Appalti sisma all'Aquila, il clan del 10 per cento e le tangenti di Natale
Le carte svelano gli intrecci al Comune per gli appalti dei puntellamenti. Blitz dei carabinieri nella sede della Dipe
L’AQUILA. «A Natale 2009 venimmo, tutti noi delle ditte appaltatrici, convocati e ci fu intimato di procurare denaro in nero per pagare le tangenti ai personaggi che vedevo avvicendarsi nell’ufficio: nel mio caso feci una fattura per acconto lavori per 75mila euro e ne retrocessi 15mila in contanti a Pellegrini».
TANGENTI. Chi parla è il «grande accusatore», Antonio Lupisella, dalle cui dichiarazioni è partita l’inchiesta “Redde rationem” su presunte tangenti nei puntellamenti post-sisma. Le affermazioni di Lupisella, pur contestate dalle difese, sembrano confermare modalità perlomeno spregiudicate negli appalti su cui la Procura sta affondando gli artigli. Le indagini sono dei carabinieri, i quali hanno raccolto e rivitalizzato una precedente inchiesta che stava per chiudersi con un nulla di fatto in quanto «in parte erroneamente sviluppata».
IL 10 PER CENTO. E lo stesso Lupisella, imprenditore teramano, parla chiaro in un’altra denuncia nella quale sostiene che uno degli indagati gli aveva riferito che pagava mazzette a un dipendente del Comune e che due indagati gli avevano riferito che trattenevano il 10 per cento della somma netta dei lavori in subappalto per darlo alla stazione appaltante. Insomma, un andazzo illecito che fa paura.
MOGLIE AL COMUNE. Non sarà facile, però, sbrogliare la matassa su altre implicazioni. Pierluigi Tancredi, in un interrogatorio fatto pochi mesi fa con il pm Antonetta Picardi, ha provato a sminuire il suo ruolo indicando in due politici (al momento non indagati) per una ditta, e la moglie di un proprietario per l’altra, il ruolo di sponsor in grado di influire sull’affidamento dei lavori di messa in sicurezza. Ma si discolpa anche in relazione alla posizione dell’imprenditore Mauro Pellegrini, il quale non avrebbe avuto bisogno delle sue entrature. «Pellegrini», dice, «lo conosco bene anche perché era amico di mia moglie ma non aveva assolutamente bisogno che io... A parte che non l’ho sponsorizzato, ma non c’era manco bisogno, perché la moglie di Pellegrini (estranea ai fatti, ndr) lavora con Di Gregorio, stava nell’ufficio ricostruzione». «Si autosponsorizzava?», ipotizza il pm. «Voglio dire», precisa Tancredi, «che aveva la moglie che lavorava lì dentro, andava là la mattina, chiedeva se c’era lavoro e probabilmente glielo davano visto che è anche bravo. Servivo io che gli andavo a dire “fai lavorare il marito della signora che hai a fianco? Mi pare una cosa veramente curiosa».
IL BLITZ. Le indagini sono finalizzate a trovare conferme alle accuse di Lupisella. Non è un caso che due giorni fa gli investigatori hanno fatto un blitz nella sede della Dipe dove hanno prelevato computer e carte.
CARDELLA S’INDIGNA. Il pm Fausto Cardella invoca una legge incisiva sugli appalti privati e s’indigna su quanto accaduto. «Voglio ribadire», dice, «anche dopo questa indagine, l’esigenza di una normativa che disciplini gli appalti privati. Ricordo che, quando era sottosegretario all’Economia con delega alla Ricostruzione Giovanni Legnini, era stato preparato un disegno di legge, del quale si è persa traccia». «La decina di inchieste sulla corruzione in 3 anni ha dato lo spaccato della situazione che è emersa soprattutto nel nevralgico settore della ricostruzione privata», spiega ancora Cardella. «I cittadini dell’Aquila sono persone offese in quanto i reati relativi alla ricostruzione offendono la loro dignità, oltre a essere un secondo assalto dopo quello causato dal terremoto, e offendono anche concretamente, visto che si tratta di soldi pubblici deviati dall’originale utilizzo per la riparazione degli immobili. Gli aquilani sono onesti e in tal senso li sentiamo vicini nella nostra azione». Infine, in relazione agli sviluppi dell'inchiesta, Cardella ha sottolineato che «lavoriamo e vediamo cosa succede, non posso fare previsioni». Di fatto conferma che l’indagine non si è conclusa.
INTERROGATORI. E questa mattina tocca alle difese. Infatti ci saranno gli interrogatori di garanzia delle persone colpite da misure cautelari. Si tratta dell’ex assessore di Forza Italia Pierluigi Tancredi, degli imprenditori aquilani Mauro Pellegrini e Giancarlo Di Persio, oltre che dei due imprenditori teramani Maurizio Polisini e Andrea Polisini. Sarà ascoltato anche Nicola Santoro che non è stato arrestato ma ha l’obbligo di dimora.
Gli indagati, che respingono le accuse, sono assistiti dagli avvocati Antonio Milo, Maurizio Dionisio, Stefano Rossi, Massimo Carosi.
Alcuni indagati decideranno soltanto oggi se sarà il caso di avvalersi della facoltà di non rispondere.
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