Eredità contesa, in quattro finiscono sotto processo all'Aquila
Dubbi sul matrimonio contratto da un ingegnere poco prima della sua morte. Le parti civili: non era in grado di intendere e volere. Le difese: tutto regolare
L’AQUILA. Un matrimonio celebrato poco prima del prematuro decesso di un noto professionista ha dato l’avvio a un procedimento giudiziario per circonvenzione di incapaci e falso con 4 rinvii a giudizio. Tutto nasce da una denuncia di alcuni familiari di lui. A loro avviso quando il matrimonio è stato contratto il loro parente non era in grado di intendere e volere.
Ieri, dunque, il gup Giuseppe Romano Gargarella ha mandato a giudizio (prima udienza il 14 luglio) coloro che avrebbero architettato il raggiro. Ma le difese contestano in radice le imputazioni e si rammaricano che non sono state prese in esame le loro prove. Compreso un filmato sul rito civile che comprova in modo inequivocabile la scelta matrimoniale dell’uomo di 56 anni poi deceduto. Ignorata pure l’eccezione per la quale la denuncia non potevano farla i familiari ma, paradossalmente, solo lo stesso ingegnere poi deceduto.
Vediamo le contestazioni per Fabiana Ludovici, 56 anni, moglie del professionista defunto, e Claudio Millimaggi, fratello del defunto Volfango: i due sono accusati di avere indotto Volfango a contrarre matrimonio approfittando delle condizioni di «deficienza psichica» del professionista. Questo avrebbe comportato lo stravolgimento del sostanzioso assetto ereditario a scapito degli altri parenti del defunto ingegnere.
La donna è accusata di circonvenzione, imputazione caduta per l’uomo. Francesco Del Signore, medico del professionista defunto, Claudio Millimaggi, e la Ludovici sono accusati di falso. Il medico, su istigazione degli altri due, avrebbe redatto un certificato mendace nel quale si sosteneva che Volfango era in grado di intendere e di volere.
Un altro falso è contestato alla Ludovici, Claudio Millimaggi, e all’ufficiale di stato civile del Comune di Scoppito Anna Cinzia Mattei. Nell’atto la funzionaria municipale ha attestato che il matrimonio con effetti civili si sarebbe svolto senza vizi di volontà. Un matrimonio che, ovviamente, si celebrò nella casa dell’uomo morente. Nel corso del procedimento gli accusati sono assistiti dagli avvocati Cesidio Gualtieri, Carla Falli, Stefano Rossi, Attilio Cecchini. Le parti civili da Marcello Madia e Giacomo Scicolone.
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