Teramo, nessun colpevole per la morte nel sottopasso durante l'alluvione
I cartelli di pericolo c'erano: la Procura archivia l'inchiesta sulla morte di Pietro Rizziero Di Sabatino, annegato nel sottopasso allagato dopo l’alluvione del 2011. Pompe dell’acqua difettose, ma non è rilevante
TERAMO. La Procura chiede l'archiviazione del caso. Per il pm Davide Rosati non ci sono colpevoli per la tragica morte di Pietro Rizziero Di Sabatino, commerciante di mobili e gallerista di fama nazionale. Rizziero, così tutti lo conoscevano, la notte del 2 marzo dell'anno scorso, appena uscito dall'A14 a Mosciano, annegò nella sua auto, finita nel sottopasso allagato a ridosso del casello. Il sottopasso si era riempito di cinque metri di acqua e fango a seguito dell'eccezionale pioggia che, la notte del 1º marzo, aveva devastato il territorio teramano facendo straripare i fiumi e causando il crollo di strade e ponti. Un'alluvione in piena regola, per la quale il territorio teramano attende ancora i risarcimenti milionari promessi dallo Stato.
Nonostante l'eccezionalità dell'evento naturale, però, quel sottopasso non avrebbe dovuto allagarsi. Questo, almeno, l'inchiesta scattata dopo la morte di Rizziero l'ha appurato. Il sottopasso vicino al casello di Mosciano si allaga - ed è accaduto altre volte in occasione di piogge forti - perchè nel funzionamento delle pompe di sollevamento c'è qualcosa di non conforme alle norme: è quello che sostiene il consulente a cui la Procura ha affidato una perizia. Ma questo è sufficiente per individuare un colpevole per la tragedia che ha colpito la famiglia Di Sabatino? A giudizio del pm Rosati, no.
La notte in cui Rizziero, 75 anni, imboccò il sottopasso mentre tornava a casa, infatti, l'Anas - competente sul tratto di strada che dal casello conduce all'imbocco della Teramo-mare - secondo la Procura aveva posizionato dei cartelli che segnalavano adeguatamente il pericolo e quindi il divieto di accesso alla rampa. Di Sabatino, insomma, sarebbe stato vittima di una fatale distrazione. Quei cartelli non li avrebbe visti, o non avrebbe dato loro il giusto peso. Una volta imboccata la rampa con l'auto e accortosi che stava finendo in un autentico lago, non riuscì a tornare indietro. La famiglia di Rizziero, rappresentata dall'avvocato Gennaro Lettieri, ha sempre sostenuto che così non era e molto probabilmente si opporrà alla richiesta di archiviazione. Ora la parola spetta al giudice per le indagini preliminari a cui è stata trasmessa la richiesta della Procura. Lui può archiviare definitivamente il caso o riaprirlo. (d.v.)
Nonostante l'eccezionalità dell'evento naturale, però, quel sottopasso non avrebbe dovuto allagarsi. Questo, almeno, l'inchiesta scattata dopo la morte di Rizziero l'ha appurato. Il sottopasso vicino al casello di Mosciano si allaga - ed è accaduto altre volte in occasione di piogge forti - perchè nel funzionamento delle pompe di sollevamento c'è qualcosa di non conforme alle norme: è quello che sostiene il consulente a cui la Procura ha affidato una perizia. Ma questo è sufficiente per individuare un colpevole per la tragedia che ha colpito la famiglia Di Sabatino? A giudizio del pm Rosati, no.
La notte in cui Rizziero, 75 anni, imboccò il sottopasso mentre tornava a casa, infatti, l'Anas - competente sul tratto di strada che dal casello conduce all'imbocco della Teramo-mare - secondo la Procura aveva posizionato dei cartelli che segnalavano adeguatamente il pericolo e quindi il divieto di accesso alla rampa. Di Sabatino, insomma, sarebbe stato vittima di una fatale distrazione. Quei cartelli non li avrebbe visti, o non avrebbe dato loro il giusto peso. Una volta imboccata la rampa con l'auto e accortosi che stava finendo in un autentico lago, non riuscì a tornare indietro. La famiglia di Rizziero, rappresentata dall'avvocato Gennaro Lettieri, ha sempre sostenuto che così non era e molto probabilmente si opporrà alla richiesta di archiviazione. Ora la parola spetta al giudice per le indagini preliminari a cui è stata trasmessa la richiesta della Procura. Lui può archiviare definitivamente il caso o riaprirlo. (d.v.)
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