chieti
60 mila persone in silenzio per il Cristo morto
La folla invade la città per assistere alla processione del Venerdì santo più antica d'Abruzzo, ma non bastano smartphone e display per catturare le emozioni della processione e il Miserere
di Dino Viani *
La Pasqua a Chieti arriva sempre prima che negli altri paesi. Arriva con gli ultimi freddi invernali. In quelle giornate piovigginose, noiose e immobili in cui la vecchia stagione tarda ad andare e la nuova ad arrivare.
Nella chiesa di Mater Domini, sotto casa mia, un po' alla volta e alla spicciolata, come richiamati da una voce materna arrivano i cantori del coro del Miserere per iniziare le prime prove per la processione del Venerdì Santo, evento tra i più antichi in Italia. Sembrano soldati di un piccolo esercito che si ritrovano in questa occasione per stare ancora insieme, per contarsi e ricordarsi dell'anno passato e delle cose della vita.
All'improvviso il Miserere viene intonato e il canto esce dalla chiesa, sale per la stradina di Mater Domini e s'infila nel portico che passa davanti alla scuole Nolli, per ritrovarsi subito dopo per il Corso e le stradine del centro. È un suono antico e famigliare per i teatini, come l'annuncio di una persona cara che torna ancora una volta a casa da chissà quale paese. Come forse torneranno anche quelli che nel frattempo se ne sono andati via per sempre: Alfredo Pretaroli, Carmine Leva, Sandro Bellisari Boogie man, Peppino la Doppia con la sua batteria e Remo Settebello con le sue gassose. Come sarebbe bello rivedervi e stare insieme come ai vecchi tempi, magari solo per un attimo. Per rassicurarci che ci vedete da lì e che la vita è come andare al cinema, una grande e straordinaria illusione di ombre e suoni. E di memorie che tornano dal passato e ci ridà la speranza.
Le prove vanno avanti alla chetichella un paio di volte a settimana. Ma dopo la Domenica delle Palme, con il cambio di luce e d’orario, l'evento subìsce una sorta di magica accelerazione. Chieti, vecchia Teate, città più antica di Roma, si prepara in tutto il suo splendore storico architettonico ad accogliere la processione. Al resto penserà il Miserere di Selecchy a elargire in ogni cuore e angolo del centro storico la devastante bellezza delle sue note.
Nel giorno del Venerdì Santo, le prove riempiono la cattedrale di San Giustino di mille persone. E, a una certa ora della sera, appena dopo il tramonto, piazza San Giustino si anima piano piano di gente curiosa e dei figuranti delle Confraternite i quali, secondo un ordine prestabilito dal Sacro Monte dei Morti, prendono posto l'uno al fianco dell’altro in attesa di partire per le strade e vicoli della città. Con l'arrivo del buio il brusio e il brulicare degli astanti si fa sempre più intenso, in alcuni casi insopportabile. Poi, alla fine della messa, i simboli sacri della processione cominciano a uscire lentamente uno a uno dalla Cattedrale.
E’ accaduto anche ieri sera, e accadrà sempre, in una cornice di migliaia in anime assorte. Quando tutta la scenografia sarà definitivamente composta, dall'interno della chiesa il coro diretto dal Maestro Loris Medoro e l'orchestra dal Maestro Peppino Pezzulo, intonano la prima nota del Miserere di Selecchy. E’ un Re che riempie l’aria e va dritto al cuore. A quel punto la piazza è attraversata da un brivido e si quieta, nessuno si muove più, i forestieri si destano e si guardano attoniti, sbigottiti. Il Duomo si trasforma in un grande strumento musicale e la sua porta è una bocca dalla quale esce un suono antico, atavico, struggente e doloroso.
[[(Video) Chieti, silenzio, passa il Cristo morto]]
È la voce di Dio sceso in terra che richiama la creatura umana dalla deriva m. orale, dall'orrore in cui è ormai precipitato. L'ultimo a uscire è Cristo morto sul catafalco seguito dalla Madre addolorata con il suo abito nero svolazzante. Gesù mostra al mondo il suo corpo martoriato, come questa terra sempre più violentata ed espropriata della sua bellezza, della sua memoria. Il Dio denaro ha sostituito la Croce, il profitto e l'arricchimento a tutti i costi hanno sostituito la pietà umana. Abbiamo perso gli occhi, lo stupore, l'incanto di fronte alla bellezza del creato assecondandolo alle nostre stupide ed egoistiche esigenze consumistiche. Abbiamo solo fretta per non andare da nessuna parte. Nel frattempo la processione s'incammina lentamente per le vie e i vicoli della città. Siepi di smartphone con display accesi disegnano uno scenario surreale protesi nel vuoto a catturare il nulla. Puoi impossessarti di un’immagine ma non dell’emozione e dello stupore del nostro Venerdì Santo.
*(regista)