Teramo, nozze false per avere la cittadinanza

Inchiesta della procura: sotto accusa matrimoni tra italiani e cinesi, fino a cinquemila euro per avere il permesso

TERAMO. Niente abito nuziale, nè banchetti nè invitati. Non c’è nemmeno l’amore, solo interesse: quello di vendere matrimoni per ottenere la cittadinanza italiana. Il business degli immigrati clandestini non conosce crisi, soprattutto quando la recessione stravolge economie e vite.

E’ un’inchiesta della procura teramana a svelare l’ennesimo escatomage: un sistema collaudato con nozze finte tra italiani e cinesi per garantire a quest’ultimi l’entrata in Italia con tanto di cittadinanza conquistata dopo il sì e permesso di soggiorno regolare. Nel fascicolo, che porta la firma del pm Stefano Giovagnoni, ci sono già i primi indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma elenco ed accuse sono destinate ad aumentare visto che le indagini non sono ancora finite. Sotto accusa non solo cittadini stranieri, ma anche italiani – uomini e donne – che, dietro compenso, avrebbero accettato di recarsi in Cina, sposarsi e poi rientrare nel Teramano con la dolce metà, coabitare per qualche mese per aggirare i controlli e poi fare vite separate per arrivare, in alcuni casi, a divorzi. Fino a cinquemila euro per concludere l’affare, viaggio di andata e ritorno pagato.

L’inchiesta nasce in Val Vibrata, una delle realtà territoriale con la maggior presenza di cittadini cinesi in Italia dopo Prato. I dati dicono che nel 2012 i cinesi residenti nel Teramano con un regolare permesso di soggiorno sono stati 3200: di questi il 90 per cento nella fascia al confine con la provincia ascolana, un fazzoletto di terra un tempo conosciuto perchè sede di decine di aziende leader nel tessile di cui oggi restano solo capannoni vuoti. Naturalmente a quei 3200 regolari bisogna aggiungerne altri, forse migliaia, entrati da irregolari e rimasti tali nella miriade di laboratori clandestini nascosti in garage e scantinati dove 24 ore su 24 tingono jeans e attaccano bottoni. Sfruttati, prima ancora che da connazionali senza scrupoli, da alcuni imprenditori italiani disonesti che chiudono perchè ufficialmente non ci sono più commesse e per questo mettono gli operai in cassa integrazione. Ma poi i carabinieri scoprono che le commesse ci sono e vengono subappaltate a cinesi pronti a lavorare notte e giorno infischiandosene di sicurezza, contributi, Iva, tasse. E’ proprio questo lo scenario desolante che militari teramani e direzione provinciale del lavoro qualche settimana fa hanno scoperto al termine del blitz che ha portato al sequestro di 15 laboratori tessili gestiti da cinesi. Ora questi imprenditori, tutti teramani e in particolare della Val Vibrata che da tempo non è più quel miracolo italiano dei façonisti, rischiano una denuncia per truffa. Una truffa allo Stato visto che i soldi della cassa integrazione vengono erogati dall’Inps.

Ma dietro quel mercato parallelo di lavoratori cinesi, pronti a tutto pur di entrare in Italia, non ci sono solo imprenditori disonesti. Ci sono anche proprietari di immobili pronti ad affittare scantinati, garage, locali di sgombero, vecchie stirerie con destinazioni d’uso diverse. Anche nei loro confronti sono ipotizzabili delle misure: i nomi sono stati segnalati ai vari Comuni di riferimento che, norme tecniche alla mano, potranno adottare dei provvedimenti. Perchè non c’è mai sfruttamento senza complicità.

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