Truffa sulla formazione, tre indagati
Corsi da 300mila euro per operai organizzati da un privato
TERAMO. In un momento in cui la crisi occupazionale morde e gli investimenti appaiono sempre più esigui, la qualificazione dei lavoratori passa anche attraverso corsi di formazione. Ma questi possono nascondere delle truffe. E' quello che ipotizza la procura di Teramo, che indaga su due corsi.
Il pm Stefano Giovagnoni ha aperto un fascicolo su una società privata teramana che organizza corsi di formazione. Tre gli indagati, tutti amministratori della società: l'ipotesi di reato contestata è quella di truffa ai danni della Regione. Secondo l'accusa sarebbero stati "gonfiati" sia il numero dei partecipanti che le ore di lezione relativamente a due corsi di qualificazione professionale tenuti in aziende del Teramano.
Il sostituto procuratore, che ha già ascoltato decine di persone in qualità di testimoni, ha affidato anche una consulenza per ricostruire con esattezza alcuni passaggi. Il lavoro del perito dovrebbe essere ultimato entro breve. I corsi in questione, mirati a qualificare i dipendenti delle aziende private in tema di sicurezza sul lavoro, informatica e tecniche di lavoro, erano disciplinati da bandi di gara organizzati dalla Regione due anni fa. Per ogni bando 150mila euro. L'ente regionale, a sua volta, aveva ricevuto dall'Unione europea i fondi mirati allo svolgimento di queste attività. La società nel mirino degli inquirenti ha vinto la gara e ha effettivamente svolto i corsi in due aziende. Poi ha attestato alla Regione l'attività svolta, ma per la procura è qui che starebbe l'inghippo: quei corsi, secondo l'accusa, non sono stati effettivamente frequentati dalle persone dichiarate (ma da un numero inferiore), e le ore di lezione effettivamente svolte non sono state quelle indicate ma, per il magistrato, sarebbero state di meno.
Insomma, ci sarebbe stata una certificazione fasulla mirata a ottenere illecitamente i fondi della Regione. L'ipotesi di reato che si va delineando è una truffa ai danni della Regione, ma l'inchiesta non è ancora chiusa. Gli ufficiali di polizia giudiziaria delegati dal magistrato hanno ascoltato numerosi testimoni, soprattutto coloro che hanno frequentato i corsi. Sono stati acquisiti anche numerosi atti: sia quelli sottoscritti dai frequentanti e sia i verbali inviati alla Regione per certificare la frequenza e la presenza. I corsi erano suddivisi in due momenti: quello all'interno delle aziende e quello in cui era previsto l'invio di materiale (dispense e cd) direttamente al domicilio dei frequentanti. Le indagini sono partite da un esposto arrivato in procura in cui si segnalavano delle presunte irregolarità. (d.p.)
Il pm Stefano Giovagnoni ha aperto un fascicolo su una società privata teramana che organizza corsi di formazione. Tre gli indagati, tutti amministratori della società: l'ipotesi di reato contestata è quella di truffa ai danni della Regione. Secondo l'accusa sarebbero stati "gonfiati" sia il numero dei partecipanti che le ore di lezione relativamente a due corsi di qualificazione professionale tenuti in aziende del Teramano.
Il sostituto procuratore, che ha già ascoltato decine di persone in qualità di testimoni, ha affidato anche una consulenza per ricostruire con esattezza alcuni passaggi. Il lavoro del perito dovrebbe essere ultimato entro breve. I corsi in questione, mirati a qualificare i dipendenti delle aziende private in tema di sicurezza sul lavoro, informatica e tecniche di lavoro, erano disciplinati da bandi di gara organizzati dalla Regione due anni fa. Per ogni bando 150mila euro. L'ente regionale, a sua volta, aveva ricevuto dall'Unione europea i fondi mirati allo svolgimento di queste attività. La società nel mirino degli inquirenti ha vinto la gara e ha effettivamente svolto i corsi in due aziende. Poi ha attestato alla Regione l'attività svolta, ma per la procura è qui che starebbe l'inghippo: quei corsi, secondo l'accusa, non sono stati effettivamente frequentati dalle persone dichiarate (ma da un numero inferiore), e le ore di lezione effettivamente svolte non sono state quelle indicate ma, per il magistrato, sarebbero state di meno.
Insomma, ci sarebbe stata una certificazione fasulla mirata a ottenere illecitamente i fondi della Regione. L'ipotesi di reato che si va delineando è una truffa ai danni della Regione, ma l'inchiesta non è ancora chiusa. Gli ufficiali di polizia giudiziaria delegati dal magistrato hanno ascoltato numerosi testimoni, soprattutto coloro che hanno frequentato i corsi. Sono stati acquisiti anche numerosi atti: sia quelli sottoscritti dai frequentanti e sia i verbali inviati alla Regione per certificare la frequenza e la presenza. I corsi erano suddivisi in due momenti: quello all'interno delle aziende e quello in cui era previsto l'invio di materiale (dispense e cd) direttamente al domicilio dei frequentanti. Le indagini sono partite da un esposto arrivato in procura in cui si segnalavano delle presunte irregolarità. (d.p.)
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