Rifiuti e corruzione, la chiave è il Megalò3: l'area sul Pescara stravolta in dieci anni
Il progetto di Megalò 3 a Chieti firmato da Merlino ebbe lo stop del Genio civile e il via libera del Comune
CHIETI. Tutti lo chiamano “Megalò 3” ma è solo un soprannome che sta ad indicare che il processo di clonazione del primo Megalò non si ferma.
Va avanti con due nuovi insediamenti i cui progetti sono stati presentati dalla Sirecc per il clone numero 2 e dalla ditta Akka (subentrata a Carmine Pinti, nome che figura tra gli indagati dell’inchiesta “Terre d’oro”, ed altri) per il terzo clone. Ed è proprio l'autorizzazione per questo "ingrandimento" che è al centro dell'inchiesta che ha portato a quattro arresti.
L'area, sottiposta a sequestro dalla forestale, ha un ruolo nell'inchiesta in cui sono contestati reati ambientali. Ed è al centro dello stralcio per corruzione che vede indagato il sindaco di Chieti Umberto di Primio.
L’invasione dei cloni del Megalò parte dal limitare del parcheggio del centro commerciale. Al di là della strada si vede già il primo accantieramento del secondo clone, a seguire nella stessa direzione, lungo il corso del fiume Pescara, dovrebbe sorgere il terzo.
Secondo il progetto firmato da Domenico Merlino (lo stesso che ha progettato Megalò) il terzo gigante di cemento dovrebbe adagiarsi su una superficie totale di 215.283 metri quadri. A differenza del vero Megalò, però, si prevede la realizzazione di cinque strutture differenti destinate ad ospitare attività commerciali e paracommerciali, tra cui attività di esposizione, di ristorazione, attività sportivo ricreative e di ristoro. L’iter urbanistico per la realizzazione del progetto parte nel 1999, quando il Consiglio comunale di Chieti approva la delibera che inserisce il progetto, che tecnicamente si chiama 8-94 Zona C, nel Prusst “La città lineare della costa”.
Nel 2004 viene sottoscritto il primo Accordo di programma per la realizzazione dell’iniziativa. Nel 2006 c'è una rimodulazione e nel 2009 nuovo passaggio in Consiglio e relativa approvazione. A marzo 2011 la giunta regionale prende atto del positivo esito della conferenza di servizi, approvando lo schema di accordo di programma. A ottobre 2011, però, la giunta regionale emette una delibera con parere ostativo (la numero 700). Contro la delibera la ditta Akka fa ricorso al Tar.
Nel 2012 il Tar non concede la sospensiva richiesta dalla Akka. Il 16 ottobre 2013 arriva la delibera di giunta comunale in cui si decide di sostenere il ricorso della Akka per annullare il provvedimento con cui il Genio civile di Pescara ha cancellato il proprio precedente parere di conformità morfologica.
La motivazione della presa di posizione del Comune è legata alla considerazione “dello stato avanzato del procedimento relativo al Prusst”, ma l’atto suscita un mare di polemiche, con il consigliere Alessandro Giardinelli che prepara un ordine del giorno (poi presentato in Commissione garanzia) per chiedere l’annullamento della delibera. Intanto le foto dall’alto mostrano come di anno in anno la zona esondabile accanto al fiume si riempie di terra e materiale inerte, bloccandone la possibilità di espansione in caso di piena.