo vantaggio: i finanziamenti erogati tornavano agli istituti di credito, come anche le imposte destinate all’erario. Ora bisogna vedere quanto credito abbiano dato i magistrati inquirenti a queste accuse: l’avviso di conclusione delle indagini è un atto previsto dalla procedura e potrebbe preludere a una richiesta di rinvio a giudizio, per tutti o solo per parte degli indagati, ma anche a una richiesta di archiviazione.
Per quanto riguarda invece l’inchiesta sul crac della Tercas – il famoso buco da 600 milioni causato da una dissennata gestione del credito – il prossimo passo sarà l’udienza preliminare per i 15 imputati che si terrà – salvo ulteriori rinvii: ce ne sono stati già due – il 6 maggio prossimo davanti al gup del tribunale di Roma. (e.a.)
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