«Chi paga per i ritardi della ricostruzione?»
Da Pianella l’intervento di Carlo Di Francesco: «Il decennale non sia soltanto una semplice ricorrenza da commemorare, ma un’occasione per riflettere»
L’AQUILA. Sul post-terremoto dell’Aquila e del cratere, anche dal resto dell’Abruzzo arrivano condivisioni al lavoro del Centro, in vista del decennale del sisma del 6 aprile 2009.
Carlo Di Francesco, da Pianella, sottolinea come debbano essere inchiodati alle loro responsabilità i “colpevoli” dei ritardi nella ricostruzione, della troppo burocrazia, del malaffare. «Il prossimo 6 aprile non può essere solo una semplice ricorrenza da commemorare, ma deve essere un’occasione per riflettere e capire cosa è successo nel decennio trascorso, perché la ricostruzione è lenta e non procede come si sperava, quali sono gli ostacoli e cosa si può fare per superarli. Aderendo al vostro invito rivolto ai lettori ad esporre idee, proposte e critiche, vorrei fare delle considerazioni e rivolgere alcune domande. In questi anni gli abruzzesi, hanno sentito ripetere mille volte ogni giorno, riguardo alla ricostruzione, le parole “burocrazia”, “lentezza”: “lentezza ingiustificabile e intoppi legati all’insipienza umana e alle incrostazioni burocratiche”. Chi ha letto il Centro in questi anni, non può disconoscere il vostro impegno per tenere informati gli abruzzesi sull’andamento della ricostruzione», sostiene Di Francesco.
«In vista del decennale, sarebbe ora di «individuare responsabilità soggettive di burocrazia e politico-istituzionali, con nomi e cognomi, le leggi sbagliate che producono ritardo e bloccando l’iter delle pratiche. Sono convinto», sottolinea Di Francesco, «che moltissimi abruzzesi e i terremotati in primis, siano stufi di sentire ancora parlare genericamente di ritardi e della burocrazia che rallenta la ricostruzione. Penso che vogliano conoscere tutti i particolari della storia e sperano che quei “riflettori” si accendano su alcuni argomenti, come: quali sono le cause della lentezza degli uffici preposti, chi sono coloro che non fanno camminare le pratiche; come si possono spiegare le “incrostazioni burocratiche”; quanti soldi sono stati stanziati fino a oggi dallo Stato, quanti sono pervenuti e spesi per la ricostruzione; quanti casi di corruzione e di tangenti vi sono stati (se vi sono stati)».
E ancora: «Vi sono stati casi di favoritismo per accelerare alcune pratiche relative alla ricostruzione? Chi sono i responsabili del crollo dei balconi di “cartone” nelle casette provvisorie oggi inabitabili?». Di Francesco si chiede anche «come sono stati spesi i fondi raccolti dalle varie sottoscrizioni di tv promosse da famosi conduttori di talk show e telegiornali. Qualcuno è in grado di fornire un rendiconto? Perché alcune chiese e monasteri si ricostruiscono prima delle case e dei palazzi? Perché gli aiuti degli Stati amici hanno dato frutti accelerando la ricostruzione in certi casi». Infine Di Francesco tocca anche il problema della “fuga” dalle zone terremotate: «Diversi cittadini sono andati via e non prevedono di ritornare nei luoghi dove abitavano prima del sisma. Anche su questo bisognerebbe interrogarsi».
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
Carlo Di Francesco, da Pianella, sottolinea come debbano essere inchiodati alle loro responsabilità i “colpevoli” dei ritardi nella ricostruzione, della troppo burocrazia, del malaffare. «Il prossimo 6 aprile non può essere solo una semplice ricorrenza da commemorare, ma deve essere un’occasione per riflettere e capire cosa è successo nel decennio trascorso, perché la ricostruzione è lenta e non procede come si sperava, quali sono gli ostacoli e cosa si può fare per superarli. Aderendo al vostro invito rivolto ai lettori ad esporre idee, proposte e critiche, vorrei fare delle considerazioni e rivolgere alcune domande. In questi anni gli abruzzesi, hanno sentito ripetere mille volte ogni giorno, riguardo alla ricostruzione, le parole “burocrazia”, “lentezza”: “lentezza ingiustificabile e intoppi legati all’insipienza umana e alle incrostazioni burocratiche”. Chi ha letto il Centro in questi anni, non può disconoscere il vostro impegno per tenere informati gli abruzzesi sull’andamento della ricostruzione», sostiene Di Francesco.
«In vista del decennale, sarebbe ora di «individuare responsabilità soggettive di burocrazia e politico-istituzionali, con nomi e cognomi, le leggi sbagliate che producono ritardo e bloccando l’iter delle pratiche. Sono convinto», sottolinea Di Francesco, «che moltissimi abruzzesi e i terremotati in primis, siano stufi di sentire ancora parlare genericamente di ritardi e della burocrazia che rallenta la ricostruzione. Penso che vogliano conoscere tutti i particolari della storia e sperano che quei “riflettori” si accendano su alcuni argomenti, come: quali sono le cause della lentezza degli uffici preposti, chi sono coloro che non fanno camminare le pratiche; come si possono spiegare le “incrostazioni burocratiche”; quanti soldi sono stati stanziati fino a oggi dallo Stato, quanti sono pervenuti e spesi per la ricostruzione; quanti casi di corruzione e di tangenti vi sono stati (se vi sono stati)».
E ancora: «Vi sono stati casi di favoritismo per accelerare alcune pratiche relative alla ricostruzione? Chi sono i responsabili del crollo dei balconi di “cartone” nelle casette provvisorie oggi inabitabili?». Di Francesco si chiede anche «come sono stati spesi i fondi raccolti dalle varie sottoscrizioni di tv promosse da famosi conduttori di talk show e telegiornali. Qualcuno è in grado di fornire un rendiconto? Perché alcune chiese e monasteri si ricostruiscono prima delle case e dei palazzi? Perché gli aiuti degli Stati amici hanno dato frutti accelerando la ricostruzione in certi casi». Infine Di Francesco tocca anche il problema della “fuga” dalle zone terremotate: «Diversi cittadini sono andati via e non prevedono di ritornare nei luoghi dove abitavano prima del sisma. Anche su questo bisognerebbe interrogarsi».
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