A Chieti per capire come erano gli inglesi
Lo storico MacCulloch: ecco perché con la Bbc filmerò la processione del Venerdì Santo
CHIETI. «Qui fa caldo, è arrivata la primavera. In Italia come è il tempo?». La curiosità di Diarmaid MacCulloch, al telefono da Oxford, non è un semplice ossequio al codice di conversazione britannico che mette il tempo al primo posto. MacCulloch, che insegna Storia della Chiesa nella facoltà di Teologia del Saint Cross College di Oxford, oggi sarà a Chieti alla guida di una troupe della Bbc, la tv pubblica inglese, per girare un documentario sulla processione del Venerdì Santo. Perché? Lo spiega in questa intervista al Centro.
Professor MacCulloch, studia da molto tempo la processione del Venerdì Santo di Chieti?
«No, non da molto. Ho letto alcuni studi storici dai quali ho appreso che va avanti dal Nono secolo. I primi dettagli significativi sulla cerimonia risalgono al 1400-1500. E' un rito strettamente collegato con il tema delle confraternite religiose. Questo è uno dei motivi del nostro interesse. Saremo a Chieti con una piccola troupe della Bbc: cinque persone in tutto, me compreso. Gireremo materiale sulla processione e su ciò che la precede: la preparazione, la vestizione dei membri delle confraternite. Faremo anche un paio di interviste. La sceneggiatura l'ho scritta io e mia sarà la voce fuori campo che accompagnerà le immagini».
Perché le interessa proprio questa fra tante processioni della Settimana Santa?
«Il tema delle confraterinite è centrale per il nostro interesse. Fino al 1500, in Inghilterra esistevano migliaia di confraternite religiose che furono poi soppresse dallo Stato e i loro beni tutti confiscati. Il nostro intento è quello di mettere a confronto l'Italia con l'Inghilterra di quell'epoca e spiegare, per esempio, perché il vostro Paese non diventò protestante a differenza di ciò che accadde da noi con la Riforma. Insomma, a Chieti cerchiamo qualcosa che ci riporti all'Inghilterra del 1500, quella precedente la Riforma protestante».
E' solo questo che vi ha attirato qui o ci sono anche altri aspetti di questo rito che vi interessano?
«Ciò che noi pensiamo possa interessare gli inglesi, quando vedranno il documentario, sono la grande esternazione delle emozioni che avviene in una cerimonia come questa, insieme al forte simbolismo della morte presente nella processione».
Perché proprio questi aspetti sono interessanti per gli inglesi?
«Perché il modo in cui gli inglesi vivono la religone, tendenzialmente, non è molto emotivo ed estroverso. Ma noi sappiamo - ed è questo il centro del nostro interesse - che cinquecento anni fa, era tutto l'opposto. La gente, cioè, viveva in maniera fortemente passionale la religione e i suo riti».
Perché quell'atteggiamento è cambiato?
«E' successo che la Riforma ha cambiato profondamente la maniera in cui noi preghiamo e manifestiamo i nostri sentimenti religiosi in pubblico. La domanda a cui il nostro documentario vuole rispondere è, quindi, proprio questa: come è accaduto che le nostre due nazioni che, in materia religiosa, si comportavano in maniera molto simile sono andate, poi, in due direzioni completamente diverse e opposte? La risposta, naturalmente, è questa: la causa è la Riforma protestante che ha rivoluzionato il rapporto della gente con la religione in tutto il nord Europa».
Cosa ha la processione di Chieti di peculiare e originale tanto da averla scelta per dimostrare quella tesi?
«Per esempio, la contrapposizione fra il silenzio che caratterizza la prima parte e la successiva musica del Miserere. E' un contrasto molto forte. Non credo che ci siano molte altre processioni del Venerdì Santo che presentano una sottolineatura così marcata dell'elemento del silenzio prima dell'arrivo della musica. E' un fattore molto importante oltre che straordinariamente diverso rispetto alle altre cerimonie».
In che maniera lei e lo staff della Bbc avete lavorato su questo soggetto?
«Abbiamo cominciato con delle ricerche. Abbiamo mandato in giro un gruppo di ricercatori a trovare una processione che avesse degli elementi molto drammatici. A Malta abbiamo trovato una cosa interessante, molto elaborata, ma poi abbiamo scelto quella di Chieti a causa proprio di quegli elementi di cui parlavo poco fa».
Quanto sono durate le ricerche?
«Poche settimane. Tre settimane fa abbiamo deciso per Chieti ed eccoci qua. La televisione funziona così».
In Inghilterra forse, qui è un po' diverso.
«Davvero? (ride). Se può consolarvi, però, vi dirò che, prima di partire, abbiamo discusso il progetto per due o tre anni (ride)».
La Bbc quando trasmetterà il programma?
«L'anno prossimo di questi tempi. Quello di Chieti è il primo di tre episodi di un'ora ciascuno che, tutti insieme, compongono il programma che si intitolerà: "Come Dio ha creato gli inglesi". Il programma cerca di spiegare che cos'è l'essenza dell'inglesitudine, cioè l'essere inglesi. Nell'episodio di Chieti racconteremo quanto eravamo cattolici, nel passato, a dispetto delle opinioni consolidate».
Il pubblico inglese come la prenderà?
«Bene, credo. Gli inglesi amano essere sorpresi. Noi cerchiamo di giocare con quest'attegiamento di fondo e, nello stesso tempo, insegnare due cose o tre. Per esempio, a non essere troppo drammatici perché questo approccio alla vita porta spesso all'intolleranza».
Gli altri due episodi quali temi affronteranno?
«Il tema della multirazzialità, cioè il fatto che una razza inglese non è mai esistita e che siamo stati, fin dall'inizio della nostra storia, il frutto di una commistione di razze. Il secondo tema è quello della tolleranza. Gli inglesi sono convinti di essere sempre stati un popolo molto tollerante, ma in realtà - ed è questa la tesi che cercheremo di dimostrare - non lo siamo sempre stati. Ricorderemo, per esempio, che nel 1200 fummo i primi a cacciare gli ebrei - tutti gli ebrei - dalla nostra nazione. E aggiungeremo che, dopo la Riforma, fummo molto intolleranti verso i cattolici».
Gli italiani potranno vedere il programma?
«Spero di sì. Dopo la trasmissione, uscirà in dvd così come è già accaduto con un altro programma che ho curato per la Bbc, "La storia del Cristianesimo"».
Professor MacCulloch, studia da molto tempo la processione del Venerdì Santo di Chieti?
«No, non da molto. Ho letto alcuni studi storici dai quali ho appreso che va avanti dal Nono secolo. I primi dettagli significativi sulla cerimonia risalgono al 1400-1500. E' un rito strettamente collegato con il tema delle confraternite religiose. Questo è uno dei motivi del nostro interesse. Saremo a Chieti con una piccola troupe della Bbc: cinque persone in tutto, me compreso. Gireremo materiale sulla processione e su ciò che la precede: la preparazione, la vestizione dei membri delle confraternite. Faremo anche un paio di interviste. La sceneggiatura l'ho scritta io e mia sarà la voce fuori campo che accompagnerà le immagini».
Perché le interessa proprio questa fra tante processioni della Settimana Santa?
«Il tema delle confraterinite è centrale per il nostro interesse. Fino al 1500, in Inghilterra esistevano migliaia di confraternite religiose che furono poi soppresse dallo Stato e i loro beni tutti confiscati. Il nostro intento è quello di mettere a confronto l'Italia con l'Inghilterra di quell'epoca e spiegare, per esempio, perché il vostro Paese non diventò protestante a differenza di ciò che accadde da noi con la Riforma. Insomma, a Chieti cerchiamo qualcosa che ci riporti all'Inghilterra del 1500, quella precedente la Riforma protestante».
E' solo questo che vi ha attirato qui o ci sono anche altri aspetti di questo rito che vi interessano?
«Ciò che noi pensiamo possa interessare gli inglesi, quando vedranno il documentario, sono la grande esternazione delle emozioni che avviene in una cerimonia come questa, insieme al forte simbolismo della morte presente nella processione».
Perché proprio questi aspetti sono interessanti per gli inglesi?
«Perché il modo in cui gli inglesi vivono la religone, tendenzialmente, non è molto emotivo ed estroverso. Ma noi sappiamo - ed è questo il centro del nostro interesse - che cinquecento anni fa, era tutto l'opposto. La gente, cioè, viveva in maniera fortemente passionale la religione e i suo riti».
Perché quell'atteggiamento è cambiato?
«E' successo che la Riforma ha cambiato profondamente la maniera in cui noi preghiamo e manifestiamo i nostri sentimenti religiosi in pubblico. La domanda a cui il nostro documentario vuole rispondere è, quindi, proprio questa: come è accaduto che le nostre due nazioni che, in materia religiosa, si comportavano in maniera molto simile sono andate, poi, in due direzioni completamente diverse e opposte? La risposta, naturalmente, è questa: la causa è la Riforma protestante che ha rivoluzionato il rapporto della gente con la religione in tutto il nord Europa».
Cosa ha la processione di Chieti di peculiare e originale tanto da averla scelta per dimostrare quella tesi?
«Per esempio, la contrapposizione fra il silenzio che caratterizza la prima parte e la successiva musica del Miserere. E' un contrasto molto forte. Non credo che ci siano molte altre processioni del Venerdì Santo che presentano una sottolineatura così marcata dell'elemento del silenzio prima dell'arrivo della musica. E' un fattore molto importante oltre che straordinariamente diverso rispetto alle altre cerimonie».
In che maniera lei e lo staff della Bbc avete lavorato su questo soggetto?
«Abbiamo cominciato con delle ricerche. Abbiamo mandato in giro un gruppo di ricercatori a trovare una processione che avesse degli elementi molto drammatici. A Malta abbiamo trovato una cosa interessante, molto elaborata, ma poi abbiamo scelto quella di Chieti a causa proprio di quegli elementi di cui parlavo poco fa».
Quanto sono durate le ricerche?
«Poche settimane. Tre settimane fa abbiamo deciso per Chieti ed eccoci qua. La televisione funziona così».
In Inghilterra forse, qui è un po' diverso.
«Davvero? (ride). Se può consolarvi, però, vi dirò che, prima di partire, abbiamo discusso il progetto per due o tre anni (ride)».
La Bbc quando trasmetterà il programma?
«L'anno prossimo di questi tempi. Quello di Chieti è il primo di tre episodi di un'ora ciascuno che, tutti insieme, compongono il programma che si intitolerà: "Come Dio ha creato gli inglesi". Il programma cerca di spiegare che cos'è l'essenza dell'inglesitudine, cioè l'essere inglesi. Nell'episodio di Chieti racconteremo quanto eravamo cattolici, nel passato, a dispetto delle opinioni consolidate».
Il pubblico inglese come la prenderà?
«Bene, credo. Gli inglesi amano essere sorpresi. Noi cerchiamo di giocare con quest'attegiamento di fondo e, nello stesso tempo, insegnare due cose o tre. Per esempio, a non essere troppo drammatici perché questo approccio alla vita porta spesso all'intolleranza».
Gli altri due episodi quali temi affronteranno?
«Il tema della multirazzialità, cioè il fatto che una razza inglese non è mai esistita e che siamo stati, fin dall'inizio della nostra storia, il frutto di una commistione di razze. Il secondo tema è quello della tolleranza. Gli inglesi sono convinti di essere sempre stati un popolo molto tollerante, ma in realtà - ed è questa la tesi che cercheremo di dimostrare - non lo siamo sempre stati. Ricorderemo, per esempio, che nel 1200 fummo i primi a cacciare gli ebrei - tutti gli ebrei - dalla nostra nazione. E aggiungeremo che, dopo la Riforma, fummo molto intolleranti verso i cattolici».
Gli italiani potranno vedere il programma?
«Spero di sì. Dopo la trasmissione, uscirà in dvd così come è già accaduto con un altro programma che ho curato per la Bbc, "La storia del Cristianesimo"».
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