«Tre cittadine per un solo Comune»
Astolfi, sindaco di Atri, lancia l'invito ai colleghi di Silvi e Pineto
ATRI. «Siamo per la riunificazione di Atri e Pineto, anzi vorremmo coinvolgere nel progetto anche Silvi». Gabriele Astolfi, sindaco di Atri, ieri mattina ha tenuto una conferenza stampa nel proprio ufficio, una suggestiva sala del palazzo ducale completamente affrescata, per chiarire la posizione dell'amministrazione comunale rispetto all'idea di proporre la fusione della città ducale con la "cugina" Pineto ed alla nascita a Scerne di un comitato cittadino che intende far tornare la frazione pinetese sotto la giurisdizione di Atri.
NO ALLA SECESSIONE. «Noi non siamo assolutamente dei secessionisti», ha sottolineato Astolfi, «nel senso che non vogliamo portar via a Pineto né Scerne né altre fette del suo territorio. E' vero che gli assessori atriani Piergiorgio Ferretti e Marino Iommarini sono stati invitati a Scerne dai cittadini di quel comitato», ammette il primo cittadino, «ma lì gli assessori, di certo non durante una riunione in stile carboneria, hanno detto d'essere per la fusione con Pineto, non per l'annessione ad Atri della frazione pinetese».
UNITI E PIU' FORTI. Per Astolfi, come pure per i colleghi sindaci di Pineto e Silvi ed il vicesindaco di Atri, ricostituire un Comune unico porterebbe indubbi vantaggi all'intero comprensorio. «La nostra idea di addivenire ad un'unica municipalità nasce dalla certezza che, assieme, i tre centri avrebbero una rilevanza ed un peso politico triplicati», asserisce il primo cittadino atriano, «del resto, si verrebbe a costituire una città turistica di quasi 45mila abitanti, capace di offrire villeggiatura balneare e turismo culturale, il secondo centro, per numero di abitanti, dopo il capoluogo di provincia. Un territorio in cui ospedale, tribunale, commissariato di polizia, aree industriali, polo scolastico superiore, università, uffici pubblici ed altri servizi, viabilità e trasporti potrebbero essere conservati e potenziati».
LE TERRE DEL CERRANO. Un'unica grande città, di cui non è stato ancora ipotizzato un nome, avrebbe maggiori possibilità di eleggere propri rappresentanti in Parlamento ed alla Regione, come fa rilevare Astolfi. «Questa realtà territoriale, se fusa, potrebbe contare su propri rappresentanti nelle istituzioni sovracomunali, dal Parlamento alla Regione ed alla Provincia», stigmatizza il sindaco, «e riusciremmo ad ottenere maggiori risorse dallo Stato, a potenziare lo scalo ferroviario e a migliorare la qualità della vita per i cittadini. Per questo, dopo la pausa estiva, inviterò i sindaci di Pineto e Silvi a discutere la nostra idea, con l'obiettivo di arrivare ad un protocollo d'intesa tra Comuni».
GLI ASSESSORI. Sempre ieri mattina, gli assessori atriani Ferretti e Iommarini, che il sindaco di Pineto, Luciano Monticelli, aveva biasimato per aver partecipato ad incontri del comitato pro-Atri sorto a Scerne, hanno diffuso una nota con la quale chiariscono la loro posizione. «Il futuro del territorio passa attraverso l'unione e non le divisioni», scrivono i due amministratori, «lungi da noi alcun disegno annessionista», perché «Scerne rimane lì dov'è».
NO ALLA SECESSIONE. «Noi non siamo assolutamente dei secessionisti», ha sottolineato Astolfi, «nel senso che non vogliamo portar via a Pineto né Scerne né altre fette del suo territorio. E' vero che gli assessori atriani Piergiorgio Ferretti e Marino Iommarini sono stati invitati a Scerne dai cittadini di quel comitato», ammette il primo cittadino, «ma lì gli assessori, di certo non durante una riunione in stile carboneria, hanno detto d'essere per la fusione con Pineto, non per l'annessione ad Atri della frazione pinetese».
UNITI E PIU' FORTI. Per Astolfi, come pure per i colleghi sindaci di Pineto e Silvi ed il vicesindaco di Atri, ricostituire un Comune unico porterebbe indubbi vantaggi all'intero comprensorio. «La nostra idea di addivenire ad un'unica municipalità nasce dalla certezza che, assieme, i tre centri avrebbero una rilevanza ed un peso politico triplicati», asserisce il primo cittadino atriano, «del resto, si verrebbe a costituire una città turistica di quasi 45mila abitanti, capace di offrire villeggiatura balneare e turismo culturale, il secondo centro, per numero di abitanti, dopo il capoluogo di provincia. Un territorio in cui ospedale, tribunale, commissariato di polizia, aree industriali, polo scolastico superiore, università, uffici pubblici ed altri servizi, viabilità e trasporti potrebbero essere conservati e potenziati».
LE TERRE DEL CERRANO. Un'unica grande città, di cui non è stato ancora ipotizzato un nome, avrebbe maggiori possibilità di eleggere propri rappresentanti in Parlamento ed alla Regione, come fa rilevare Astolfi. «Questa realtà territoriale, se fusa, potrebbe contare su propri rappresentanti nelle istituzioni sovracomunali, dal Parlamento alla Regione ed alla Provincia», stigmatizza il sindaco, «e riusciremmo ad ottenere maggiori risorse dallo Stato, a potenziare lo scalo ferroviario e a migliorare la qualità della vita per i cittadini. Per questo, dopo la pausa estiva, inviterò i sindaci di Pineto e Silvi a discutere la nostra idea, con l'obiettivo di arrivare ad un protocollo d'intesa tra Comuni».
GLI ASSESSORI. Sempre ieri mattina, gli assessori atriani Ferretti e Iommarini, che il sindaco di Pineto, Luciano Monticelli, aveva biasimato per aver partecipato ad incontri del comitato pro-Atri sorto a Scerne, hanno diffuso una nota con la quale chiariscono la loro posizione. «Il futuro del territorio passa attraverso l'unione e non le divisioni», scrivono i due amministratori, «lungi da noi alcun disegno annessionista», perché «Scerne rimane lì dov'è».