L'AQUILA E PROVINCIA

Cratere, persi 5mila abitanti: «Qui il Superbonus serve ancora» 

L’appello di Assoturismo a governo e politica: «Lasciate il 110% nei territori terremotati dell’interno». Il presidente Grimi: «La ricostruzione non basta per il rilancio demografico e turistico dell’Appennino» 

L’AQUILA. È una delle grandi questioni deflagrate sul nuovo governo Meloni, che vorrebbe abbattere la scure sul Superbonus 110%. Ma c’è chi pensa che questo mezzo sia fondamentale per invertire la rotta dello spopolamento delle aree interne appenniniche. In particolare dei territori dei due crateri sismici, quello del 2009 e quello del 2016. Nell’Aquilano sono 42 i Comuni interessati, che complessivamente dal 2009 hanno perso 5mila abitanti. «Non basta la ricostruzione per invertire la rotta», dice Assoturismo, costola di Confesercenti, che lancia il suo appello alla politica: «Lasciate il 110% almeno qui e vincolate chi aggiusta le case a risiedere nei crateri sismici per almeno 20 anni. Questo è il momento di farlo: nel Nord Italia vogliono venire a vivere in Abruzzo. Poi arriveranno i servizi e si svilupperà il turismo», dice Gianluca Grimi (nella foto), presidente regionale di Assoturismo.

LO SPOPOLAMENTO
Come detto, cinquemila abitanti in meno nel territorio aquilano dei crateri, dal sisma del 2009 all’ultimo rilevamento dell’Istat di fine agosto scorso. Ma c’è un altro fenomeno: l’accentramento verso i comuni più grandi, che sta desertificando i piccoli borghi.
Lo dicono i numeri: L’Aquila, pur avendo duemila abitanti in meno rispetto al 2009, di recente è tornata a crescere e ben presto risalirà sopra a quota 70mila. Pizzoli e Scoppito i residenti li hanno addirittura visti crescere in questi 14 anni: è anche l’effetto degli spostamenti interni nel circondario aquilano. Altri resistono, come Tornimparte. Ma nei paesini, invece, è vera emorragia di abitanti. Lucoli e Castelvecchio Subequo, per esempio, sono scesi sotto la soglia dei mille residenti. Villa Santa Lucia li ha visti dimezzare: ora gliene sono rimasti 86. Sono solo 79, invece, gli abitanti di Carapelle Calvisio.

Santo Stefano di Sessanio

LA PROPOSTA e L’APPELLO
«La ricostruzione interviene sugli edifici danneggiati, ma non basta per mettere a norma tutti gli edifici pubblici e privati. Come non bastano gli altri investimenti. Il Superbonus 110% è invece la grande opportunità per rilanciare l’interno. Solo così può trasformare il marchio di “zona dei terremoti” che tanto penalizza la demografia dell’Appennino, a “zona antisismica”. Almeno qui il 110% dev’essere lasciato in vigore: il governo e la politica tutta, sia locale che parlamentare, ci pensi e faccia un emendamento per salvarlo». Parola di Gianluca Grimi, a nome di tutte le attività ricettive abruzzesi di Assoturismo, che continua: «Abbiamo l’oro e non ce ne accorgiamo. Non solo abbiamo un patrimonio incredibile, con L’Aquila che potrebbe avere il ruolo di principale media città d’arte d’Italia e fare da volàno a tutti gli altri tipi di turismo. Ma siamo anche la regione meridionale in cui più persone del Nord Italia decidono di trasferirsi: abbiamo 10mila nuovi abitanti da Piemonte, Lombardia e Veneto e nessuno ha questi numeri. È chiaro che l’Abruzzo ha un appeal, che l’immagine di “zona dei terremoti” del suo interno non permette di sviluppare appieno».
Quindi la proposta del presidente regionale di Assoturismo: «L’iniziativa che alcuni Comuni hanno messo in campo contro lo spopolamento, cioè quella di vendere le case a un euro per attrarre residenti, non è risolutiva. Se invece lo Stato permettesse di ristrutturare e rendere antisismiche ed efficienti energeticamente quelle case con il credito d’imposta, vincolando i proprietari a risiederci per almeno 20 anni, allora sì che il nostro interno si ripopolerebbe. E poi sarebbe naturale l’arrivo dei servizi e delle aziende. E il turismo ne gioverebbe, a ogni livello. Se non lo facciamo ora perdiamo un’occasione storica».
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