Zona Peep, l’inchiesta è chiusa
La procura chiede il processo per tre imprenditori e quattro progettisti.
TERAMO. La procura della Repubblica chiede di processare sette persone per il clamoroso caso della zona Peep di Alba Adriatica, dove la guardia di finanza nel 2008 ha sequestrato a più riprese decine di villini e appartamenti, quasi tutti già abitati, ritenuti abusivi.
Il sostituto procuratore Stefano Giovagnoni ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per i tre imprenditori che amministrano le cooperative edilizie che hanno costruito nella zona e per i loro quattro progettisti. La procura chiede invece l’archiviazione per i due tecnici comunali inizialmente indagati.
I NOMI. Davanti al giudice per l’udienza preliminare finiranno: Antonio Giacomozzi, 56 anni, di Alba Adriatica, legale rappresentante della coop “La porta del sole”, ex sindaco della cittadina adriatica; Giuseppe Del Cane, 57 anni, di Teramo, legale rappresentante della “Domus aurea”; Vito Di Marco, 63 anni, di Alba, legale rappresentante della “Euronido”, anche lui ex amministratore del Comune albense; Luigi Del Sordo, 39 anni, progettista e direttore dei lavori; Gaetano Farina, 55 anni, progettista; Graziella Di Filippo, 39 anni, progettista; Italo Di Giannatale, 49 anni, progettista. Le accuse per tutti sono, a vario titolo, di abuso edilizio e lottizzazione abusiva. Per Del Cane viene formulata anche l’accusa di malversazione ai danni dello Stato.
I FONDI SPARITI. L’imprenditore teramano, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto i fondi regionali destinati all’edilizia popolare in quella zona e poi avrebbe stipulato i contratti con gli acquirenti senza scomputare, come avrebbe dovuto, quelle somme. In sostanza: si sarebbe appropriato di almeno 400mila euro (così ha calcolato l’accusa) invece di utilizzarli per realizzare le opere.
LA STORIA. L’inchiesta, inizialmente condotta dal pm Valentina D’Agostino, si è concentrata in particolare sulla difformità di alcune costruzioni rispetto alla normativa per quel tipo di aree. In pratica sarebbero state costruite delle ville, con sottotetti e locali interrati abitabili, al posto di edifici di edilizia residenziale pubblica. La contestazione del reato di lottizzazione abusiva prende forma da un assunto: la mancata pubblicazione sul Bura (Bollettino ufficiale della Regione Abruzzo) dell’adozione del piano per l’edilizia economica e popolare, avvenuta da parte del Comune di Alba nel 1994. Questa contestazione, se confermata anche in fase di giudizio, sarebbe l’unica fattispecie che potrebbe determinare la confisca degli alloggi. Tuttavia va sottolineato che, in fase di indagine, sia il tribunale del riesame che la Cassazione hanno ritenuto insussistente il reato di lottizzazione abusiva.
Il sostituto procuratore Stefano Giovagnoni ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per i tre imprenditori che amministrano le cooperative edilizie che hanno costruito nella zona e per i loro quattro progettisti. La procura chiede invece l’archiviazione per i due tecnici comunali inizialmente indagati.
I NOMI. Davanti al giudice per l’udienza preliminare finiranno: Antonio Giacomozzi, 56 anni, di Alba Adriatica, legale rappresentante della coop “La porta del sole”, ex sindaco della cittadina adriatica; Giuseppe Del Cane, 57 anni, di Teramo, legale rappresentante della “Domus aurea”; Vito Di Marco, 63 anni, di Alba, legale rappresentante della “Euronido”, anche lui ex amministratore del Comune albense; Luigi Del Sordo, 39 anni, progettista e direttore dei lavori; Gaetano Farina, 55 anni, progettista; Graziella Di Filippo, 39 anni, progettista; Italo Di Giannatale, 49 anni, progettista. Le accuse per tutti sono, a vario titolo, di abuso edilizio e lottizzazione abusiva. Per Del Cane viene formulata anche l’accusa di malversazione ai danni dello Stato.
I FONDI SPARITI. L’imprenditore teramano, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto i fondi regionali destinati all’edilizia popolare in quella zona e poi avrebbe stipulato i contratti con gli acquirenti senza scomputare, come avrebbe dovuto, quelle somme. In sostanza: si sarebbe appropriato di almeno 400mila euro (così ha calcolato l’accusa) invece di utilizzarli per realizzare le opere.
LA STORIA. L’inchiesta, inizialmente condotta dal pm Valentina D’Agostino, si è concentrata in particolare sulla difformità di alcune costruzioni rispetto alla normativa per quel tipo di aree. In pratica sarebbero state costruite delle ville, con sottotetti e locali interrati abitabili, al posto di edifici di edilizia residenziale pubblica. La contestazione del reato di lottizzazione abusiva prende forma da un assunto: la mancata pubblicazione sul Bura (Bollettino ufficiale della Regione Abruzzo) dell’adozione del piano per l’edilizia economica e popolare, avvenuta da parte del Comune di Alba nel 1994. Questa contestazione, se confermata anche in fase di giudizio, sarebbe l’unica fattispecie che potrebbe determinare la confisca degli alloggi. Tuttavia va sottolineato che, in fase di indagine, sia il tribunale del riesame che la Cassazione hanno ritenuto insussistente il reato di lottizzazione abusiva.