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La D'Annunzio assume giovani: concorso per 12 ricercatori

Il rettore Di Ilio inaugura l’anno accademico e ridà prospettive agli studenti. Stilettate agli ex vertici e alla riforma Gelmini, strappo con Teramo e D’Amico

CHIETI. Strappa applausi il rettore, Carmine Di Ilio, quando il maxischermo proietta l’immagine più importante della storia dell’Università. L’inaugurazione dell’anno accademico coincide con una firma, quella di Giuseppe Saragat, in calce al decreto che mezzo secolo fa creò l’Ateneo di Chieti e Pescara. Le nozze d’oro della D’Annunzio vengono celebrate in forma sobria, davanti a una platea gremita ma disertata dai dipendenti e con venti pagine di relazione che partono con uno schiaffo alla riforma Gelmini, proseguono con un quadro choc e realistico sulla disoccupazione ma alla fine ridanno prospettive ai giovani quando il rettore pronuncia una frase magica: l’avvio del concorso per assumere 12 ricercatori che potranno diventare professori associati. Ma subito dopo il Magnifico dà una stilettata, anzi di più, agli ex vertici della D’Annunzio.

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Andiamo per ordine. «La riforma che prometteva di risolvere il problema del precariato l’ha cancellato. L’Università italiana è letteralmente tenuta in piedi dai precari», è il primo j’accuse lanciato con voce pacata. «Solo il 6% ha avuto l’opportunità di guadagnarsi un posto a tempo indeterminato negli ultimi dieci anni». E ancora: «Molti di questi giovani meritevoli stanno preparando le valigie per andare altrove». E infine: «Nell’anno accademico 2012-2013 il sistema universitario italiano ha perso 25mila matricole. E’ una forma intollerabile di autolesionismo economico e sociale».

Alla D’Annunzio però imperano tre parole d’ordine: resistere, resistere, resistere. «Fino al 2018», dice il rettore, «quando verosimilmente terminerà sia il blocco del turnover sia la riduzione dello stanziamento statale e andranno a regime i criteri premiali». Ma non c’è alcuna autocritica nelle sue parole pronunciate sempre con pacatezza nel buio soffuso dell’aula magna. Parla invece di «solidità degli equilibri economici e finanziari» e del «buon risultato ottenuto quest’anno in quota premiale» il rettore che sottolinea il timbro doc del Sole 24 Ore sulla D’Annunzio perché ha stimato «che la nostra Università, nel 2018, potrebbe beneficiare di un incremento del finanziamento pari al 54,6%». Fondi che «dovranno servire a migliorare l’ attività di ricerca e a potenziare l’offerta didattica che consta di 53 corsi, con 28mila studenti di cui 6.400 matricole».

La platea ascolta la voce monocorde, tra qualche squillo corsaro di cellulare e la defezione di due rettori, dei magistrati, del vice del Csm, Giovanni Legnini e, a lavori in corso, del sindaco Di Primio, in campagna elettorale, che si allontana di soppiatto per farsi intervistare fuori. Proprio ora che arriva il momento clou, quello che ridà prospettive: «Al finanziamento degli assegni di ricerca sono stati destinati 2,5 milioni ai quali se ne aggiungono 1,4 ottenuti dalla Regione. Inoltre», prosegue Di Ilio, «3,5 sono i milioni messi in bilancio per assistere 438 studenti iscritti ai corsi di dottorato». E arriviamo ai posti di lavoro: «Sono state bandite le procedure concorsuali per il reclutamento di 12 ricercatori a tempo determinato che, al termine del triennio, potranno essere assunti direttamente come professori associati».

C’è poi anche il tempo per annunciare la revisione dello statuto d’Ateneo e di definire proficuo il dialogo con altri Atenei abruzzesi (salvo il casus belli di un corso legato a giurisprudenza “scippato” a Teramo che sta creando una frattura seria con Luciano D’Amico), prima dell’attacco agli ex vertici: «E’ stato l’anno della temporanea interruzione dell’erogazione di parte del fondo accessorio: una dolorosa ma inevitabile decisione che ha prodotto incomprensioni, contestazioni e lacerazioni. Ma», conclude il Magnifico, «abbiamo preparato il documento di costituzione del fondo accessorio. Mai predisposto in precedenza». Apriti cielo.