Una fiaccolata per Melania
Somma Vesuviana si ferma per ricordare la donna uccisa
TERAMO. Il silenzio dei ricordi aiuta a riannodare il filo di una vita spezzata a quello sottilissimo di chi resta. Di chi sopravvive giorno dopo giorno al dolore. Lo sanno i genitori e il fratello di Melania Rea: la loro vita si è fermata un anno fa. Oggi Somma Vesuviana ricorda la giovane mamma che il 18 aprile venne uccisa con 35 coltellate e che in questi 12 mesi l'Italia ha imparato a conoscere in decine di foto sorridenti.
Le stesse immagini che saranno alla testa della fiaccolata che questa sera sfilerà per le vie del centro napoletano con un solo obiettivo: non dimenticare. Anche per questo è nata l'associazione "Melania Rea onlus" che vuole occuparsi delle donne vittime di violenza e di bambini. Un video cercherà di raccontare la storia della donna.
Una storia che ancora non ha una parola fine visto che la vicenda giudiziaria che vede il marito Salvatore Parolisi unico imputato dell'omicidio é ancora aperta: il processo è in corso con il rito abbreviato. Prima di quelle immagini, nella chiesa di San Giorgio Martire ci sarà una messa. «Vogliamo che sia il giorno del silenzio», dice il fratello Michele Rea, «vogliamo solo ricordare Melania, il suo sorriso. La nostra sarà un'associazione che dirà no alla violenze sulle donne, sì ai diritti dei minore, che dirà no agli assassini liberi e sì alla certezza della pena, vogliamo stare vicino a tutti coloro che subiscono questo dolore e fare in modo che non accada più, a nessuno».
Non nasconde la rabbia Michele Rea. «Alla fine», dice, «succede che anche quando si trova il colpevole, dopo poco tempo torna ad essere libero. E alle vittime nessuno restituisce la vita». Per la famiglia Rea dal 18 aprile dell'anno scorso «niente è più come prima e niente lo sarà». Soprattutto per la figlioletta di Melania e Salvatore, una bimba di 2 anni affidata temporaneamente ai nonni materni. «Diventa sempre più difficile», aggiunge, «perché sente la mancanza della mamma, perché inizia a fare domande e perché noi presto saremo costretti a raccontarle una bruttissima storia».
Oggi a casa Rea prevale una sensazione di impotenza. «Per non essere riusciti ad evitare tutto quello che é successo, per non aver capito in tempo, per non essere riusciti a fare in modo che Melania fosse ancora viva», conclude Michele, «sensazione, questa, che fa male, tanto. E che non dà tregua, neanche per un secondo». Nel bosco di Ripe anche oggi molti lasceranno dei fiori, dei peluche, delle foto. Per non dimenticare una giovane mamma uccisa con 35 coltellate.
Le stesse immagini che saranno alla testa della fiaccolata che questa sera sfilerà per le vie del centro napoletano con un solo obiettivo: non dimenticare. Anche per questo è nata l'associazione "Melania Rea onlus" che vuole occuparsi delle donne vittime di violenza e di bambini. Un video cercherà di raccontare la storia della donna.
Una storia che ancora non ha una parola fine visto che la vicenda giudiziaria che vede il marito Salvatore Parolisi unico imputato dell'omicidio é ancora aperta: il processo è in corso con il rito abbreviato. Prima di quelle immagini, nella chiesa di San Giorgio Martire ci sarà una messa. «Vogliamo che sia il giorno del silenzio», dice il fratello Michele Rea, «vogliamo solo ricordare Melania, il suo sorriso. La nostra sarà un'associazione che dirà no alla violenze sulle donne, sì ai diritti dei minore, che dirà no agli assassini liberi e sì alla certezza della pena, vogliamo stare vicino a tutti coloro che subiscono questo dolore e fare in modo che non accada più, a nessuno».
Non nasconde la rabbia Michele Rea. «Alla fine», dice, «succede che anche quando si trova il colpevole, dopo poco tempo torna ad essere libero. E alle vittime nessuno restituisce la vita». Per la famiglia Rea dal 18 aprile dell'anno scorso «niente è più come prima e niente lo sarà». Soprattutto per la figlioletta di Melania e Salvatore, una bimba di 2 anni affidata temporaneamente ai nonni materni. «Diventa sempre più difficile», aggiunge, «perché sente la mancanza della mamma, perché inizia a fare domande e perché noi presto saremo costretti a raccontarle una bruttissima storia».
Oggi a casa Rea prevale una sensazione di impotenza. «Per non essere riusciti ad evitare tutto quello che é successo, per non aver capito in tempo, per non essere riusciti a fare in modo che Melania fosse ancora viva», conclude Michele, «sensazione, questa, che fa male, tanto. E che non dà tregua, neanche per un secondo». Nel bosco di Ripe anche oggi molti lasceranno dei fiori, dei peluche, delle foto. Per non dimenticare una giovane mamma uccisa con 35 coltellate.
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