Fratello e sorella morti a Miglianico, la madre: "Miei figli uccisi da quel guardrail, chi deve paghi"

La madre di Pierpaolo e Valentina Timperio («i miei due angeli») fa causa alla Provincia di Chieti. Il 26 ottobre 2014 i due fratelli morirono precipitando da un ponticello sulla strada per Miglianico

CHIETI. «Grave inadeguatezza sia della balaustra del ponte sia degli elementi di raccordo». Sono le conclusioni del consulente tecnico d'ufficio, l'ingegner Gianfranco Di Giovanni, incaricato dal Sostituto Procuratore della Repubblica del Tribunale di Chieti, Rosangela Di Stefano, nel procedimento penale a carico di ignoti per la morte dei fratelli Pierpaolo e Valentina Timperio, 27 e 23 anni, avvenuta il 26 ottobre 2014. «Carenze determinate», specifica il perito «dal mancato rispetto della normativa e da un'esecuzione non conforme alla regola dell'arte da parte del gestore della strada».

E ora la madre dei due giovani Catia Paravia ha deciso di intentare una causa civile contro la Provincia di Chieti. Nei giorni scorsi è stato depositato l'atto di citazione avanti il Tribunale di Bologna, città dove ha sede legale la compagnia assicurativa dell'Ente provinciale chietino.

leggi anche: Fratello e sorella precipitano in auto e muoiono nel Foro. Tragedia a Miglianico, avevano solo 27 e 23 anni Drammatico incidente nella notte, forse per un colpo di sonno. Le vittime, Pierpaolo e Valentina Timperio, erano molto conosciute e gestivano un bar molto frequentato a Chieti scalo

L’incidente. Quel giorno Valentina era alla guida di una Fiat 500. Con lei c’era il fratello Pierpaolo. Rientravano a casa, a Miglianico da Chieti Scalo, dove gestivano il bar di famiglia. Come sempre percorrevano la Strada Provinciale 33. All'uscita della curva che immette sul rettilineo del ponte sul Foro, l'auto è finita contro la balaustra, che non ha retto all'urto, ed è precipitata nella scarpata e nel fiume sottostante: per i due ragazzi non c'è stato nulla da fare. «Non ho mai creduto all'eccessiva velocità o a un colpo di sonno. E' parso chiaro da subito che quel ponte non era adeguatamente protetto», spiega mamma Catia, che per avere giustizia per i suoi figli, attraverso la consulente Linda Mazzon, si è rivolta a Studio 3A, la società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali, a tutela dei diritti dei cittadini. Secondo la signora Catia, i dubbi hanno trovato conferma negli esiti della perizia cinematica sull'incidente effettuata dagli esperti di Studio 3A e, soprattutto, nella consulenza tecnica del CTU incaricato dalla Procura per chiarire la dinamica sul sinistro. L'ingegner Di Giovanni non c’era eccesso di velocità e non ci fu colpo di sonno. Restano aperte diverse ipotesi, ad esempio quella di un improvviso malore o di un guasto del veicolo. Ma «l'elemento di rilievo che emerge» rimarca il perito del Tribunale nella sua relazione «è senza dubbio la grave inadeguatezza strutturale sia della balaustra del ponte». L'esperto chiarisce, secondo la famiglia Timperio, anche i residui dubbi sul mancato rispetto delle normative da parte della Provincia. «La legge dà per scontato che l'ente gestore della viabilità debba impiantare barriere stradali di sicurezza in tutti i tratti di strada pericolosi per la circolazione stradale. Per le strade preesistenti all'entrata in vigore delle varie prescrizioni in merito, l'obbligo di applicazione della norma interviene al momento di interventi di adeguamento delle strade stesse».

L’intervento. Ma la Provincia di Chieti si è mossa solo dopo la tragedia, denuncia la madre delle due vittime: «I miei due unici figli sono morti per un guardrail che la Provincia di Chieti non ha messo: due giovani vite spezzate per un pezzo di ferro mancante. Un'incuria inspiegabile, ingiustificabile, di cui l'Ente provinciale dovrà assumersi fino in fondo le sue responsabilità: io pretendo e grido giustizia per Pierpaolo e Valentina».

«L'unica consolazione per me, a questo punto, è sapere che questa tragedia non è stata vana» e che le Pubbliche Amministrazioni «si mettano una mano sulla coscienza e comincino a realizzare, a gestire e a manutentare come si deve le proprie strade. Non devono mai più capitare disgrazie evitabili come la mia o come quella di tante altre persone, che distruggono intere famiglie e stroncano i sogni e il futuro di tanti giovani», conclude Catia Paravia, che per ricordare i suoi due ragazzi ha anche effettuato una donazione all'ospedale di Pescara nell'ambito del progetto, promosso dall'Associazione Adricesta e inaugurato giovedì scorso, “Arrediamo la Chirurgia Pediatrica d'Abruzzo”: una stanza del reparto, “Le Stelle”, è stata intitolata a Valentina e Pierpaolo. Commenta Ermes Trovò, amministratore unico di Studio 3A: «I pubblici amministratori devono sviluppare la sensibilità e la consapevolezza che hanno per le mani un patrimonio di strade e di infrastrutture dalle cui condizioni di sicurezza dipende la vita di milioni di persone: infrastrutture che vanno realizzate secondo le normative e adeguatamente manutentate nel tempo».

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