Teramo, morte disumana in carcere: chiesti 700 mila euro
A 31 anni si è ucciso in cella a Castrogno, i genitori e la sorella citano per danni in tribunale il ministero di Giustizia. La morte del giovane risale al 2011. Intrepido si trovava in carcere dal 2009 per una rapina, compiuta con un'arma giocattolo
TERAMO. Si tolse la vita impiccandosi nel carcere di Teramo dove Cosimo Intrepido, 31enne di Trepuzzi, si trovava detenuto. Quella morte, però, almeno per il momento non andrà ad infoltire la fredda e cruda casistica dei suicidi avvenuti nei penitenziari italiani. Per i familiari del giovane, il padre Luigi Intrepido, la sorella Anna Maria e la madre Costantina Iannone, il 31enne non sarebbe stato adeguatamente curato e assistito in carcere e i legali Giuseppe Rampino e Antonio Savoia hanno avanzato una maxi richiesta risarcitoria di circa 700 mila euro indirizzata al Ministero di Giustizia e alla direzione carceraria del penitenziario teramano.
La morte del giovane risale al 2011. Intrepido si trovava in carcere dal 2009 per una rapina, (compiuta con un'arma giocattolo), ai danni di una signora in via Dalmazia Birago, a Lecce. Condannato in primo grado ad otto anni e mezzo di carcere, il giovane, in Appello, il 9 luglio del 2010, ottenne uno sconto di pena "alleggerita" a 4 anni. La tragedia si consumò a Castrogno il 29 giugno dello scorso anno, Intrepido si impiccò all'interno della propria cella. Sin da subito le circostanze di quel suicidio apparvero poco chiare. Affetto da una "psicosi maniacale" e da un disturbo bipolare della personalità così come evidenziato in un verbale dell'Asl del 7 dicembre 2010, Intrepido aveva già provato a suicidarsi un anno prima tentando di tagliarsi le vene. Secondo i suoi familiari, proprio in virtù di questo primo campanello d'allarme, non sarebbe stata predisposta un'adeguata vigilanza o un trasferimento in una comunità terapeutica. Avvisaglie di una tragedia annunciata, verrebbe da dire, e l'impiccagione del detenuto, seguendo tale ragionamento, sarebbe stata figlia di una combinazione di fattori: successiva mancanza di una idonea sorveglianza e totale inadeguatezza nelle cure prestate al 31enne. Lo stato di insofferenza di Intrepido al regime carcerario sarebbe stato poi confermato da una lettera con cui lo stesso giovane chiedeva di essere trasferito presso il Cim di Squinzano per poter curare la patologia e avvicinarsi così ai suoi figlioletti. Ci sarebbe anche una seconda missiva scritta di proprio pugno da Intrepido per decrivere la sua intolleranza in cui sottolinea: «Non fa niente che sono lontano dalla mia regione ma vi prego di farmi partire da questo carcere». Il finale, invece, è stato però tragico. Il carcere di Castrogno, una delle strutture più sovraffollate d’Abruzzo, è già finito sul tavolo del ministro di giustizia Paola Severino. L’estate scorsa, infatti, sei deputati radicali hanno presentato un’interrogazione. La prima firmataria è Rita Bernardini, che ha trascorso il giorno di Ferragosto nella casa circondariale teramana proprio per rendersi conto personalmente delle condizioni in cui vivono i 418 detenuti, di cui 376 uomini e 42 donne. Quest’anno ci sono stati quattro suicidi e molti sono stati quelli tentati rimasti tali grazie all’intervento degli agenti di polizia penitenziaria. E non solo.
Nel carcere di Teramo che, dopo Rebibbia e Lecce, è il terzo in Italia per tentati suicidi, la cronaca di un’altra tragedia sventata passa anche attraverso il nome di Salvatore Parolisi. Il caporal maggiore condannato all’ergastolo, qualche mese prima della sentenza ha salvato un detenuto che voleva impiccarsi e che deve la vita proprio all’uomo accusato dell’omicidio di Melania.(re.te.)