Teramo, le lettere di Parolisi ai transessuali"Ho tradito Melania ma non sono un mostro"
Il caporale si difende e lo fa nelle lettere inviate dal carcere il 17 gennaio e 3 febbraio. Lettere di risposta a quelle inviategli da un trans. Ma il militare non sa chi gli scrive. Pensa che a farlo sia una ragazza
TERAMO. «Ho tradito mia moglie e non me lo perdonerò mai, ma non l'ho uccisa». Salvatore Parolisi si difende e lo fa nelle lettere inviate dal carcere. Due missive del 17 gennaio e del 3 febbraio. Lettere di risposta a quelle inviategli da un trans. Ma il caporal maggiore, accusato di aver ucciso la moglie Melania Rea con 35 coltellate, non sa chi gli scrive. Pensa che a farlo sia una ragazza, visto tra l'altro che le lettere che riceve sono firmate con un nome femminile. A sostenerlo è lo stesso interlcutore sentito dai carabinieri nell'ambito dell'inchiesta sui siti trans trovati nel computer del marito di Melania. E' stato lui a consegnare quelle lettere che ora fanno parte dei dieci faldoni dell'inchiesta. Parolisi racconta le sue giornate in carcere, parla della figlia che non vede e scrive: «addà passa a nuttata».
LE LETTERE. Il 17 gennaio Parolisi scrive: «La verità è che prima i processi si celebravano nelle aule giudiziarie, mentre oggi si svolgono nelle case degli italiani. Tutto ciò fa audience viene trasmesso dalle reti televisive alle quali non importa chi sia il colpevole. Spero che tutte le persone che mi condannano non abbiano scheletri nell'armadio e soprattutto la coscienza pulita, ma poco ci credo». Il caporal maggiore racconta dei tradimenti: «E' vero ho tradito mia moglie e non me lo perdonerò mai, ma non gli ho mai tirato uno schiaffo. Niente di niente. Non vedo il motivo della mia carcerazione, questa è ingiustizia». Nelle lettere ricorre sempre la figlia, la bambina di due anni che lui non vede dal mese di agosto. «Cerco di andare avanti soffocando dolore e la sofferenza di questa ingiustizia», scrive ancora, «ed è normale che capita di stare male. Spero di riabbracciare al più presto la mia piccola che mi manca ogni giorno di più».
NON SONO UN MOSTRO. Il 3 febbraio Parolisi risponde ad un'altra lettera arrivata dallo stesso mittente: «fa sempre piacere essere considerato una persona normale e non un mostro come tante persone sostengono. So di avere la coscienza pulita, soprattutto la consapevolezza di non aver mai torto un capello a mia moglie ma neanche ad estranei. Non sono mai stato nè un violento nè un folle e sono sempre stato lontano dai guai. Le mie giornate sono sempre monotone. Mi manca tanto mia figlia quanto mia moglie ed è sempre più dura accettare di non poterla ancora vedere e stringerla a me. Di notte mi sveglio credendo che sia un brutto sogno».
L'UDIENZA DI LUNEDI'. Lunedì mattina Parolisi conoscerà il suo destino processuale. Il gip Marina Tommolini nel corso di un'udienza preliminare deciderà, nel contraddittorio delle parti, se concedere il rito abbreviato condizionato ad una perizia sull'ora della morte chiesto dalla difesa. I legali di Parolisi sono decisi a scardinare l'accusa mettendo in discussione proprio uno dei suoi capisaldi: l'ora della morte della giovane mamma. Ma la famiglia di Melania, tramite il suo legale, si oppone alla concessione dell'abbreviato.
LE LETTERE. Il 17 gennaio Parolisi scrive: «La verità è che prima i processi si celebravano nelle aule giudiziarie, mentre oggi si svolgono nelle case degli italiani. Tutto ciò fa audience viene trasmesso dalle reti televisive alle quali non importa chi sia il colpevole. Spero che tutte le persone che mi condannano non abbiano scheletri nell'armadio e soprattutto la coscienza pulita, ma poco ci credo». Il caporal maggiore racconta dei tradimenti: «E' vero ho tradito mia moglie e non me lo perdonerò mai, ma non gli ho mai tirato uno schiaffo. Niente di niente. Non vedo il motivo della mia carcerazione, questa è ingiustizia». Nelle lettere ricorre sempre la figlia, la bambina di due anni che lui non vede dal mese di agosto. «Cerco di andare avanti soffocando dolore e la sofferenza di questa ingiustizia», scrive ancora, «ed è normale che capita di stare male. Spero di riabbracciare al più presto la mia piccola che mi manca ogni giorno di più».
NON SONO UN MOSTRO. Il 3 febbraio Parolisi risponde ad un'altra lettera arrivata dallo stesso mittente: «fa sempre piacere essere considerato una persona normale e non un mostro come tante persone sostengono. So di avere la coscienza pulita, soprattutto la consapevolezza di non aver mai torto un capello a mia moglie ma neanche ad estranei. Non sono mai stato nè un violento nè un folle e sono sempre stato lontano dai guai. Le mie giornate sono sempre monotone. Mi manca tanto mia figlia quanto mia moglie ed è sempre più dura accettare di non poterla ancora vedere e stringerla a me. Di notte mi sveglio credendo che sia un brutto sogno».
L'UDIENZA DI LUNEDI'. Lunedì mattina Parolisi conoscerà il suo destino processuale. Il gip Marina Tommolini nel corso di un'udienza preliminare deciderà, nel contraddittorio delle parti, se concedere il rito abbreviato condizionato ad una perizia sull'ora della morte chiesto dalla difesa. I legali di Parolisi sono decisi a scardinare l'accusa mettendo in discussione proprio uno dei suoi capisaldi: l'ora della morte della giovane mamma. Ma la famiglia di Melania, tramite il suo legale, si oppone alla concessione dell'abbreviato.
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