Il saluto bannoniano e l’esempio illuminato di Opi su Mussolini
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Prima Elon, ora Steve. Quanta passione, quanto ardore nel lanciare il braccio teso verso l’alto per esaltare la figura del nuovo imperatore del mondo, l’americano Donald Trump. Nel segno di Gaio Giulio Cesare, il primo dittatore romano. Il sorriso compiaciuto di Bannon, la zazzara fluente e il refrain del braccio saettante nel ricordo non solo dell’imperatore di Roma, ma del nefasto buio storico rappresentato dal Führer. Prima Musk, durante le celebrazioni per l'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca con lo sguardo sornione e ammiccante al fascismo, come fosse un gioco, e ora l’idolatria di Bannon, che venera il suo Duce, the Donald, immaginando per lui una carica a vita come inquilino della Casa Bianca. Tutto questo nella riunione di tutti i partiti conservatori e sovranisti a Washington.
E pensare che nel paesino abruzzese della restanza, quell’Opi protagonista del film “Un mondo a parte” di Riccardo Milani, un sindaco illuminato, Antonio Di Santo, ha deciso di revocare la cittadinanza onoraria a un altro che di dittatura si intende: Benito Mussolini. Due facce della stessa medaglia: Duce che viene e Duce che va. Nella capitale a stelle e strisce si fascistizza un’elezione legittima sotto il profilo formale, ma discutibile quanto a proclami e scenari che Trump prefigura. Dall’altro, un piccolo comune silente, adagiato nel grembo del Parco nazionale d’Abruzzo, defascistizza anche solo l’idea di un legame con quel Mussolini, alleato di Hitler e artefice delle leggi razziali che hanno portato migliaia di ebrei, omosessuali, zingari dentro le camere a gas.
L’uomo si ritrova sempre di fronte alle reminiscenze della storia, profetizzata da Giovanbattista Vico e dai suoi corsi e ricorsi storici. Un saluto nazista poteva essere tollerato nella misura in cui, per usare le parole del portavoce di Musk, esprime i suoi sentimenti dicendo “Voglio darti il mio cuore”. Quello di Bannon non solo infastidisce, ma preoccupa. Basti pensare che uno come il presidente del Rassemblement National di Marine Le Pen, Jordan Bardella, ha deciso di annullare il suo discorso prendendo le distanze da quel saluto nazista. Insomma, la storia non si cancella, le storture dell’umanità non si replicano. Neanche se solo a gesti.
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