Tercas, parte la mega ristrutturazione
Sora e Pilla svelano il piano ai sindacati, dirigenti a rischio taglio ma il commissario promette: l’istituto resta autonomo
TERAMO. Tagli inevitabili. Bastano due parole per far reggere l’urto a 800 dipendenti Tercas che, dopo lo shock del commissariamento di Bankitalia e l’addio forzato del presidente Lino Nisii, si trovano di fronte a un nuovo spettro. Un piano di ristrutturazione che Riccardo Sora, inviato tre mesi fa a Teramo dalla banca centrale di via Nazionale, e il dg Dario Pilla hanno svelato ai sindacati.
Sì, è il piano dei tagli, forse anche prevedibile. Comporterà riduzioni di dirigenti, e mette sulle spine il popolo dei bancari che sale da 800 a 1300 se ai dipendenti Tercas aggiungiamo anche quelli della controllata Caripe, ma non toccherà le aree commerciali è soprattutto garantirà l’autonomia del polo bancario più grande d’Abruzzo che rimane teramano.E’ un piano inevitabile non solo per la crisi epocale del sistema creditizio mondiale, ma anche e principalmente per rimettere a posto l’organigramma della Cassa di Corso San Giorgio e della controllata Caripe che, dicono dai piani alti dell’istituto, sarà appena sfiorata, interessata quindi marginalmente dai tagli di funzioni della direzione generale.Perché l’organigramma è da ridefinire? La riposta chiama ancora una volta in causa la precedente governance, cioè il manager avezzanese Antonio Di Matteo, ex direttore generale che, usando la metafora di Icaro, ha portato molto in alto Tercas, tagliando il traguardo degli oltre 160 sportelli ed espandendosi anche nel cuore dell’economia abruzzese, cioè a Pescara con l’acquisto di Tercas, ma infine è precipitato, travolto con l’ex cda nell’inchiesta romana sulla bancarotta da 800 milioni di euro dell’immobiliarista romano, Raffaele Di Mario, e scatenando le reazioni di Ignazio Visco (leggi Bankitalia) e Mario Monti, con il commissariamento del polo bancario leader in Abruzzo. La politica di Di Matteo, dicono in Tercas, era quella di polverizzare le funzioni, creando doppioni che ora subiranno un taglio drastico. Un ridimensionamento sostanziale per il bene dell’istituto, dicono ancora dai piani alti della Cassa di Risparmio teramana. Così giovedì scorso il commissario Sora ha convocato i sindacati ed ha annunciato la ristrutturazione della banca. Subito dopo, il direttore generale Pilla ha illustrato il piano, consegnandone copie ai rappresentanti di categoria. E’ l’atto iniziale che dà il via al tavolo sindacale di confronto. La trattativa durerà 45 giorni al termine dei quali se non ci sarà accordo, l’azienda (cioè il commissario) applicherà d’ufficio il piano che è un passaggio obbligato per superare la tempesta ma – parole di Sora – garantirà l’autonomia di Tercas. In altre parole, il commissario avrebbe ricevuto rassicurazione dalla banca centrale che Teramo non perderà il suo punto di riferimento bancario. Ma per mantenere l’obiettivo, il piano deve contrarre le spese, accorpare uffici, aree e servizi. In parole semplici: eliminare i doppioni decisi da Di Matteo, tagliare dirigenti, magari avviandoli verso la pensione con uno scivolamento soft, risparmiare. Il piano per ora non indica ancora nomi e funzioni da ridurre. La mappatura degli accorpamenti infatti sarà studiata a tavolino dal dg Pilla, e correrà di pari passo con la trattativa sindacale. Ma arrivano conferme che i tagli colpiranno la direzione generale con notevoli cambiamenti prima della fine dell’anno e del mandato del commissario Sora, 12 mesi prorogabili di altri 12, essendo Tercas banca capofila del gruppo, con un bilancio consuntivo da presentare agli azionisti come atto finale. Sono questi i tempi della cura di Bankitalia. Il piano non toccherà le aree commerciali della Tercas che sono quattro e che, prima dello shock del commissariamento, si sono sviluppate in modo esponenziale nel Teramano , nel Pescarese, la costa, l’entroterra fino a Roma. Per ora, tagli di dirigenti a parte, dopo Tercas c’è Tercas.
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