Teramo, la Procura: processo a tre operai per l’incendio alla Italpannelli

19 Ottobre 2017

Avrebbero usato la saldatrice senza alcuna cautela, innescando il rogo che ha distrutto la fabbrica di Ancarano. Gli imputati sono ascolani di ditte esterne

ANCARANO. Sarebbe stata la mancata applicazione delle misure di sicurezza– che pure erano state scritte e consegnate – a causare il devastante rogo che nel marzo dell’anno scorso distrusse quasi completamente lo stabilimento della Italpannelli di Ancarano. Per quel disastro – che face scattae anche un allarme ambientale durato alcuni giorni– il sostituto procuratore Stefano Giovagnoni ha chiesto il rinvio a giudizio di tre operai di due ditte esterne alle quali la Italpannelli aveva dato l’incarico di realizzare una tubatura per il gas. Gli imputati, che la settimana prossima compariranno davanti al giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Teramo, sono tre ascolani, residenti a Folignano: Vittorio Cervone di 65 anni, Fiorenzo Girolami di 58 e Fabrizio Cervone di 33 anni, tutti accusati di incendio colposo.
I tre operai stavano lavorando su un soppalco all’interno dello stabilimento utilizzando una saldatrice per fissare la tubatura a una staffa di acciaio zincato. L’uso della saldatrice era stato consentito dalla Italpannelli, a patto però che venissero prese del precauzioni. Non si trattava solo di una raccomandazione verbale, ma era tutto scritto nel documento unico di valutazione dei rischi (Duvri), predisposto dall’azienda in ottemperanza alla legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Il documento, come si legge nel capo di imputazione, «pur consentendo al edite incaricate di effettuare operazioni di saldatura, prescriveva tassativamente di delimitare con idonei schermi i posti di saldatura, di allontanare dai posti di saldatura i materiali combustibili e di evitare che scintille di materiale incandescente potessero cadere su materiali infiammabili». Una serie di cautele che secondo l’accusa furono «del tutto omesse». E infatti – stando sempre alla ricostruzione del disastro formulata dagli inquirenti – sul soppalco dove i tre operai stavano lavorando con la saldatrice c’erano alcune bobine di poliolefine (una pellicola trasparente di plastica) e un metro cubo di guarnizioni in spugna: fu sufficiente che alcune scintille di acciaio zincato finissero su questo materiale perché questo prendesse rapidamente fuoco. Ne scaturì un incendio devastante, che si sviluppò sia all’interno che all’esterno dello stabilimento su una superficie di oltre 15mila metri quadrati. Il rogo distrusse un’ampia porzione della fabbrica – dove si producono pannelli in acciaio, legno e altri materiali – che è stata successivamente demolita. (e.a.)
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