Teramo, università: nasce il centro di ricerca alimentare

Dal Masterplan 8 milioni per recuperare l’ex mensa a Coste Sant'Agostino: nei laboratori sperimentazioni anche per le imprese

TERAMO. La vecchia mensa universitaria di Coste Sant’Agostino ospiterà un centro di sperimentazione per nuove tecnologie agroalimentari a servizio della facoltà di bioscienze e tecnologie agro-alimentari e ambientali, uno dei primi in Italia. Un centro da 8 milioni di euro.

Lo stabile, che è inutilizzato dal 2014, quando la mensa è stata trasferita all’interno dell’ateneo, ha anche uno scheletro, una struttura non finita che avrebbe dovuto ospitale la casa dello studente.

Ma gli scenari sono cambiati e adesso ospiterà laboratori con sofisticati macchinari a servizio dell’università, dell’istituto zooprofilattico e delle imprese.

La settimana prossima l’università pubblicherà il bando per affidare la progettazione del centro di ricerca e sperimentazione. Poi sarà pubblicata la gara per l’affidamento dei lavori. Che probabilmente saranno ultimati entro due anni.

Ieri mattina si è svolto nello stabile un ultimo sopralluogo del rettore Luciano D’Amico, del prorettore vicario Dino Mastrocola, del preside di Bioscienze Antonello Paparella e del docente Dario Compagnone. Subito dopo il gruppo si è spostato allo Zooprofilattico, con cui la struttura avrà una forte interazione, per verificare di quali attrezzature dispone l’istituto, in modo da evitare l’acquisto di doppioni.

«Realizzeremo laboratori che a noi serviranno sia per la ricerca di base che per quella applicata», spiega Mastrocola, «ma sarà di supporto anche al territorio». «Disporremo di impianti pilota», aggiunge Paprella, «di macchinari che in misura più piccola sono la riproduzione di quelli che ci sono nelle aziende. Ma queste ultime hanno difficoltà a testare i prodotti e a inventarne di nuovi: gli impianti sono occupati nella produzione ed è difficile trovare tempo per fare esperimenti. Senza contare che i macchinari lavorano di solito su grandi quantità, inadatte a questo tipo di attività».

Invece gli impianti del centro di sperimentazione saranno più piccoli e anche «versatili, ad esempio vi si potrà fare il trattamento termico dei liquidi o il trattamento della carne, cercando di coprire tutte le esigenze di sperimentazione», osserva Mastrocola.

«Offriremo un tipo di collaborazione innovativa alle aziende, un’evoluzione di quello che facevano i vecchi parchi scientifici e tecnologici», spiega ancora Compagnone, «in più con personale universitario. Qui si unirà la ricerca, la didattica – gli studenti potranno fare tirocinio – e il servizio al territorio». Grazie alla gestione dell’università le aziende potranno ottenere con facilità il trasferimento di una scoperta scientifica alla produzione, aspetto molto importante per l’industria alimentare, campo in cui la ricerca sta facendo passi da gigante. Ma anche testare controlli di processo e di prodotto.

Di spazio a disposizione ce n’è a sufficienza: più di duemila metri quadri. L’ex mensa ha due piani in cui saranno sistemati i laboratori. Ha necessità di interventi di sanificazione, impermeabilizzazione e messa a norma. L’altro invece è un rustico che va ultimato e ospiterà uffici e anche un incubatore per aziende.

Ma non finisce qui. Visto che il centro dista in linea d’aria 3-400 metri dall’università, sarà realizzato un camminamento coperto fra le due strutture. E negli ampissimi terreni della collina di Colleparco di proprietà dell’ateneo sarà realizzato un parco didattico. «Una sorta di giardino delle biodiversità», spiega Mastrocola, «vi si faranno coltivazioni sperimentali e anche il recupero di frutti antichi ormai quasi dimenticati come la mela rosa. Gli studenti del terzo e quarto anno del corso di laurea in viticoltura gestiranno il vigneto, ci sarà anche un uliveto».

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