Tonnellate di rifiuti nella riserva

Roseto, i turisti scoprono il Borsacchio trasformato in una discarica

ROSETO. Sulle cartoline è una spiaggia incontaminata. Nella realtà è un immondezzaio. Benvenuti nella riserva del Borsacchio, tra Roseto e Cologna Spiaggia. Un arenile ampio, caratterizzato da dune, a ridosso di una vegetazione di alto fusto lussureggiante, con fiori e animali che altrove non si trovano più. Ma questo patrimonio naturale è invaso dalla sporcizia. Le ultime piogge hanno gonfiato fiumi e canali alluvionali, posti vicino e dentro la riserva, erodendo le discariche comunali in disuso, oppure abusive e riversando sulla spiaggia tonnellate di scorie.

Lo scenario è devastante: «Quello che un tempo era un angolo di natura incontaminata», dice Marco Borgatti, portavoce della Federazione della sinistra rosetana, «oggi è una discarica a cielo aperto. L'immagine turistica della nostra città ne esce distrutta e si mette a rischio l'habitat delle numerose specie rare di fauna e flora».

Turisti costretti a passeggiare in mezzo a cumuli di copertoni e pattume dove gabbiani, cani randagi e fratini, i più protetti degli uccellini della costa teramana, cercano cibo. E' questo il biglietto da visita del turismo rosetano. «Chiediamo alla nuova giunta», dice Borgatti, «di provvedere al più presto per ripristinare le minime condizioni di igiene nel tratto di costa di maggior pregio del Teramano».

La storia della riserva del Borsacchio inizia nel 2005 con l'istituzione, in zona Cesarini, da parte della maggioranza uscente che in quel momento governava la Regione, dell'area protetta. Ma la partenza è caratterizzata da un errore di trascrizione con uno zero in meno (110 ettari invece di ben 1.100), corretto qualche mese dopo dalla nuova maggioranza che conferma il perimetro. Poi c'è il tentativo di rimettere tutto in discussione con la legge "Boschetti-Cesaroni" in base alla quale si chiedeva di sospendere l'efficacia della riserva. Più recenti sono le tre proposte di legge regionali. La prima a firma di Berardo Rabbuffo (Fli), nel 2010, che riduce l'area protetta da 1.100 ettari a circa 300, per poi riaumentarli a 1.200 cambiando profondamente i confini. Nel 2011 è la volta della proposta Ruffini-Di Luca (Pd), che chiedono di escludere dal perimetro la zona che riguarda Giulianova e parte di Cologna. Infine Lanfranco Venturoni, capogruppo del Pdl, che chiede in maniera lapidaria di abrogare del tutto la riserva. Ma per ora ci sono solo tonnellate di rifiuti che nessuno rimuove.

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