CHIETI
Crepe sui palazzi, primo allarme ignorato
Un anno fa la denuncia dei residenti basata sullo studio di un ingegnere: «Frana un versante della collina». Ma nessuno ha risposto
CHIETI. È racchiuso in una lettera datata 30 aprile 2017 il primo allarme per la collina di Chieti che frana: in una pagina si denuncia «la precaria situazione di stabilità del versante collinare rivolto a nord ovest». A distanza di oltre un anno, quell’allarme lanciato dai residenti dei palazzi solcati dalle crepe è rimasto ignorato. E adesso sono 7 i condomini minacciati da una frana che parte da via Gran Sasso e arriva fino a via Fonte della Vecchia, via De Laurentiis e via Don Minzoni. Uno dei palazzi, 27 appartamenti per 9 piani in via Don Minzoni, è stato già sgomberato. Negli altri regna la paura di restare senza casa.
In quella lettera inviata al Comune e intitolata «cenni sulla stabilità precaria del versante via Arenazze - Fonte Vecchia - Gran Sasso», l’ingegnere Giuseppe Matricardi, incaricato dai residenti di studiare il movimento franoso in atto, rivela: «Il fenomeno lamentato ha visto coinvolti svariati edifici condominiali che hanno richiesto urgenti interventi di consolidamento delle fondazioni». Ma quegli interventi non sono bastati: le crepe sui muri si allargano, a terra cadono calcinacci, le piastrelle dei pavimenti si sollevano e ormai le porte basculanti dei garage si aprono a metà. Tanto che, il 24 maggio, i residenti del condominio Panoramico hanno scritto un’altra lettera al sindaco Umberto Di Primio, al presidente della Provincia Mario Pupillo e anche al prefetto Antonio Corona per denunciare che adesso si sono abbassati anche i pilastri. La lettera di oltre un anno fa prosegue parlando dei lavori fatti per tentare di contenere la frana: «Gli interventi sono stati sempre preceduti da opportune indagini geologiche ed eseguiti con l’obiettivo di trasferire a maggiore profondità i carichi trasmessi dalle fondazioni mediante l’introduzione di pali in acciaio di grosso diametro presso-infissi. Trattandosi di interventi locali non si poteva che contrastare il cedimento locale, nella consapevolezza che il risanamento statico del versante collinare richiede opere di natura diversa coinvolgenti l’intera zona e realizzabili soltanto dall’ente pubblico». La lettera continua spiegando che la frana non è circoscritta ma mette a repentaglio un’area vasta: «Torna utile evidenziare che il versante collinare presenta un’ampia fascia interessata da fenomeni di scivolamento che hanno danneggiato le opere». E, dice l’ingegnere, che c’è un segno che dimostra che il terreno sta cedendo: «Un segno evidente del fenomeno viene colto osservando l’abbassamento del tratto di via Gran Sasso in corrispondenza del civico 126 che, a detta dei residenti, si è riformato puntualmente dopo ogni sistemazione».
Per adesso, l’unico atto del Comune risale al successivo 19 maggio 2017 quando il dirigente Paolo Intorbida ha chiesto alla Regione di intervenire: «Considerata la vasta area interessata dai fenomeni di dissesto segnalati e l’apprensione degli abitanti coinvolti, si chiede alla Regione un intervento di valutazione tecnica e finanziaria per l’approfondimento delle criticità presenti sull’area».
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