Tesi nei cassonetti, l'ateneo spiega

«Erano dei docenti e potevano essere distrutte, ma non in quel modo»

TERAMO. Mentre sul web si scatena la protesta degli studenti, l'università ridimensiona il caso delle tesi di laurea buttate a decine nei cassonetti a Coste Sant'Agostino. Secondo l'ateneo quelle tesi potevano andare al macero, anche se gettarle via così è stato un errore.

LE REAZIONI.
C'è chi giura che non farà rilegare la tesi ma consegnerà solo il formato elettronico in segreteria, chi propone di non pagare le tasse universitarie e chi ritiene vergognoso vedere gettati mesi di duro lavoro. All'indomani del ritrovamento delle tesi nei cassonetti la rabbia degli studenti viaggia sul web e lo fa molto velocemente. Sono centinaia i commenti che hanno invaso la rete e la pagina Facebook del Centro. Messaggi come quello di una ragazza che mercoledì era all'università e dice di essersi sentita «davvero male» di fronte ai cassonetti stracolmi di volumi rilegati. «Immaginavo fosse solo una questione di facciata», dice, «ma a questo punto mi chiedo: perché ci fate perdere tempo e soldi per questa pagliacciata? Ne va anche della nostra autostima».

C'è anche chi, con spirito costruttivo, propone di «caricarsi il cassonetto e aprire il nucleo di una biblioteca autogestita consultabile liberamente». Le reazioni sono arrivate ovviamente anche da parte dei ragazzi che proprio a Teramo hanno conseguito la laurea. «Da ex-studente di questa università sono profondamente indignato», scrive Carlo, «rilegare una tesi di laurea, oltre al costo economico che comprensibilmente non è basso, è frutto di anni di studio, lavoro, sudore e sacrifici da parte di studenti e famiglie».

LA PRESIDE.
Purtroppo per gli studenti, però, le loro proteste sono destinate a cadere nel vuoto. «Le copie delle tesi gettate», afferma il preside della facoltà di Giurisprudenza Floriana Cursi, «sono quelle consegnate ai docenti, che hanno la libertà di farne quello che vogliono. Le copie da conservare sono depositate in segreteria e rimangono lì per tutto il tempo che la legge impone». La preside, però, solleva un'altra questione riguardante la privacy. «Lo smaltimento in sé è legittimo», continua, «sono le modalità ad essere sbagliate visto che, solitamente, ci affidiamo a ditte specializzate per assicurarci che le copie vengano totalmente distrutte. In questo caso invece c'è il rischio che il materiale possa essere preso e riutilizzato da altri studenti, violando le norme». Su questo punto c'è da vedere se l'università vorrà prendere provvedimenti contro qualcuno.

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