Università, chiusa l’inchiesta
La procura chiede il giudizio per una docente e due collaboratori.
TERAMO. False firme per gli esami all’università: la procura chiede il giudizio per una docente di lingua straniere e due suoi collaboratori. Il pm Davide Rosati, titolare del caso, nei giorni scorsi ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini. Ora sarà il gup a decidere se mandarli a processo o se disporre il non luogo a procedere. Tutti sono accusati di falso ideologico: per il magistrato la prof avrebbe firmato verbali d’esame a studenti pur non essendo presente.
L’inchiesta del sostituto procuratore Davide Rosati ha mosso i primi passi tra gennaio e febbraio, dopo alcuni esposti arrivati direttamente in procura. Immediatamente sono scattate le prime indagini e, su delega del magistrato, agenti della Digos e della polizia giudiziaria in più occasioni si sono presentati negli uffici dell’università per acquisire documenti, in particolare proprio quei verbali d’esame. Parallelamente all’acquisizione di atti gli uomini della pg e della Digos hanno raccolto le testimonianze di numerosi studenti, assistenti e collaboratori visto che la materia della docente è presente in diversi corsi di laurea dell’ateneo.
Un rapporto è finito sul tavolo del magistrato che, proprio alla luce del materiale raccolto, ha aperto l’inchiesta e successivamente iscritto la docente e due suoi collaboratori nel registro degli indagati per falso ideologico. Secondo l’accusa, che naturalmente sarà tutta da dimostrare in un eventuale dibattimento, la docente avrebbe fatto risultare di essere presente durante le commissioni d’esame agli studenti, con tanto di firma sui verbali: in realtà, per la procura, in quelle commissioni l’insegnante non sarebbe mai stata presente nonostante la sua firma risulti sui verbali. La normativa stabilisce che la commissione d’ esame debba essere composta da almeno tre persone: il docente e suoi collaboratori (assistenti o cultori della materia) indicati e scelti dal prof.
Secondo l’accusa i fatti per cui la docente è finita sotto accusa si sarebbero verificati in più occasioni e nel corso di alcuni anni. Fatti che, evidentemente, non sarebbero passati inosservati all’interno dell’università e che, molto probabilmente, avrebbero portato qualcuno a presentare degli esposti, alcuni dei quali molto circostanziati, negli uffici della procura. Immediatamente sono scattate le indagini e il procuratore Gabriele Ferretti ha affidato il fascicolo al pm Rosati.
L’inchiesta, per lungo tempo avvolta da uno stretto riserbo vista la delicatezza dell argomento, si è avvalsa anche della testimonianza di numerosi studenti, che davanti agli agenti di pg hanno raccontato la loro versione dei fatti.
Ma c’è un altro aspetto della vicenda che potrebbe provocare un piccolo terremoto nell’ambiente universitario: potrebbe esserci il rischio, naturalmente quando e se le accuse della procura saranno dimostrate, che gli esami finiti sotto la lente d’ingrandimento di investigatori e inquirenti, possano essere invalidati visto che la firma della titolare di cattedra presente sui verbali d’esame risulterebbe falsa. Naturalmente, per il momento, è solo una ipotesi. Ora, dopo l’avviso di conclusione, la parola passa al gup.
L’inchiesta del sostituto procuratore Davide Rosati ha mosso i primi passi tra gennaio e febbraio, dopo alcuni esposti arrivati direttamente in procura. Immediatamente sono scattate le prime indagini e, su delega del magistrato, agenti della Digos e della polizia giudiziaria in più occasioni si sono presentati negli uffici dell’università per acquisire documenti, in particolare proprio quei verbali d’esame. Parallelamente all’acquisizione di atti gli uomini della pg e della Digos hanno raccolto le testimonianze di numerosi studenti, assistenti e collaboratori visto che la materia della docente è presente in diversi corsi di laurea dell’ateneo.
Un rapporto è finito sul tavolo del magistrato che, proprio alla luce del materiale raccolto, ha aperto l’inchiesta e successivamente iscritto la docente e due suoi collaboratori nel registro degli indagati per falso ideologico. Secondo l’accusa, che naturalmente sarà tutta da dimostrare in un eventuale dibattimento, la docente avrebbe fatto risultare di essere presente durante le commissioni d’esame agli studenti, con tanto di firma sui verbali: in realtà, per la procura, in quelle commissioni l’insegnante non sarebbe mai stata presente nonostante la sua firma risulti sui verbali. La normativa stabilisce che la commissione d’ esame debba essere composta da almeno tre persone: il docente e suoi collaboratori (assistenti o cultori della materia) indicati e scelti dal prof.
Secondo l’accusa i fatti per cui la docente è finita sotto accusa si sarebbero verificati in più occasioni e nel corso di alcuni anni. Fatti che, evidentemente, non sarebbero passati inosservati all’interno dell’università e che, molto probabilmente, avrebbero portato qualcuno a presentare degli esposti, alcuni dei quali molto circostanziati, negli uffici della procura. Immediatamente sono scattate le indagini e il procuratore Gabriele Ferretti ha affidato il fascicolo al pm Rosati.
L’inchiesta, per lungo tempo avvolta da uno stretto riserbo vista la delicatezza dell argomento, si è avvalsa anche della testimonianza di numerosi studenti, che davanti agli agenti di pg hanno raccontato la loro versione dei fatti.
Ma c’è un altro aspetto della vicenda che potrebbe provocare un piccolo terremoto nell’ambiente universitario: potrebbe esserci il rischio, naturalmente quando e se le accuse della procura saranno dimostrate, che gli esami finiti sotto la lente d’ingrandimento di investigatori e inquirenti, possano essere invalidati visto che la firma della titolare di cattedra presente sui verbali d’esame risulterebbe falsa. Naturalmente, per il momento, è solo una ipotesi. Ora, dopo l’avviso di conclusione, la parola passa al gup.