«Vedevo sparire cifre consistenti»

L'ex segretario Nardone: ecco come si creava il danno all'Erario

TERAMO. Le anomalie amministrative nel funzionamento della Provincia emerse dal dossier della Ragioneria generale dello Stato avrebbero radici lontane. Riguarderebbero atti firmati ben prima del 2004, la data individuata dal presidente Catarra come inizio del periodo preso in considerazione dall'ispezione ministeriale.

A rivelare al Centro i nuovi aspetti della vicenda è l'ex segretario generale dell'ente Franco Nardone, che è stato in servizio a Teramo dal dicembre del 2000 al febbraio del 2003, negli anni dell'amministrazione di Claudio Ruffini e della direzione generale di Francesco Grue. Nardone, dopo l'esperienza a Teramo, è stato per un periodo anche segretario generale della Provincia di Napoli.

Sette anni dopo il suo addio a Teramo, Nardone racconta così le irregolarità registrate negli anni del suo incarico a via Milli. «L'anomalia principale», dice, «è quella che riguarda la nomina del vice segretario, un ruolo che veniva attribuito di volta in volta ai dirigenti e anche al direttore generale, in quest'ultimo caso in palese conflitto d'interessi». Per capire le affermazioni di Nardone è necessario un passo indietro al dossier e alla figura del vice segretario all'interno dell'ente. L'anomalia rivelata da Nardone è infatti evidenziata anche nel dossier degli ispettori di Tremonti.

Al punto 10, sulle «gravi violazioni del principio di onnicomprensività della retribuzione accessoria del personale con qualifica dirigenziale», si legge anche dell'attribuzione di diritti di rogito al vice segretario in mancanza di una previsione normativa ed in misura superiore al limite di 1/3 dello stipendio annuo del segretario. Il segretario generale dell'ente, infatti, svolge una funzione paragonabile a quella del notaio in ambito privato, cioè notifica la legittimità degli atti. Per questo riceve un compenso aggiuntivo, i cosiddetti diritti di rogito: una percentuale sul valore dell'atto.

In caso di assenza del segretario il ruolo viene svolto da un vice segretario, scelto tra le figure dirigenziali e apicali dell'ente, che riceve quindi i compensi relativi agli incarichi svolti ma in base ad un tetto massimo: un terzo dello stipendio del segretario. Stando alle parole di Nardone, l'anomalia avrebbe preso vita proprio da questo meccanismo. «Il direttore, che era in quella fase in aspettativa come dirigente, svolgeva anche la funzione di vice segretario», continua Nardone, «ma quando si era sul punto di raggiungere il limite massimo dei compensi il ruolo veniva affidato di volta in volta ai dirigenti, con il superamento dei tetti stabiliti e quindi con un danno erariale. Si tratta di cifre significative. L'anomalia non è tanto nel fatto che più dirigenti rivestissero questo ruolo di vice segretario», aggiunge Nardone, «ma che la funzione venisse affidata al direttore generale, che non era incaricabile e incrementava così il suo compenso con i soldi dei diritti di rogito».

Quest'ultima irregolarità viene sottolineata anche al punto 11 del dossier, riguardo le «illegittimità varie relative all'incarico di direttore generale della Provincia». Si parla di «erogazione di compensi per attività di rogito, la quale non può essere espletata da soggetti estranei all'amministrazione, per un importo pari a 32.493,18 euro». Che sarebbero parte di quelle «cifre significative» generate dal meccanismo raccontato dall'ex segretario Nardone.

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