Terza indagine sull’ex campione

Di Giacinto e cinque collaboratori accusati di truffa: 50 clienti pagano ma non hanno la moto

GIULIANOVA. Terza indagine a carico di Erasmo Di Giacinto, l’ex campione italiano di motociclismo finito in carcere qualche anno fa per bancarotta e da maggio a processo per questo reato. Dopo il recente rinvio a giudizio per appropriazione indebita di 75 moto Malaguti, una delle più conosciute aziende produttrici, nei giorni scorsi la procura ha chiuso un’altra inchiesta. L’ex campione e commerciante è accusato di truffa. Con lui anche altre cinque persone tutte prestatrici d’opera nelle concessionarie di moto riconducibili a Di Giacinto aperte a Giulianova, Silvi e Martinsicuro.

Secondo l’accusa della Finanza, delegata alle indagini dall’autorità giudiziaria, l’uomo avrebbe intascato i soldi di cinquenta clienti che avrebbero pagato per comprare delle moto che però non sarebbero mai state consegnate. «I clienti truffati», si legge in una nota del comando provinciale della Finanza guidato dal colonnello Pietro Pelagatti, «hanno riferito agli investigatori che a seguito della stipula di un contratto per l’acquisto di una motocicletta, hanno consegnato a volte somme di denaro a titolo di anticipo mentre altre volte hanno pagato per intero il prezzo del motociclo senza che quest’ultimo venisse mai consegnato anche dopo diversi mesi e in alcuni casi dopo più di un anno di inutile attesa dalla stipula del contratto». Ma la Finanza ha denunciato anche un altro sistema che l’ex campione avrebbe escogitato. Secondo le Fiamme Gialle «all’ignaro cliente che si rivolgeva al concessionario per l’acquisto del motociclo, oltre all’anticipo versato a titolo dicaparra, veniva fatto sottoscrivere un finanziamento da orimarie agenzie di credito con il risultato che il cliente si ritrovava a pagare le rate del finanziamento, regolarmente incassato dal concessionario, senza ricevere la motocicletta acquistata. Per alcuni sfortunati clienti il danno era maggiore in quanto questi avevano anche consegnato delle moto in permuta svanite nel nulla. Sotto il profilo patrimoniale le truffe hanno fruttato al commerciante idebite percezioni di corrispettivi per un importo complessivo di svariate decine di migliaia di euro». A maggio, intanto, si è aperto il processo a carico dell’ex campione per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla bancarotta. L’indagine della Finanza nel giugno del 2010 portò all’arresto dell’ex pilota. Secondo l’accusa della procura gli indagati avrebbero costituito, attraverso la nascita e la gestione di imprese da loro amministrate di diritto e di fatto e poi fallite tra il 2007 e il 2008, un’associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale e alla truffa. Per la Finanza sarebbero state accertate distrazioni patrimoniali per 13 milioni.(d.p.)

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