Traforo, D’Alberto non ci sta: «Vanno valutate altre soluzioni» 

Alla vigilia dell’avvio della messa in sicurezza dell’acquifero il sindaco propone un tavolo istituzionale «Il piano di chiusure già illustrato dev’essere ridiscusso, i tecnici suggeriscano ipotesi alternative»

TERAMO. Traforo del Gran Sasso, la politica teramana si muove per provare a scongiurare il caos viabilità legato ai lavori di messa in sicurezza dell’acquifero. La soluzione già illustrata pubblicamente dal commissario governativo che si occuperà dell’opera, Pierluigi Caputi, è nota: dovrà essere chiusa di volta in volta una canna del traforo e nell’altra si transiterà a senso unico alternato, regolato da un semaforo che resterà acceso sul verde cinque minuti ogni mezz’ora. Tutto questo avverrà per 45 giorni a partire dal prossimo mese per consentire i sondaggi necessari a preparare il progetto esecutivo, e poi per almeno due anni, a partire dal 2025, nella fase di cantiere vera e propria.
Il sindaco Gianguido D’Alberto e il consigliere regionale del Pd Sandro Mariani non ci stanno. Il primo chiede un tavolo istituzionale che apra un dibattito sulla questione viabilità e incarichi i tecnici di trovare soluzioni alternative, il secondo chiede la convocazione della commissione regionale competente con audizione del commissario Caputi e della società Strada dei Parchi, la concessionaria delle autostrade A24 e A25. D’Alberto dice al Centro: «Già l’8 agosto avevo chiesto la convocazione di un tavolo con tutte le istituzioni interessate, il problema non può essere affrontato solo territorialmente. Devono essere coinvolti i sindaci (ne ho già parlato con il collega aquilano Pierluigi Biondi), le prefetture, entrambi i commissari governativi incaricati della sicurezza di A24 e A25 e tutti gli organi competenti. Intanto, non posso che accogliere positivamente l’iniziativa di Sandro Mariani perché è la Regione che deve farsi carico di coordinare i territori. Si deve per forza aprire una discussione. È indubbio che quest’opera comporterà un enorme disagio economico e sociale per i nostri territori, non tanto nei 45 giorni relativi alla fase d’indagine propedeutica alla progettazione, ma nei prossimi anni: si apre uno scenario decisamente preoccupante che rischia di isolare il nostro territorio più di ogni altro, certamente più dell’Aquilano nei confronti di Roma, tenendo anche conto dei disagi del percorso alternativo, ovvero l’A25, che visti i cantieri e le code in A14 non si pone neanche come alternativa. La fase dei sondaggi che sta per aprirsi dovrà servire a monitorare e valutare gli effetti delle chiusure, ma secondo me è indubbio che una soluzione alternativa vada trovata. Il doppio senso di marcia in una sola canna non si può fare perché non c’è corsia di emergenza? Ma si valuti un contingentamento dei mezzi che percorrono il traforo, Ovvero: quando i mezzi in transito sotto il traforo superano un certo numero, si chiude. Oppure si valuti un contingentamento dei tempi, ad esempio lavorare e chiudere solo di notte. Sono cose che butto lì, non essendo un tecnico, ma dico che i tecnici devono valutare ipotesi alternative. Non si può pensare già oggi che non esistano altre soluzioni».
Quanto a Mariani, annuncia in una nota di aver scritto al presidente della II° Commissione (Ambiente, Territorio e Infrastrutture) Emiliano Di Matteo «per chiedere che sia convocata, con urgenza, una seduta della suddetta commissione», prefigura «enormi disagi al traffico in uno snodo strategico di collegamento tra il versante adriatico e quello tirrenico del nostro Paese, per non parlare poi dei gravi danni per la provincia di Teramo che con la dilatazione dei tempi di percorrenza rischia di rimanere isolata», chiarisce di aver «chiesto l’audizione del commissario straordinario Caputi e dell’amministratore delegato della società Strada dei Parchi Costantino Ivoi per avere una serie di chiarimenti. Auspico che tramite questo incontro potremo avere maggiori informazioni sull’iter dei lavori, sulla gestione della viabilità e, ovviamente, sulla tempistica degli interventi»,
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