Varrassi indagato, perquisiti gli uffici Asl

L'accusa: ha occultato atti su un medico sotto processo, è il secondo avviso di garanzia

TERAMO. Per il direttore generale dell'Asl Giustino Varrassi il secondo avviso di garanzia arriva con un decreto di perquisizione dei suoi uffici. Porta la firma del pm Davide Rosati, lo stesso che lo ha indagato quattro mesi fa. L'ipotesi questa volta è occultamento di atti.

Succede in una giornata in cui negli uffici dell'azienda sanitaria teramana entrano sia finanzieri sia carabinieri. Tutti a caccia di atti per due inchieste che si muovono su binari diversi ma che si concentrano sul direttore generale già indagato per abuso nell'ambito del procedimento aperto dalla magistratura per la promozione di Corrado Robimarga, l'urologo ed assessore indagato. L'avviso di garanzia che gli è stato notificato ieri mattina riguarda un'altra inchiesta. 

LA PERQUISIZIONE. Secondo la procura Varrassi non avrebbe aperto il procedimento disciplinare nei confronti di un medico dipendente della struttura indagato per una turbativa d'asta e per cui è stato chiesto il processo. Ieri mattina il pm ha inviato i finanzieri (guidati dal comandante provinciale Pietro Pelagatti) negli uffici dell'azienda sanitaria con un decreto di perquisizione a caccia della nota con cui a febbraio la procura ha comunicato alla Asl l'avvio del procedimento penale, così come prevede la normativa per i dipendenti di enti pubblici. Il documento è stato trovato negli uffici degli Affari Generali. Contestualmente i finanzieri hanno notificato l'avviso di garanzia al manager che ieri sera ha incontrato il suo legale Lino Nisii.  

I CARABINIERI.
Ma ieri non è stata solo la Finanza ad entrare negli uffici di circonvallazione Ragusa. Sempre su disposizione del pm Rosati i carabinieri del reparto operativo, guidati da Nazario Giuliani, hanno acquisito altri documenti nell'ambito dell'inchiesta sulla promozione di Corrado Robimarga, urologo ed ex assessore all'urbanistica comunale accusato di peculato, falso ideologico e truffa aggravata ai danni dello Stato e per cui recentemente la procura ha chiesto il rinvio a giudizio. I militari hanno fatto acquisizioni sia negli uffici della direzione sia in altri uffici alla ricerca di atti e delibere per ricostruire nei particolare la vicenda che nel 2011 portò il medico ad essere sospeso per due mesi dal servizio in ospedale su ordinanza del gip Guendalina Buccella.  

LE ACCUSE.
Secondo l'accusa della procura Robimarga avrebbe fatto visite a pagamento in ospedale (cinque gli episodi) senza versare il dovuto alla Asl. I magistrati, inoltre, contestano al medico di aver falsificato la cartella clinica di un paziente per coprire presunte irregolarità. Accuse sempre respinte dal professionista indagato anche per essersi assentato dal posto di lavoro presentando falsi documenti alla Asl attestanti la sua presenza negli uffici comunali come assessore. Nei mesi scorsi il medico ha risarcito la Asl con quattromila euro per il danno d'immagine causato con l'inchiesta a suo carico. L'inchiesta della procura su Robimarga può essere definita quella madre, quella da cui successivamente è scattata quella che ha portato all'emissione dei tre avvisi di garanzia per il manager della Asl Varrassi, il direttore sanitario Camillo Antelli e quello amministrativo Lucio Ambrosj dopo la nomina dell'urologo a responsabile dell'unità semplice a valenza dipartimentale di endoscopia urologica a Giulianova.

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