Teramo rischia di perdere l'Interamnia
La denuncia del patron Montauti: la Coppa (foto: la parata in piazza Martiri della Libertà) è rimasta senza soldi, enti e sponsor non ci sostengono più. Quaranta ragazzi non pagati dopo la manifestazione dell'anno scorso
TERAMO. La Coppa Interamnia rischia di sparire. Lo dice lo stesso patron Pierluigi Montauti nello spiegare perché i giovani che hanno collaborato con l'organizzazione non sono stati ancora pagati a quasi tre mesi dalla conclusione dell'evento.
NIENTE SOLDI. L'antefatto è una telefonata. Alcuni ragazzi chiamano in redazione per dire: la Coppa non ci ha ancora pagato, mentre negli anni scorsi i pagamenti erano puntualissimi. La redazione contatta per una verifica il patron Montauti e lui si giustifica prima ancora che gli si spieghi il problema. «Ho capito», dice subito, «perché mi chiamate. Sì, abbiamo dei problemi seri. Proprio ora stiamo trovando con la banca un modo per tamponare questa situazione. Penso che in settimana ce la faremo a pagare i ragazzi».
I giovani in questione sono una quarantina. Durante la piccola Olimpiade della pallamano svolgono lavori di manovalanza, pulizia e vigilanza nelle scuole che ospitano gli atleti; alcuni si occupano della mensa. Come compenso ricevono somme tra i cento e i duecento euro. Nel complesso, si tratta di un esborso risibile rispetto a quanto costa la Coppa. Ma questa somma, al momento, non c'è. È un segnale di crisi. E Montauti, con grande onestà, parla di questa crisi. Che mette a rischio il futuro dell'evento.
MENO AIUTI. «Questi ragazzi», dice, «non li stiamo certo facendo aspettare senza motivo, non abbiamo mica voglia di essere sollecitati ogni giorno. Loro sono i primi a sapere che negli anni passati siamo stati puntualissimi, ma intorno a noi le cose a quanto pare sono cambiate. La crisi ci ha investito. Vengono meno enti e sponsor, interventi da tempo promessi non arrivano. È il caso di un contributo del Comune che serviva a pagare i gruppi musicali che si sono esibiti nelle piazze, e che forse arriverà oggi (ieri, ndr). Insomma, è bene che si sappia che siamo in difficoltà. La gente crede che navighiamo nell'oro, invece siamo nei guai».
IL FUTURO. La domanda sorge spontanea: ma non si era parlato di un'edizione numero 40, quella del 2012, più grande e ambiziosa delle altre? «Sì», spiega Montauti, «questo è il nostro progetto. Una Coppa che coinvolga tutto l'Abruzzo, che porti qui squadre di 100 nazioni e 100 sindaci da riunire in Campidoglio a Roma. Perché rilanciamo invece di ridimensionare? Anche per disperazione. Perché qui o rilanci, o muori. E noi non possiamo permetterci di chiudere, se chiudessimo io e i miei due soci dovremmo far fronte a spese insostenibili. Con questo progetto chiediamo più considerazione. Diciamo alle istituzioni, Comune e Fondazione Tercas su tutte ma anche alla Regione, che avrà i fondi Fas anche per gli eventi sportivi: dovete scegliere». Ovvero, puntare sulla Coppa e sostenerla di più. Per migliorarla, certo. Ma soprattutto per non farla morire.
NIENTE SOLDI. L'antefatto è una telefonata. Alcuni ragazzi chiamano in redazione per dire: la Coppa non ci ha ancora pagato, mentre negli anni scorsi i pagamenti erano puntualissimi. La redazione contatta per una verifica il patron Montauti e lui si giustifica prima ancora che gli si spieghi il problema. «Ho capito», dice subito, «perché mi chiamate. Sì, abbiamo dei problemi seri. Proprio ora stiamo trovando con la banca un modo per tamponare questa situazione. Penso che in settimana ce la faremo a pagare i ragazzi».
I giovani in questione sono una quarantina. Durante la piccola Olimpiade della pallamano svolgono lavori di manovalanza, pulizia e vigilanza nelle scuole che ospitano gli atleti; alcuni si occupano della mensa. Come compenso ricevono somme tra i cento e i duecento euro. Nel complesso, si tratta di un esborso risibile rispetto a quanto costa la Coppa. Ma questa somma, al momento, non c'è. È un segnale di crisi. E Montauti, con grande onestà, parla di questa crisi. Che mette a rischio il futuro dell'evento.
MENO AIUTI. «Questi ragazzi», dice, «non li stiamo certo facendo aspettare senza motivo, non abbiamo mica voglia di essere sollecitati ogni giorno. Loro sono i primi a sapere che negli anni passati siamo stati puntualissimi, ma intorno a noi le cose a quanto pare sono cambiate. La crisi ci ha investito. Vengono meno enti e sponsor, interventi da tempo promessi non arrivano. È il caso di un contributo del Comune che serviva a pagare i gruppi musicali che si sono esibiti nelle piazze, e che forse arriverà oggi (ieri, ndr). Insomma, è bene che si sappia che siamo in difficoltà. La gente crede che navighiamo nell'oro, invece siamo nei guai».
IL FUTURO. La domanda sorge spontanea: ma non si era parlato di un'edizione numero 40, quella del 2012, più grande e ambiziosa delle altre? «Sì», spiega Montauti, «questo è il nostro progetto. Una Coppa che coinvolga tutto l'Abruzzo, che porti qui squadre di 100 nazioni e 100 sindaci da riunire in Campidoglio a Roma. Perché rilanciamo invece di ridimensionare? Anche per disperazione. Perché qui o rilanci, o muori. E noi non possiamo permetterci di chiudere, se chiudessimo io e i miei due soci dovremmo far fronte a spese insostenibili. Con questo progetto chiediamo più considerazione. Diciamo alle istituzioni, Comune e Fondazione Tercas su tutte ma anche alla Regione, che avrà i fondi Fas anche per gli eventi sportivi: dovete scegliere». Ovvero, puntare sulla Coppa e sostenerla di più. Per migliorarla, certo. Ma soprattutto per non farla morire.
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