Teramo, l'omicidio Melania I macedoni dopo il test dna "Noi siamo tranquillissimi"

Uno dei tre macedoni entrati nel processo a carico di Salvatore Parolisi: "Non abbiamo motivo di essere preoccupati, tranne per i giornalisti che non ci lasciano in pace"

TERAMO. «Noi siamo tranquillissimi. Non abbiamo motivo di essere preoccupati, tranne per i giornalisti che non ci lasciano in pace». Così uno dei tre macedoni entrati nel processo a carico di Salvatore Parolisi - imputato dell'omicidio della moglie Melania Rea - ha detto ieri nel corso della trasmissione di Rai Uno "La vita in diretta". I tre, un padre 50 anni e i suoi due figli di 29 e 27 anni, si sono già sottoposti al prelievo del Dna, così come chiesto dal giudice Marina Tommolini nella seconda udienza del rito abbreviato.

I campioni saranno confrontati con quelli trovati sulla vittima. Ieri è intervenuto anche il loro legale, l'avvocato Angelo Cardamone di Ascoli. «I miei assistiti chiedono solo di essere lasciati in pace, non hanno chiesto e non vogliono una pubblicità della quale certamente non hanno necessità», ha detto, «sono persone semplici, lavoratori. Mi preme rimarcare che si tratta solo di testimoni nell'omicidio di Melania Rea, e come tali verranno sentiti il 30 maggio dal gup Tommolini. Il padre e uno dei due figli si sono presentati ai carabinieri di Ascoli, l'altro figlio in una caserma a Roma dove si trova per lavoro. Non hanno nulla da nascondere. Erano già stati indagati a suo tempo dalla procura. La loro posizione è stata archiviata poiché é stato accertato con chiarezza che sono estranei all'omicidio di Melania. Il 18 aprile, giorno in cui la donna è sparita, si trovavano a Colle San Marco per un lavoro di tinteggiatura in un immobile. Uno dei tre é andato al bar Il Cacciatore per prendere tre caffé, anche per gli altri due, poi é tornato al cantiere. Tutto qui».

Secondo gli investigatori i tre non hanno nulla a che fare con il delitto: una certezza fondata anche sulle verifiche dei tabulati telefonici. Il 18 aprile del 2011 i tre sono sempre rimasti nella zona del cantiere di Colle San Marco dove lavoravano. Ma allora perchè il giudice li ha convocati? Perchè è stato prelevato il loro Dna? E' probabile che il magistrato voglia chiarire ogni dubbio prima di escludere piste alternative. Anche quella legata al cane molecolare che, durante le ricerche, fiuta tracce di Melania vicino alla macchina dei tre (auto che nell'aprile dell'anno scorso è stata sequestrata e perlustrata dai carabinieri del Ris): escludere, proprio con il Dna, la presenza dei tre dal luogo del delitto significa poter sostenere scientificamente l'inattendibilità del cane. (d.p.)

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