in tribunale
Teramo, rimborsi doppi all'istituto zooprofilattico: Caporale a processo
L’ex direttore generale dell’ente rinviato a giudizio con le accuse di peculato e truffa
TERAMO. Della maxi inchiesta con più indagati scattata nel 2011 per i rimborsi all’istituto Zooprofilattico resta solo la presenza dell’ex direttore generale Vincenzo Caporale che comparirà a processo per peculato e truffa. Lo ha deciso ieri pomeriggio il gup Giovanni De Rensis che ha respinto le eccezioni sollevate dal difensore Gennaro Lettieri sulla proroga delle indagini preliminari e ha rinviato a giudizio Caporale fissando per il 9 settembre del 2016 la prima udienza del dibattimento. L’’istituto Zooprofilattico si è costituito parte civile con una richiesta di risarcimento danni di 50mila euro per danno all’immagine.
L'inchiesta, che inizialmente vedeva indagati anche altri dirigenti dell'Izs e per i quali è stata disposta l'archiviazione, è quella firmata dal pm Greta Aloisi relativa a presunti rimborsi non dovuti e liquidati in relazione alle trasferte istituzionali a Parigi nella sesede dell'Oie, l'organizzazione mondiale della sanità animale di cui Caporale era componente del direttivo oltre che presidente di una commissione scientifica. Oggetto delle indagini, condotte all’epoca dalla guardia di finanza, furono i rimborsi per le spese sostenute nei viaggi istituzionali con l’utilizzo delle carte di credito per pernottamenti e spostamenti in taxi. Secondo l’accusa Caporale si sarebbe fatto rimborsare dall’istituto le spese di soggiorno anche se l’Oie prevede il pagamento delle spese per i suoi componenti.
In particolare la procura contesta a Caporale il peculato perché in qualità di allora direttore dello Zooprofilattico si sarebbe appropriato, si legge nel capo d’imputazione, «indebitamente avendone la disponibilità per ragione del suo ufficio, di risorse finanziarie dell'ente per un importo complessivo non inferiore e 11.616,13 e, segnatamente, pagava con carta di credito aziendale le spese di soggiorno relative alla trasferte Oie e poi, al rientro della missione, presentava all’istituto la relativa documentazione giustificativa senza comunicarne il già avvenuto rimborso da parte dell’Oie». Per la procura, dunque doppi rimborsi. Un’ipotesi che a Caporale è costata anche l'accusa di truffa questa volta in relazione alle spese relative per spostamenti in taxi effettuati nel corso delle stesse trasferte. In questo caso, secondo il pm, Caporale avrebbe «presentato all'istituto le ricevute di pagamento degli spostamenti in taxi effettuati in occasione delle trasferte omettendo di comunicare il già avvenuto rimborso dell’Oie, induceva in errore il personale dell’ufficio risorse umane che liquidava in suo favore rimborsi non dovuti per “ trasferimenti”, così procurandosi l’ingiusto profitto corrispondente non inferiore e 1230, 60 euro». Inizialmente nell’inchiesta furono indagati anche altri due dirigenti dell’istituto: Rossella Lelli, moglie di Caporale, e Paolo Dalla Villa. Su richiesta dello stesso pm Aloisi, il gip Domenico Canosa nei mesi scorsi ha disposto l’archiviazione per Lelli – difesa dall’avvocato Lettieri – e Dalla Villa. Caporale si è sempre difeso sostenendo che si era trattato di un disguido con gli uffici amministrativi e di avere restituito le somme all’istituto. Di diverso avviso, evidentemente, la procura che ha chiesto ed ottenuto il processo: ora le accuse dovranno essere provate in aula.
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