Teramo, l’Antifà Rosci evade e viene arrestato
I carabinieri non lo trovano in casa di sabato, torna in carcere il giovane teramano condannato a 6 anni per i fatti di Roma
TERAMO. Dieci giorni fa in duemila erano venuti a Teramo per chiedere la sua liberazione. Ieri mattina Davide Rosci, leader di Azione Antifascista, condannato a sei anni per gli scontri di Roma e l’assalto al blindato in piazza San Giovanni, è stato arrestato.
Rosci è passato dai domiciliari ad una cella del carcere di Castrogno da dove fa sapere che potrebbe iniziare un altro sciopero della fame, il secondo dopo quello di qualche mese fa quando iniziò la protesta contro la sentenza di condanna.
I carabinieri del nucleo informativo del reparto operativo del comando provinciale gli hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per violazione degli obblighi disposti dall’autorità giudiziaria. Un’ordinanza che arriva dal tribunale di Roma, lo stesso che lo ha condannato insieme ad altri quattro teramani. I giudici lo accusano di essere «evaso» dagli arresti domiciliari, beneficio che gli è stato concesso prima del processo romano e attraverso il quale stava scontando la pena detentiva. Rosci può lasciare l’abitazione solo per recarsi al lavoro.
Nei giorni scorsi i carabinieri avevano rimesso una informativa all’autorità giudiziaria romana all’esito di un controllo, due settimane fa, in cui Rosci era stato sorpreso fuori della sua abitazione: era un sabato e il giovane teramano contrariamente al resto della settimana, quando gli è permesso di recarsi al lavoro, doveva trovarsi in casa. Ciò non è stato e da qui la decisione del tribunale di Roma di revocargli il beneficio dei domiciliari. Rosci è uno dei giovani condannati a Roma, in solidarietà dei quali sabato 19 febbraio a Teramo hanno manifestato oltre 2000 persone in un corteo nazionale «contro la repressione», organizzato dagli altri aderenti ad Azione Antifascista Teramo. Nei prossimi giorni l’uomo comparirà davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia che si svolgerà per rogatoria. Nel frattempo non è escluso che possano essere organizzate nuove manifestazioni di solidarietà nei suoi confronti.(d.p.)
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