Un teste al pm: ho visto il coltello di Parolisi

Lo zio di Melania sentito in segreto durante l'udienza del militare. L'arma era nell'auto

TERAMO. E' una delle zone d'ombra dell'inchiesta. Come l'ora della morte. L'arma che ha ucciso Melania non è mai stata trovata. Ma ora spunta un teste che sostiene di aver visto un piccolo coltello nella macchina di Salvatore Parolisi. Il ricordo di Salvatore Rea, uno zio di Melania, da lunedì è un atto delle indagini pronto ad entrare nel processo al caporal maggiore accusato di aver ucciso la moglie con 35 coltellate nel bosco di Ripe.

L'uomo è stato sentito dai carabinieri proprio nel giorno in cui il giudice Marina Tommolini ha concesso il rito abbreviato aprendo, di fatto, il processo. Ai carabinieri Salvatore Rea ha raccontato che a marzo dell'anno scorso, quindi un mese prima che Melania fosse uccisa, ha visto un piccolo coltello, di quelli multiuso a serramanico, nel cassetto portaoggetti dell'auto di Parolisi. L'uomo fa il meccanico e in quell'occasione Parolisi gli aveva portato la vettura per un controllo.

Ma perchè ne parla solo adesso? Lo zio di Melania ha risposto dicendo di averlo ricordato solo dopo aver sentito Valentina, l'amica della vittima, che ha detto di aver visto Salvatore usare un piccolo coltello multiuso per aprire le ostriche in un ristorante. Ma di quel coltello oggi non c'è traccia.

Intanto Mauro Gionni, il legale della famiglia Rea, solleva il caso dei consulenti a cui il giudice ha affidato la nuova super perizia sull'ora della morte. «La parte civile», dice Gionni, «sta verificando più approfonditamente l'esistenza di rapporti professionali di vicinanza tra uno dei due periti nominati dal giudice, Sara Gino, e il consulente della difesa Lorenzo Varetto che sembrano lavorare o comunque aver lavorato nello stesso istituto di medicina legale dell'università di Torino. A prescindere dalla professionalità delle persone che nessuno mette in discussione, si pongono comprensibili riflessioni o dubbi di opportunità. Cosa sarebbe accaduto se si fosse nominato un collega di lavoro del profesror Tagliabracci o del mio consulente di parte? Credo che da Teramo a Torino ci potevano essere molte altre soluzioni con luminari delle rispettive materie, professori universitari titolari di cattedre, non colleghi, concittadini, del consulente della difesa. Do per scontato la buonafede di tutti. Ma è una domanda che mi faccio e che faccio».

Il 30 marzo nuova udienza per affidare l'incarico ai consulenti e per risentire tre testimoni citati dalla difesa nella loro richiesta di abbreviato.

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