Tortoreto, sit-in di familiari e amici: «Vogliamo giustizia per Giulia»
Davanti al tribunale la manifestazione per chiedere al giudice di non mettere fine all’inchiesta Canosa si riserva la decisione. I genitori: «Se dovesse archiviare, andremo avanti lo stesso»
TERAMO. Dovranno attendere ancora qualche giorno per conoscere la decisione del giudice sulla riapertura o la definitiva chiusura dell’inchiesta i genitori e gli amici di Giulia Di Sabatino, la ragazza di 19 anni di Tortoreto morta nel giorno del suo compleanno, il 1° settembre di due anni fa. La giovane era precipitata da un viadotto dell'A14 ed era stata travolta dai mezzi in transito sull'autostrada. Per gli inquirenti si trattò di suicidio, i famigliari della ragazza escludono categoricamente che Giulia avesse dei motivi per togliersi la vita e ritengono che l’episodio sia maturato in circostanze ancora poco chiare e che chiami in causa la responsabilità di terze persone.
Ieri mattina i familiari e gli amici di Giulia si sono riuniti in sit-in, davanti al tribunale di Teramo, in occasione dell'udienza nella quale si discuteva l’opposizione della famiglia alla richiesta di archiviazione dell’indagine presentata dai pm Davide Rosati ed Enrica Medori. Il gip Domenico Canosa si è riservato, rimandando così ai prossimi giorni la decisione se accogliere o meno l’opposizione. Nel fascicolo aperto dai due pm ci sono tre indagati per istigazione al suicidio, ossia il 25enne della Panda rossa, l'ultimo ad aver visto viva Giulia; l’uomo con lo scooter che quella notte le aveva dato un passaggio fino al cavalcavia della tragedia; e il ragazzo scoperto, mesi dopo, con immagini osè della ragazza sul telefonino. La famiglia della 19enne tuttavia non ha mai creduto all'ipotesi di suicidio ed è sempre stata convinta che qualcuno abbia ucciso Giulia. «Ci sono ancora troppi punti oscuri», hanno spiegato i genitori, Meri Koci e Luciano Di Sabatino, mentre erano in attesa del pronunciamento del giudice, ed hanno aggiunto: «E qualora il giudice decida per l'archiviazione noi andremo avanti lo stesso, faremo di tutto per far riaprire il caso».
In molti ieri mattina hanno deciso di prendere parte alla manifestazione di protesta davanti al palazzo di giustizia, chiedendo a gran voce, e con cartelloni, di proseguire nelle indagini e di fare luce sulla verità. «Diciamo no all'archiviazione, sono troppi i punti oscuri», recitava un manifesto. E ancora: «Diteci la verità, fate giustizia a Giulia», e infine «Giulia aspetta la verità, diamole giustizia».
Durante il sit-in si è verificato anche un momento di nervosismo quando alcuni agenti della Digos si sono avvicinati ad alcuni dei presenti chiedendo loro di favorire i documenti e l'episodio ha generato un certo fastidio fra i manifestanti, che nei giorni scorsi avevano chiesto più volte l’autorizzazione alla questura.
Fra i presenti, nonostante il caldo torrido, c'era anche la nonna di Giulia. La signora Angela, con voce gentile ma ferma, ha raccontato: «Giulia io l'ho cresciuta e ora me l'hanno ammazzata. Ora il colpevole deve uscire fuori».
Emanuela Michini
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