Vicentini dà lo stop al manager Varrassi
Il primario cacciato ricorre al Tar e denuncia per danni il direttore Antelli: «Mi ha offeso come medico e professore»
TERAMO. Carlo Vicentini recupera, e con gli interessi, tanti mesi di silenzio. In una conferenza stampa durata quasi due ore, il docente universitario cacciato dall’ospedale di Teramo dopo che la Asl ha rescisso la convenzione con l’università dell’Aquila per il reparto di urologia, ribatte alle accuse - più o meno esplicite - fattegli dalla Asl. Le ultime e più pesanti gli sono state mosse dal direttore sanitario della Asl Camillo Antelli.
IL RICORSO. Vicentini annuncia un ricorso al Tar: «è stato leso il mio diritto-dovere di svolgere le funzioni di didattica, assistenza e ricerca, che non possono essere distinte le une dalle altre». La Asl, tagliando la convenzione, ha bloccato l’attività di assistenza, in quanto ha impedito a Vicentini, con una disposizione scritta, di svolgere questo tipo di attività all’ospedale di Teramo. «La risoluzione del rapporto poteva anche esserci», dichiara il docente, «ma il vulnus è la traumatica, improvvisa, acuta e unilaterale decisione della Asl. Da un giorno all’altro mi è stata vietata qualsiasi prestazione assistenziale: poteva essere utilizzato uno scivolo di qualche mese, evitando così di creare problemi ai pazienti».
LA DENUNCIA AD ANTELLI. «Da anni subisco attacchi al reparto e alla mia persona», afferma Vicentini, «ma la conferenza stampa di Antelli ha fatto traboccare il vaso: è intervenuto in modo inopportuno, al di fuori dei normali rapporti fra enti. Il mio avvocato ha detto che merita un’attenzione particolare. Ha offeso la mia dignità di professionista, come professore universitario e come medico, ha detto che sono incapace di insegnare ai miei collaboratori l’attività chirurgica». Antelli ha infatti detto che Vicentini operava l’85% dei pazienti, non dando spazio agli altri chirurghi. Da qui il fatto che nessuno dei suoi collaboratori abbia voluto assumere la responsabilità pro tempore del reparto. Vicentini esibisce i dati: si passa da un 59% di interventi eseguiti da lui e 41% dagli altri urologi nel 2007 al 2008 in cui il rapporto si inverte con un 52% di interventi eseguiti dagli altri (e 48 da Vicentini) fino al 59% degli altri e (41% di Vicentini) del 2012 e al 58% degli altri e 42% del 1° semestre di quest’anno.
MOBILITÀ ATTIVA E PASSIVA. Replica anche all’accusa che il 52% dei malati urologici teramani va a farsi curare fuori. E che l’attrattività di pazienti di altre Asl è bassa. «Nel primo caso ci devono spiegare se si tratta di pazienti di competenza del reparto di Teramo o se sono di tutta la provincia: la Asl di Teramo soffre di un problema territoriale. Improprio anche il paragone con il reparto dell’Aquila, i cui chirurghi peraltro si sono formati alla scuola attivata a Teramo: loro sono un direttore più quattro dirigenti medici (ex aiuti, ndr) a Teramo c’è un direttore più 5 dirigenti medici ma due sono universitari che hanno per contratto un orario a metà tempo per l’assistenza». Sulla mobilità passiva a Vicentini risulta un recupero di quasi 400mila euro.
L’UNIVERSITÀ. Ieri accanto a Vicentini c’era Maria Grazia Cifone, direttrice del dipartimento di medicina clinica dell’Aquila. La docente ha spiegato che lo “sconvenzionamento” è unilaterale in quanto non è stato ratificato con una delibera degli organi accademici. Oltre al fatto che la commissione paritetica che ha voltato il taglio «non era affatto paritetica in quanto era assente giustificato un rappresentante dell’università, per cui erano 4 della Asl e tre dell’università, che hanno votato contro». Per questo il rettore con due lettere ha chiesto alla Asl la sospensione del taglio, senza però ottenere effetti. La docente - che bacchetta Antelli per le accuse a Vicentini - osserva che per legge la scuola di specializzazione deve dare possibilità agli specializzandi di fare pratica, per cui l’università si deve attrezzare per assicurare questo requisito fondamentale. Anche eventualmente stringendo convenzioni con altri reparti di urologia.
LA RACCOLTA DI FIRME. Prosegue la raccolta di firme del comitato “Varrassi sLoggia”. Fino a ieri con la tappa di Bellante sono state raccolte 3.240 firme.
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