Avezzano, maxi risarcimento per il sangue infetto trasfuso in ospedale
Asl e ministero della Salute condannati e pagare un milione e mezzo di euro alla famiglia di un uomo morto di cirrosi a Tagliacozzo
AVEZZANO. Asl e ministero della Salute dovranno pagare un risarcimento record ai familiari di un uomo di Avezzano morto di cirrosi epatica a causa di una trasfusione di sangue infetto.
Con una sentenza depositata da pochi giorni la Corte d’Appello civile dell’Aquila, presieduta dal giudice Giuseppe Iannaccone, ha rigettato perché dichiarato inammissibile l’appello proposto dalla Gestione liquidatoria della ex Usl di Avezzano contro la sentenza del Tribunale civile dell’Aquila con la quale la stessa Gestione liquidatoria era stata condannata in solido con il ministero della Salute a risarcire la somma di un milione e mezzo di euro ai familiari di un cittadino avezzanese, D.C., deceduto nel 2001 a causa di una cirrosi epatica provocata da trasfusioni di sangue infetto con il virus dell’epatite C.
«Il paziente in questione», come sottolinea l’avvocato Berardino Terra, «nell’anno 1985 venne trasfuso presso l’ospedale di Tagliacozzo con sangue ed emoderivati infetti con il virus dell’epatite C e con il quale restava quindi inevitabilmente contagiato e la relativa patologia epatitica evolutasi nel corso degli anni in cirrosi ne provocava il decesso».
Già il tribunale dell’Aquila aveva accolto in pieno la tesi difensiva dell’avvocato Terra che ha rappresentato in giudizio i familiari della vittima del contagio poi deceduta e ciò ritenendo sia la ex Usl di Avezzano e sia il ministero della Salute responsabili della vicenda in quanto avevano omesso entrambi con colpa di sottoporre i donatori di sangue a tutti gli esami ematochimici previsti da tutta la normativa vigente.
Tuttavia, la Corte di Appello dell’Aquila, senza entrare nel merito della vicenda, ha rigettato l’appello della sola Gestione liquidatoria perché proposto tardivamente e dopo circa quattro mesi dalla notifica della sentenza di primo grado.
Sulla vicenda era comunque già intervenuta la Corte dei Conti che aveva avviato un’indagine per la condanna pecuniaria inflitta ai due enti pubblici ed ora quindi la posizione degli stessi non può che ulteriormente aggravarsi.
I casi di decessi a causa di sangue infetto nella Marsica sono stati numerosi, così come le cause legali promosse dalle famiglie dei contagiati.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Con una sentenza depositata da pochi giorni la Corte d’Appello civile dell’Aquila, presieduta dal giudice Giuseppe Iannaccone, ha rigettato perché dichiarato inammissibile l’appello proposto dalla Gestione liquidatoria della ex Usl di Avezzano contro la sentenza del Tribunale civile dell’Aquila con la quale la stessa Gestione liquidatoria era stata condannata in solido con il ministero della Salute a risarcire la somma di un milione e mezzo di euro ai familiari di un cittadino avezzanese, D.C., deceduto nel 2001 a causa di una cirrosi epatica provocata da trasfusioni di sangue infetto con il virus dell’epatite C.
«Il paziente in questione», come sottolinea l’avvocato Berardino Terra, «nell’anno 1985 venne trasfuso presso l’ospedale di Tagliacozzo con sangue ed emoderivati infetti con il virus dell’epatite C e con il quale restava quindi inevitabilmente contagiato e la relativa patologia epatitica evolutasi nel corso degli anni in cirrosi ne provocava il decesso».
Già il tribunale dell’Aquila aveva accolto in pieno la tesi difensiva dell’avvocato Terra che ha rappresentato in giudizio i familiari della vittima del contagio poi deceduta e ciò ritenendo sia la ex Usl di Avezzano e sia il ministero della Salute responsabili della vicenda in quanto avevano omesso entrambi con colpa di sottoporre i donatori di sangue a tutti gli esami ematochimici previsti da tutta la normativa vigente.
Tuttavia, la Corte di Appello dell’Aquila, senza entrare nel merito della vicenda, ha rigettato l’appello della sola Gestione liquidatoria perché proposto tardivamente e dopo circa quattro mesi dalla notifica della sentenza di primo grado.
Sulla vicenda era comunque già intervenuta la Corte dei Conti che aveva avviato un’indagine per la condanna pecuniaria inflitta ai due enti pubblici ed ora quindi la posizione degli stessi non può che ulteriormente aggravarsi.
I casi di decessi a causa di sangue infetto nella Marsica sono stati numerosi, così come le cause legali promosse dalle famiglie dei contagiati.
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