Uccise la collega badante A giudizio per omicidio
Accolta la richiesta del pm: a giudizio Tereke Lema Alefech, badante etiope di 54 anni, per l'omicidio a colpi di spranga della collega eritrea Gabriella Baire, 62 anni, lo scorso 24 ottobre
TERAMO. Sarà processata il primo giugno, dai giudici della Corte d'Assise di Teramo, per omicidio volontario aggravato, Tereke Lema Alefech, la badante etiope di 54 anni, accusata di aver ucciso a colpi di spranga la collega eritrea 62enne Gabriella Baire, lo scorso 24 ottobre a Teramo. Il gip ha accolto la richiesta avanzata dal pubblico ministero Davide Rosati di processare la donna con il giudizio immediato: le prove é evidente, che si può saltare l'udienza preliminare e andare direttamente davanti ai giudici della giuria popolare e togata. Sulla bandante etiope pende un'accusa da ergastolo; la procura le ha infatti contestato la doppia aggravante della premeditazione e dei motivi futili e abietti.
Secondo la ricostruzione dell'omicidio, fatta dagli investigatori, la Alefech aveva attirato la collega - la stessa che le aveva procurato il lavoro di assistente di un'anziana costretta sulla sedia a rotelle -, in una soffitta all'ultimo piano del condominio di via Pannella dove abita l'assistita, per affrontarla e chiederle la restituzione del denaro che le aveva prestato. Durante il confronto era scoppiata una lite, al culmine della quale la Alefech aveva impugnato una spranga di ferro e aveva colpito più volte alla testa Gabriella Baire, uccidendola. La stessa badante aveva poi simulato l'incendio di un fornellino nell'abitazione dell'anziana per distogliere le ricerche della vittima.
Tra le prove che accusano l'etiope, i suoi vestiti sporchi del sangue della vittima, l'unica copia della chiave della soffitta in suo possesso e la spranga utilizzata per il delitto.
Secondo la ricostruzione dell'omicidio, fatta dagli investigatori, la Alefech aveva attirato la collega - la stessa che le aveva procurato il lavoro di assistente di un'anziana costretta sulla sedia a rotelle -, in una soffitta all'ultimo piano del condominio di via Pannella dove abita l'assistita, per affrontarla e chiederle la restituzione del denaro che le aveva prestato. Durante il confronto era scoppiata una lite, al culmine della quale la Alefech aveva impugnato una spranga di ferro e aveva colpito più volte alla testa Gabriella Baire, uccidendola. La stessa badante aveva poi simulato l'incendio di un fornellino nell'abitazione dell'anziana per distogliere le ricerche della vittima.
Tra le prove che accusano l'etiope, i suoi vestiti sporchi del sangue della vittima, l'unica copia della chiave della soffitta in suo possesso e la spranga utilizzata per il delitto.
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