Teramo, oncologia accorpata: malato si barrica nel reparto
Gravi disagi al Mazzini per la carenza di personale, spostamenti continui di degenti e infermieri in altre divisioni
TERAMO. Una situazione in ospedale che sembra fuori controllo. Infermieri che vengono presi in prestito dai reparti più disparati e divisioni accorpate all’ultimo momento. Tutto per garantire al personale un minimo di ferie.
Il caso più eclatante è avvenuto ieri nel reparto di oncologia. Lunedì è stato deciso che il reparto sarebbe stato chiuso e con effetto immediato accorpato con la medicina. I degenti in condizione di tornare a casa sono stanti dimessi “in anticipo” e tutti gli altri malati sono stati trasferiti. Malati in condizioni precarie spostati in un reparto, la medicina, senza nemmeno l’aria condizionata. Tutti i degenti sono stati trasferiti, tranne uno. Si tratta di un paziente in gravissime condizioni che, nonostante tutto ha trovato la forza di lottare. «Non voglio trasferirmi in un altro reparto, qui il personale è specializzato nel trattamento dei pazienti oncologici, altrove no. Non è giusto che a rimetterci siano persone che stanno così male». Il paziente parla a fatica, per sopportare il dolore i medici gli somministrano la morfina. Viste le sue gravi condizioni la Asl ha disposto per un trasferimento nel reparto di neurologia, dove almeno c’è l’aria condizionata. Ma il paziente, fino a ieri pomeriggio, ha rifiutato, rimanendo da solo nella camerata di oncologia. Probabilmente alla fine deciderà di spostarsi, anche perchè rimanere in un reparto ormai chiuso senza alcuna assistenza è quantomeno pericoloso.
Quanto avvenuto ieri è l’apice di un grave problema, che sta esplodendo proprio in questi giorni. Il personale è esasperato. «Giornalmente vengono spostati infermieri per coprire i turni nei reparti», racconta un gruppo di dipendenti della Asl, «facciamo degli esempi per far capire la gravità di quanto accade: il personale viene spostato dalla neurochirurgia alla chirurgia, dalla chirurgia all’oncologia, dalla chirurgia vascolare all’ortopedia o alla medicina o all’ortopedia. Il personale viene spostato in diversi ambiti, ignorando le specializzazioni di ognuno. E scende a picco la qualità dell’assistenza. La carenza di personale è tale che dovremmo essere in 2 o 3 per turno, invece ci sono turni svolti anche da un solo infermiere. Ormai rischiamo la galera tutti i giorni. Lavoriamo in condizioni estreme e rischiamo dunque di sbagliare le terapie». I dipendenti sono inferociti e accusano la Asl. «Non c’è stato un minimo di programmazione», affermano, «siamo allo sbando. Tutto questo per andare in ferie 10 giorni, massimo 15. Non si può continuare a lavorare così, è un rischio per noi e per i pazienti. Ci sono reparti, come ortopedia, in cui hanno persino messo i “bis”, cioè letti in più. Ci sono camerate non con quattro, ma con cinque letti. Solo che il quinto , che alcune volte viene messo nel soggiorno, è “illegale” e non ha nemmeno il campanello o l’attacco per l’ossigeno». Questa situazione è stata oggetto di un recente incontro con il direttore generale Giustino Varrassi, chiesto da Cgil e Cisl, a quanto pare finora senza esito.
Gli infermieri fanno notare che i malati devono pure soffrire il caldo: in molti reparti non ci sono i condizionatori. «Capite che significa per un paziente appena operato in chirurgia quando si appiccicano persino i drenaggi e le traverse? Eppure gli studi dei primari i condizionatori ce l’hanno».
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